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MindMe: un progetto per la riduzione dello stress in contesti accademici

Nella frenetica vita degli studenti universitari, lo stress può diventare un compagno costante, mettendo a dura prova il benessere mentale

Di Alessandro Ocera, Sofia Colombo

Pubblicato il 24 Ott. 2023

Stress accademico

Nel cuore pulsante della frenesia accademica, dove lo stress e le tensioni possono avvolgere gli studenti come un’inarrestabile tempesta, nasce MindMe, una visionaria iniziativa che fonde ergonomia, user experience e mindfulness.

Concepito come un progetto durante i nostri studi nel corso di laurea in Psicologia Digitale presso la Sigmund Freud University di Milano, MindMe si pone come risposta ad una problematica dilagante nei contesti accademici.

Nel corso di questo articolo esploreremo, attraverso la letteratura scientifica, lo stress accademico, gli interventi tramite app di mindfulness e il nostro progetto MindMe, con la speranza che un giorno possa diventare realtà.

Lo stress accademico può essere il fattore più dominante che influisce sul benessere mentale degli studenti universitari (Barbayannis et al., 2022). Durante il percorso educativo, gli studenti diventano più inclini a soffrire di problemi legati alla salute mentale e stress (González-Valero et al., 2019), in gran parte a causa delle loro maggiori responsabilità, delle esigenze accademiche e delle difficoltà che affrontano durante il percorso di studi. L’elevato carico di lavoro, la frequenza delle lezioni, il rispetto delle scadenze, l’equilibrio tra università e vita privata e problemi economici sono stati identificati come “fattori di stress accademici”.

Lo stress e la salute mentale degli studenti universitari sono un argomento cruciale per la salute pubblica, in quanto gli studenti in salute saranno i lavoratori più in salute del futuro (Portoghese et al., 2019).

Recenti metanalisi mostrano una prevalenza del 33.8% di sintomi ansiosi e del 27.2% di sintomi depressivi tra gli studenti universitari in tutto il mondo (Queek et al., 2019; Rotenstein et al., 2016). Il distress psicologico è stato identificato come la problematica psicologica più prevalente tra gli studenti universitari (Benton et. al, 2003; Gibbons et al., 2019).

È stata inoltre riscontrata una prevalenza di disturbi mentali maggiore nelle studentesse che negli studenti (Benton et al., 2003; Duffy et al., 2019).

Alcuni studi su un campione di studenti italiano

Tra novembre e dicembre del 2018 Bert e colleghi (2018) hanno condotto uno studio cross-sectional per valutare la prevalenza e i fattori associati di stress percepito (SP), sintomi depressivi (SD) e ideazioni suicidarie in un campione italiano. Sono stati reclutati 203 studenti universitari appartenenti ad un ateneo nel Lazio. Per valutare lo stress percepito è stata utilizzata la Perceived Stress Scale (PSSCohen, 1988), uno strumento self-report che misura il distress psicologico negli ultimi mesi. La prevalenza di stress (moderato e severo) in questo campione era dell’87.7% (n = 164) e gli studenti che percepivano alti livelli di stress erano 20 (10.7%). Il test di Mann–Whitney ha mostrato una differenza significativa tra i generi (p<0.001) per lo stress percepito, le femmine hanno ottenuto un punteggio di 21 (IQR 1⁄4 10) rispetto ai maschi il cui punteggio era 14.5 (IQR 1/47).

