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Neuroplasticità e interventi psicologici nell’ottica di trattamenti sinergici

Integrare terapie che promuovono l’aumento della neuroplasticità e interventi cognitivo comportamentali può mantenere più a lungo gli effetti positivi

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 02 Feb. 2024

Cambiamento e neuroplasticità

Diversi contributi evidenziano che la combinazione di diverse tipologie di trattamenti neurobiologici finalizzati a migliorare la neuroplasticità con gli interventi psicologici è una strategia utile per la cura di svariate condizioni psicopatologiche. La neuroplasticità si riferisce alla capacità del cervello di adattarsi flessibilmente in risposta ai cambiamenti esperienziali e ambientali ed è fondamentale nei processi di apprendimento

Disturbi d’ansia e depressione: integrare diversi punti di vista nel trattamento

I disturbi d’ansia e la depressione sono definibili disturbi psichici comuni, e rappresentano le condizioni di salute mentale prevalenti nel mondo. Vi sono molteplici e svariate opzioni di trattamento efficaci per entrambi i disturbi, e tra queste ritroviamo trattamenti farmacologici, psicoterapici, e interventi di neurostimolazione. 

All’interno della comunità scientifica sempre più contributi evidenziano che la combinazione di diversi approcci di trattamento neurobiologici e psicologici è una strategia utile per la cura di svariate condizioni psicopatologiche, tra cui disturbi d’ansia e depressione. 

Ad esempio, il gruppo di ricerca di Wilkinson e colleghi (2018) approfondisce la potenziale efficacia di combinare sinergicamente le terapie che mirano ad aumentare la neuroplasticità con le terapie cognitivo-comportamentali per sviluppare innovativi approcci al trattamento della depressione. Considerando i significativi deficit in termini di neuroplasticità nelle condizioni depressive, gli autori passano in rassegna alcuni trattamenti biologici in grado di invertire questi trend deficitari nell’uomo, quali ad esempio, farmaci modulatori dei recettori N-metil-D-aspartato (ketamina, D-cycloserina), e stimolazione magnetica transcranica (TMS). Gli autori propongono una review di studi che supportano l’integrazione tra terapie che promuovono l’aumento della neuroplasticità con interventi cognitivo comportamentali per mantenere effetti positivi a lungo termine attraverso tale sinergia. 

Quindi, integrare il punto di vista neurobiologico-neuroplastico con quello psicologico-psicoterapico consente di espandere le opzioni di trattamento per coloro che soffrono di depressione, ansia, e altri disturbi, con l’attenzione a progettare e implementare piani di trattamento che definiscano in modo specifico la sequenza e le modalità delle terapie neuro-biologiche e psicologiche. 

Neuroplasticità e interventi psicologici

Nella depressione, nei disturbi d’ansia e in altre condizioni patologiche, deficit e cambiamenti nella neuroplasticità giocano un ruolo critico. Con il termine di neuroplasticità ci si riferisce alla capacità del cervello di adattarsi flessibilmente in risposta ai cambiamenti esperienziali e ambientali. La neuroplasticità è una componente fondamentale dei processi di apprendimento. Negli studi su animali i deficit nella neuroplasticità corrispondono a cambiamenti dei pathway neurali, con una diminuzione del numero di sinapsi e contatti neuronali, ad esempio in condizioni di stress cronico. Questi cambiamenti e deficit neuroplastici possono occorrere anche in relazione a pattern di sintomi depressivi e ansiosi, come ad esempio quando un paziente riferisce una ridotta capacità di pensare, sentire e agire flessibilmente, o di avere la tendenza a un certo stile di pensiero ripetitivo e negativo. 

Le ricerche dimostrano che diversi trattamenti di carattere biologico, in primis i trattamenti farmacologici e trattamenti di neurostimolazione, possono migliorare la neuroplasticità. Anche il cambiamento di stili di vita, come ad esempio praticare regolare esercizio fisico, può avere effetti sulla neuroplasticità. D’altro canto, i trattamenti psicoterapici consentono alla persona di appropriarsi a lungo termine di consapevolezze e nuove abilità di coping di fronte a certe circostanze di vita e alla sofferenza e sintomi psichici. Tuttavia, tali appropriazioni, cambiamenti e apprendimenti di cui è possibile esperire attraverso la psicoterapia dipendono anche dalla neuroplasticità, che può facilitare e mantenere queste nuove e adattive vie di connessione cerebrale

Quindi, interventi biologici finalizzati ad aumentare e modulare la neuroplasticità non solo possono ridurre i sintomi, ma soprattutto consentono di aprire una finestra di opportunità per la psicoterapia per renderla più incisiva ed efficace. La psicoterapia implica di fatto appropriazioni e ri-apprendimenti sul sé in relazione alle esperienze; questi nuovi apprendimenti e consapevolezze possono beneficiare, essere facilitati e promossi anche da una neuroplasticità più responsiva e meno deficitaria in un’ottica di mantenimento degli effetti a lungo termine. 

Alcuni esempi di sinergie e trattamenti combinati

La progettazione di trattamenti combinati a livello neuroplastico e psicoterapico per promuovere tali sinergie è relativamente nuova in letteratura, anche se sempre più evidenze scientifiche ne supportano l’efficacia. 

Ad esempio, alcuni studi (si veda la meta-analisi di Mataix-Cols et al., 2018) dimostrano che la somministrazione di D-cycloserina, un antibiotico usato per trattare la tubercolosi, può agevolare le esposizioni comportamentali all’interno delle psicoterapie per i disturbi d’ansia e disturbo ossessivo-compulsivo

Diversi studi suggeriscono che associare interventi di neurostimolazione con psicoterapie di carattere cognitivo-comportamentale può agevolare la riduzione a lungo termine dei sintomi ansioso-depressivi (Wilkinson et al., 2018). 

Anche la ketamina a bassi dosaggi, con un rapido effetto antidepressivo, può essere somministrata e utilizzata per attivare e stimolare apprendimenti adattivi. Una ricerca recentissima (Price et al., 2023) pubblicata su JAMA ha dimostrato che un trattamento sinergico e integrato che comprendeva esercizi quotidiani (della durata di 30-40 minuti) erogati digitalmente per 4 giorni a seguito di una singola somministrazione di ketamina ha portato a un miglioramento di ben 9 volte maggiore in termini di durata di effetto antidepressivo (riduzione dei sintomi per 90 giorni) rispetto all’effetto della sola somministrazione del farmaco (10 giorni di riduzione dei sintomi). 

E vi è un interesse crescente riguardo le cosiddette psychedelic-assisted therapies (Barber e Aaronson, 2022), che prevedono la combinazione controllata a livello medico di somministrazione di farmaci con proprietà psichedeliche come coadiuvanti alla psicoterapia, in grado di stimolare la neuroplasticità nel processo di integrazione di nuove consapevolezze e apprendimenti nei pazienti. 

In generale, dunque vi è un crescente interesse attorno alle possibilità sinergiche tra interventi neurobiologici e interventi psicologici; in tale ambito sono auspicabili trial clinici controllati anche per verificare gli effetti a lungo termine per una comprensione approfondita delle migliori opzioni di trattamento sinergico che siano efficaci, accessibili, sostenibili anche nel lungo termine. 

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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