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La paralisi del sonno

Nelle paralisi del sonno la persona può avere allucinazioni o provare sensazioni bizzarre come sentirsi levitare da terra o percepire degli intrusi nella stanza

Di Gianluca Zanelli

Pubblicato il 11 Gen. 2024

Cos’è la paralisi del sonno?

Si sente più volte parlare di “paralisi del sonno”, ma che cosa si intende?

Secondo le statistiche di alcune università americane, la paralisi del sonno è un fenomeno molto frequente che sembra sperimentare fino al 40% delle persone almeno una volta nella vita; sempre secondo gli stessi studi circa il 7,6% della popolazione continua poi a soffrirne nel corso della vita. In tutto questo, sono più alti i tassi di prevalenza nel corso della vita visti all’interno della popolazione psichiatrica  (31,9%), i quali si presentano spesso in concomitanza con un disturbo d’ansia o depressione, con una frequenza maggiore nel genere femminile, rispetto al genere maschile. Si tratta quindi di un disturbo che colpisce quasi metà della popolazione almeno una volta nella vita ma… 

..Nello specifico in cosa consiste la paralisi dello sonno?

La paralisi del sonno è un lasso di tempo al momento dell’addormentamento o durante il risveglio, nel quale la muscolatura volontaria è disattivata, ma la capacità di movimenti oculari volontari è presente (AASM, 2005). Quindi si caratterizza per una persistente perdita del tono muscolare, che è tipica della fase REM del sonno, anche durante il primo momento della veglia. Durante questo lasso di tempo, che dura da pochi secondi a pochi minuti, la persona che sta avendo un episodio di paralisi del sonno potrebbe avere delle allucinazioni (uditive o visive), o provare sensazioni bizzarre come avere la sensazione di estraniazione dal proprio corpo, sentirsi levitare da terra, o avere la sensazione che degli intrusi siano all’interno della stanza; infatti spesso questi ultimi pensieri sono accompagnati da allucinazioni di tipo visivo, in cui la persona vede delle ombre all’interno della stanza. (Jalal, 2016).

Mentre la persona è in questo stato di atonia, ci sono altre caratteristiche della fase REM che posso permanere nonostante la veglia, ovvero il ritmo respiratorio più lento, che viene però percepito dal soggetto come difficoltà nel respirare o sensazione di peso e oppressione sul petto. 

Tutti questi sintomi uniti insieme generano una sensazione di panico e paura, in quanto il soggetto è consapevole di non riuscire a muoversi mentre sperimenta le sensazioni bizzarre citate prima, sentendosi quindi esposto ad un pericolo. Infatti, in uno studio del 2010, Sharpless e collaboratori hanno identificato che nel 12,8% dei casi la ricorrenza di episodi di paralisi avveniva in associazione con attacchi di panico. Inoltre, nonostante questo fenomeno duri come detto in precedenza solamente alcuni istanti, la sensazione del tempo passato percepito sarà molto più lunga. I soggetti che ne soffrono, infatti, quando vengono intervistati, sostengono che questi eventi durino un tempo molto più lungo, addirittura, anche più di mezzora. 

La diagnosi di paralisi del sonno

Dal punto di vista diagnostico si parla di paralisi del sonno isolata (PSI) quando si presenta senza la concomitanza di altri disturbi correlati sul piano clinico, come la narcolessia, sindromi con convulsioni o abuso di sostanze. Ma siccome il fenomeno diventa invalidante quando compare più di una volta e quindi si ripete nel tempo, spesso si sente più frequentemente usare il termine paralisi del sonno isolata ricorrente (PSIR) (Sharpless, 2016). Per questa diagnosi devono essere soddisfatti due criteri diagnostici:

  • la presenza di diversi episodi di paralisi del sonno isolata: minimo 2 episodi negli ultimi 6 mesi.
  • il disagio come sensazione di ansia o paura provati prima di coricarsi o durante ogni episodio ed eventuali sensazioni spiacevoli negative conseguenti a questi episodi come vergognaattacchi di ansia o sonnolenza durante il giorno.

Ci sono persone che sono più a rischio di provare questi episodi?