Portheghese e colleghi (2019) hanno condotto uno studio cross-sectional per esplorare la salute mentale tra gli studenti universitari, l’associazione tra “effort-reward imbalance” (ERI), eccesso di sforzo e salute mentale, e in che misura l’ERI e l’eccesso di impegno spiegano le differenze di genere nella salute mentale. A 4760 studenti universitari italiani, tra i 18 e i 35 anni, nel corso del 2018 sono stati sottoposti il “Klessler Psychological Distress Scale-10”, uno strumento self-report per valutare il distress psicologico come indicatore di salute mentale, e l’ERI-Student Questionnaire per misurare lo sforzo, la ricompensa e l’eccesso di impegno per raggiungere l’obiettivo. I risultati mostrano che il 78.5% degli studenti ha fatto esperienza di distress psicologico, in particolare il 21.3% corrisponde ad un leggero distress, il 21.1% ad un moderato distress e il 36.1% ad un severo distress. Anche in questo caso è emersa una differenza tra i generi: le femmine vivono in percentuale più alta stati severi e moderati di distress psicologico rispetto ai maschi. L’ERI e l’eccesso di impegno sono fortemente associati con un severo distress psicologico con i rispettivi valori di 19.9 (95% CI: 12.2–32.5) e 22.2 (95% CI: 16.1–30.7). L’ERI e l’eccesso di impegno spiegano parte delle maggiori probabilità di severo distress psicologico tra le studentesse rispetto ai maschi, attenuando i valori da 2.3 (95% CI: 1.9–2.7) a 1.4 (95% CI: 1.2–1.7).

Considerando un’alta prevalenza di disagio accademico tra gli studenti universitari e i limitati interventi volti a ridurre lo stress, le università dovrebbero impiegare interventi preventivi misurando e controllando il rischio psicosociale potenzialmente dannoso. Le evidenze scientifiche riscontrate suggeriscono l’importanza di dedicare più attenzione alla salute mentale degli studenti universitari tramite degli interventi volti a ridurre lo stress accademico. Inoltre, tenendo conto che uno studente universitario spende molto tempo in università, proporre degli interventi mirati all’interno del contesto accademico potrebbe agevolare la fruizione di questi.

Interventi Mindfulness based e app

Tra i possibili programmi e interventi esistenti dimostratisi utili per ridurre lo stress in studenti universitari spiccano le pratiche mindfulness. Quest’ultimo è un termine che indica la consapevolezza, coltivabile tramite meditazione (Kabat-Zinn, 2003), che nasce dal prestare attenzione attivamente e senza giudizio al presente e gli stimoli interni ed esterni che vi emergono (Keng et al., 2011). Le radici della Mindfulness si trovano nella tradizione spirituale Buddista (Kabat-Zinn, 2003), ma si è ormai diffusa ampiamente anche nel mondo occidentale, soprattutto tramite la Terza Ondata della terapia cognitivo-comportamentale, sebbene con delle differenze sulla sua concettualizzazione a livello contestuale, processuale e di contenuto (Keng et al., 2011). Ad oggi, infatti, nella pratica clinica e medica sono spesso adottati i “Mindfulness-Based Interventions”, programmi creati al fine di addestrare gli individui nella coltivazione della mindfulness e incorporare le pratiche nella loro vita quotidiana.

Metanalisi e revisioni sistematiche riportano che gli interventi mindfulness-based, effettuati online o su applicazioni, risultano efficaci nella riduzione dello stress e nella sintomatologia legata all’ansia e alla depressione, con un conseguente miglioramento del benessere personale (Chen et al., 2023; Russel et al., 2018; Gal et al., 2021). L’efficacia degli interventi svolti online o tramite applicazione è stata confermata dai risultati emersi nei follow-up (Gal et al., 2021). Una revisione sistematica è stata condotta sugli interventi digitali mindfulness-based per soggetti con condizioni fisiche e psicologiche croniche quali, per esempio. diabete, cancro, malattie cardiache e depressione (Russel et al., 2018). I risultati emersi sottolineano quanto le sessioni definite self-guided, svolte online o tramite app con l’ausilio di tracce pre-registrate, abbiano un’efficacia comparabile a sessioni moderate in presenza da terapeuti (Russel et al., 2018).

Gli interventi e sessioni di mindfulness tramite smartphone sono definiti, nello specifico, Mobile Mindfulness Meditations (MMM; Chen et al., 2023). Nella popolazione di studenti universitari, l’utilizzo di queste applicazioni si è rivelato efficace nella riduzione dello stress, nel migliorare il rilassamento fisico e il rilascio di tensione muscolare, la respirazione diaframmatica e una maggiore consapevolezza circa le proprie sensazioni corporee (Chen et al., 2023). In studi RCT, studenti universitari che hanno usufruito di Mobile Mindfulness Meditations hanno riportato livelli di ansia ridotti rispetto al gruppo di controllo (Chen et al., 2023). In aggiunta, l’impiego di queste applicazioni si è rivelato efficace anche nell’incrementare il benessere generale e psicologico dello studente, insieme ad una maggiore consapevolezza e un atteggiamento non giudicante circa i propri pensieri e stati emotivi (Chen et al., 2023).

