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Dimmi che mi hai lasciato senza dirmi che mi hai lasciato. Il peggior modo per rompere una relazione

Pancani e colleghi (2021) hanno voluto indagare che effetto fa essere scaricati tramite ghosting, orbiting e comunicazione diretta

Di Valentina Davi

Pubblicato il 13 Ott. 2023

Qual è il peggior modo per lasciare qualcuno?

Nel Novecento avremmo risposto che non c’era nulla di peggio del “vado a prendere le sigarette”, espressione che oggi, che siamo muy international, è stata sostituita dal termine inglese “ghosting”: sparire senza dare alcuna spiegazione, ignorando qualsiasi tentativo di comunicazione della povera vittima lasciata appesa, in balia di mille interrogativi che mai riceveranno risposta. Vado a prendere le sigarette ed è subito escapologia.

Ma poiché non c’è limite al sadismo umano, nell’era dei social abbiamo alzato (o abbassato, dipende dai punti di vista) l’asticella e inventato il ghosting 2.0: l’orbiting; non solo ti ghosto, ma continuo a seguirti su Facebook e Instagram, di tanto in tanto guardo le tue stories e ti cuoricino o liko qualche post.

Cosa si prova a essere ghostati?

Serviva forse uno studio per dirci che il ghosting e l’orbiting fanno soffrire le persone e che il modo meno crudele per chiudere una relazione è tirar fuori gli attributi e affrontare direttamente la controparte e la sua reazione? Non credo. Tuttavia, Pancani e colleghi (2021) hanno voluto indagare che effetto fa essere scaricati tramite ghosting, orbiting e comunicazione diretta, ponendo così il timbro del “ce lo dice la scienza” all’ennesima scoperta dell’acqua calda.

Dopo aver invitato i partecipanti allo studio a ricordare e mettere per iscritto un episodio in cui sono stati lasciati, i ricercatori hanno effettuato un’analisi qualitativa del contenuto e hanno scoperto che quando si viene scaricati si attraversano una serie di fasi distinte, ciascuna caratterizzata da specifiche emozioni; fasi che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita, se siamo stati mollati – bastava chiedere.

Fase 1: Sorpresa e confusione

La prima fase è quella in cui ormai è lampante che si è stati scaricati.

Se “ti lascio, è finita” lascia poco spazio a interpretazioni soggettive, essere ghostati genera sorpresa e confusione. L’iniziale preoccupazione che possa essere successo qualcosa all’altro (non mi risponde: gli si sarà rotto il cellulare, sarà stato rapito, sarà in missione per conto di Dio) lascia spazio al dubbio che forse, ma forse eh, non vuole più avere nulla a che fare con noi, quando dall’ultimo accesso a Whatsapp e dalla sua recente attività sui social (che stalkeriamo compulsivamente) appare evidente che no, non è morto, anzi. Se poi il novello Houdini mette i like ai nostri post e visualizza le nostre stories, la confusione raggiunge livelli indescrivibili.

Fase 2: Senso di colpa, rabbia, tristezza

Nella seconda fase cerchiamo di dare un senso alla rottura.

“Forse ho fatto qualcosa di sbagliato?” si chiedono alcuni attanagliati da un senso di colpa senza oggetto. La ruminazione tipica di questo stadio, che scandaglia ogni singolo momento passato alla ricerca di indizi che possano dare una spiegazione a quanto accaduto, può sfociare in rabbia per il comportamento assurdo, ingiusto e irrazionale dell’altro (che nel frattempo continua imperterrito a non rispondere ai nostri messaggi e magari a mettere like ai nostri post). Alla fine la rabbia lascia spazio alla tristezza, con pennellate di ansia in caso di orbiting. Ci sarebbe un modo efficace per uscire da questo incubo, tutti continuano a ripetervelo, ma voi niente. Non voglio, però, spoilerarvi il finale.

Fase 3: Tentativi di riconciliazione

Dato che la speranza è l’ultima a morire (o per dirla in maniera meno poetica, non c’è limite alla zerbinaggine), si tenta comunque di riagganciare i rapporti, soprattutto in caso di orbiting, dove dall’altra parte sembra comunque esserci ancora dell’interesse. Ma i tentativi falliscono miseramente, l’altro continua a non rispondere.

Fase 4: Lasciare andare

Finalmente si fa quello che gli amici continuano a ripetevi dalla fase 1: blocca utente, cancella numero, elimina amicizia, non seguire più e si ricomincia a vivere, investendo le proprie energie in nuove relazioni.

Il modo meno doloroso per lasciare qualcuno

Qual è quindi il modo meno doloroso per lasciare qualcuno? Quello in cui si dà una comunicazione diretta (che sia tramite interposta persona, via messaggio, per telefono o vis-à-vis) perché permette all’altro di mettere un punto alla relazione, di scrivere la parola fine con una motivazione. Certo, anche in questo caso l’altro soffrirà, si arrabbierà, proverà tristezza, ma gli sarà più facile affrontare la rottura.

Pertanto se dovete lasciare qualcuno seguite la regola del bravo campeggiatore di Dan Savage: lasciate la persona in condizioni migliori di quelle in cui l’avete trovata.

Siate sì diretti, ma compassionevoli. E se il problema è che non sapete cosa dire, pescate dai grandi classici: Non sei tu, sono io, “Mi piaci come amico. Penso che dovremmo frequentare altre persone. Non parlo la tua lingua. Sono sposato con il mare. Non ti voglio uccidere, ma lo farò”. Funzionano sempre.

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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