Sì, come descritto inizialmente esiste una correlazione tra disturbo psichiatrico e paralisi del sonno isolata ricorrente, nello specifico sembra esserci una stretta correlazione con chi soffre di disturbo da stress post traumatico (PTSD), specialmente con chi ha subito una serie di traumi ripetuti. In generale, sono più facilmente vulnerabili i soggetti che rientrano nei disturbi d’ansia (ansia generalizzata, disturbo di panico e ansia sociale) e i soggetti che, dal punto di vista personologico, possiedono il “pensiero magico”, cioè una modalità di ragionamento, e più in generale di senso di appartenenza alla realtà, che si fonda sull’assenza di differenziazione tra sé e il mondo circostante, persone che spesso credono nel sovrannaturale e esperienze paranormali.

Esiste un trattamento per la paralisi del sonno?

Da un punto di vista farmacologico non esistono farmaci specifici che trattano questo disturbo, ma sembrano essere efficaci gli antidepressivi, specie gli SSRI, mentre da un punto di vista del trattamento psicoterapeutico il più indicato sembra essere il cognitivo comportatale. Infatti, Sharpless & Doghramji nel 2015 e Jalal nel 2016 hanno elaborato dei primi approcci strutturati per questo disturbo; andando a sviluppare un vero e proprio protocollo suddiviso in quattro fasi differenti:

  1. Ristrutturazione cognitiva dell’episodio, attuata con gli occhi chiusi e senza muoversi, tenendo a mente che l’esperienza è comune a molte persone, benigna e presente solo per un piccolo lasso di tempo e che le allucinazioni sono un tipico sottoprodotto del sogno;
  2. Distanziamento psicologico ed emotivo, attuato riportando alla propria memoria che non esiste un motivo per cui aver paura o preoccuparsi e che la sensazione stessa di paura e la preoccupazione (come reazioni catastrofiche) non faranno che peggiorare l’episodio e forse prolungarlo;
  3. Meditazione focalizzata verso l’interno, attuata spostando l’attenzione in modo volontario verso un oggetto positivo emotivamente saliente (ad esempio, il ricordo di una persona a cui vogliamo bene o di un evento, una preghiera), così vengono ignorati e non presi in considerazione i sintomi corporei e gli stimoli esterni (cioè, le allucinazioni);
  4. Rilassamento muscolare, attuato evitando di muoversi o di flettere i muscoli e di controllare la respirazione.

Per concludere, possiamo affermare che la paralisi del sonno sia un fenomeno studiato ancora di recente, infatti il protocollo che viene utilizzato risale unicamente a solo sette anni fa. Andiamo quindi incontro ad un disturbo che deve ancora essere pienamente compreso dal punto di vista medico scientifico (sottolineato dal fatto che non esista ancora una specifica condizione di cura farmacologica per il suo trattamento).

Ad oggi è una condizione che spaventa i soggetti che la sperimentano e “affascina” le persone esterne che rivedono nella sua spiegazione tratti di esoterismo; spesso, infatti, è un argomento che viene trattato in alcuni film di tematica horror paranormale, proprio per questa immagine non ancora del tutto definita nello scenario della conoscenza comune. 

Speriamo quindi che una maggiore divulgazione di questa tematica aiuti a sensibilizzare sul disturbo e che possano trovarsi sempre miglioramenti nel trattamento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Academy of Sleep Medicine. (2005). International classification of sleep disorders: Diagnostic & coding manual (2nd ed.). Darien, IL: American Academy of Sleep Medicine.
  • Jalal B. (2016). How to make the ghosts in my bedroom disappear? Focused-attention meditation combined with muscle relaxation (MR therapy) – a direct treatment intervention for sleep paralysis. Front Psychol 7: 28.
  • Sharpless B.A. (2016). A clinician’s guide to recurrent isolated sleep paralysis. Neuropsychiatric Disease and Treatment, 12: 1761-1767.
  • Sharpless, B. A. & Doghramji, K. (2015). Sleep Paralysis: Historical, Psychological, and Medical Perspectives. New York, NY: Oxford University Press. doi: 10.1093/med/9780199313808.001.0001
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