Progetto MindMe

MindMe si propone come una soluzione in loco per gli studenti universitari (e il personale) per imparare a gestire lo stress e il disagio che emergono dalla vita accademica in uno spazio sicuro e tranquillo.

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MindME è una stanza insonorizzata a forma rettangolare, dove gli studenti possono praticare mindfulness guidati da una web app scientificamente valida installata su un tablet. La piccola stanza è realizzata con materiali sostenibili, facilmente rimovibili e possibilmente situata in un luogo tranquillo e poco affollato all’interno dell’ateneo. L’interno presenta linee delicate e luci a LED autoregolanti, consentendo all’utente di scegliere tonalità e luminosità preferite. Il design è estremamente minimalista, con sedili senza schienale fisso per raggiungere la posizione più comoda desiderata. Internamente, un tablet incorporato nella parete ospita la web app sviluppata seguendo i principi dello user centered design. Le sessioni possono essere svolte sia individualmente che in gruppi da massimo 4 persone, con una selezione guidata delle tracce che meglio soddisfano le loro esigenze, fornendo istruttori vocali per la meditazione guidata o consentendo agli utenti di godersi una sessione in completa autonomia.

Crediamo fermamente che l’innovazione inizi fornendo un programma di consapevolezza strutturato basato su evidenze scientifiche e sviluppato con professionisti del settore. Attualmente, secondo il database One Mind PsyberGuide, solo il 16% delle app dedicate alla salute mentale è certificato da studi di validazione ed efficacia. Inoltre, ancor meno studi forniscono prove effettive di tale efficacia. Offrire un programma validato ci condurrebbe con successo verso il nostro obiettivo di riduzione dello stress.

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Al momento attuale, le università non dispongono di spazi tranquilli adeguati che consentano la meditazione e la concentrazione in totale privacy: la cabina MindMe fornirebbe la privacy e lo spazio minimalista necessari, garantendo sempre l’accessibilità e la sicurezza. MindMe potrebbe promuovere la creazione di workshop e seminari per sensibilizzare all’uso di tali strumenti pratici per promuovere le abilità di coping e la conoscenza della salute mentale, non solo nel mondo accademico, ma con una possibile futura estensione all’ambiente lavorativo.

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Prospettive future

Speriamo che MindMe, nato come un progetto di un corso universitario nella Sigmund Freud University di Milano, possa un giorno concretizzarsi e diventare una realtà tangibile nell’ambiente universitario e lavorativo. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è necessario il sostegno e il finanziamento da parte di sponsor, finanziatori o altri enti interessati alla promozione del benessere e della salute mentale degli studenti e del personale universitario.

Il nostro impegno per la riduzione dello stress e il miglioramento del benessere psicologico all’interno delle università è profondo e radicato nella convinzione che investire in risorse di questo genere non solo avvantaggerebbe gli individui, ma anche l’intera comunità accademica. Le prove scientifiche a supporto della mindfulness e delle app di salute mentale sono convincenti, e il nostro approccio basato sulla validazione e sull’efficacia ci distingue in un panorama di soluzioni per la salute mentale spesso carenti in questo aspetto cruciale.

Per chi volesse approfondire il nostro progetto o fornire qualche consiglio, abbiamo creato un piccolo sito che raccoglie le informazioni principali, in cui sono presenti anche i nostri contatti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barbayannis, G., Bandari, M., Zheng, X., Baquerizo, H., Pecor, K. W., & Ming, X. (2022). Academic Stress and Mental Well-Being in College Students: Correlations, Affected Groups, and COVID-19. Frontiers in Psychology, 13, 886344. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2022.886344
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