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La mindfulness come strumento per regolare l’uso problematico degli smartphone

La possibilità di intervenire sui comportamenti di dipendenza sembra suggerire la mindfulness come valido strumento per l’uso problematico dello smartphone

Di Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 14 Ott. 2022

L’utilizzo degli smartphone è aumentato esponenzialmente negli ultimi dieci anni (Regan et al., 2020). Infatti, se nel 2011 solamente il 35% della popolazione negli USA possedeva uno smartphone, nel 2018 circa il 77% ne possiede almeno uno. Avere uno smartphone al giorno d’oggi sembra quasi obbligatorio, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, dei quali circa il 94% ne è in possesso.

 

 Nonostante gli smartphone abbiano numerosi aspetti positivi (come la comunicazione istantanea, l’apprendimento rapido e lo svago), al giorno d’oggi l’utilizzo di questi strumenti è sempre più continuo e ciò può risultare problematico (Regan et al., 2020). L’uso problematico del telefono è stato definito come l’incapacità di regolare il tempo di utilizzo di uno smartphone e ciò può comportare conseguenze negative nella quotidianità. Alcuni studi riportano che sembra esistere una correlazione tra un uso continuo e incontrollato del telefono e lo sviluppo di disfunzioni emotive e cognitive.

I fattori di rischio che possono portare all’uso problematico dello smartphone

Sono stati identificati numerosi fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di un uso problematico dello smartphone (Regan et al., 2020).

Uno di questi fattori di rischio sembra essere l’impulsività. Infatti, è stata osservata una correlazione tra alti livelli di impulsività e una maggiore difficoltà nel controllare bisogni e comportamenti automatizzati, come il controllare continuamente il telefono per vedere se ci sono notifiche (Regan et al., 2020).

Un altro fattore è la tendenza alla noia, intesa come una facilità ad esperire una bassa soddisfazione e un forte disagio in situazioni che non forniscono un adeguato stimolo mentale (Regan et al., 2020). Sembra che individui che tendono ad annoiarsi facilmente utilizzino lo smartphone più frequentemente, col fine di evitare l’emozione negativa cercando svago online, con il rischio di passare troppo tempo al telefono (Regan et al., 2020). La tendenza alla noia tende inoltre a rinforzare i comportamenti legati al controllo di notifiche, e sembra essere un fattore di rischio per lo sviluppo di depressione e ansia (Regan et al., 2020). Questo legame suggerisce che la noia può condurre l’individuo ad utilizzare il telefono in modi che possono risultare dannosi per la salute (Regan et al., 2020).

Un altro fattore è la nomofobia, ovvero un’intensa paura, ansia o disagio dovuti al timore che la tecnologia sia inaccessibile (Clayton et al., 2015). Clayton e colleghi (2015) hanno osservato che alcuni individui, quando separati dal proprio telefono per più di cinque minuti, hanno iniziato ad avere un aumento della velocità del battito cardiaco, un incremento della pressione del sangue e una forte ansia. Han e colleghi (2017) suggeriscono che questa ansia da separazione dal telefono potrebbe derivare da un’estensione dell’identità personale nello smartphone, in quanto è uno strumento che contiene applicazioni utili per rimanere in contatto con altre persone e per rimanere aggiornati, come i social media.

Il ruolo della mindfulness

 È stato osservato che la mindfulness –intesa come la pratica dell’autoconsapevolezza, mantenendo uno stile di accettazione, curiosità e apertura verso le esperienze del momento presente– ha avuto diversi effetti benefici, quando integrata nelle terapie per trattare l’abuso di sostanze (Regan et al., 2020). La possibilità di intervenire sulla riduzione dei comportamenti di dipendenza, oltre che alla riduzione dello stress e dell’ansia, sembra suggerire la mindfulness come un valido strumento per diminuire l’uso problematico dello smartphone (Regan et al., 2020).

Liu e colleghi (2018) hanno riscontrato l’esistenza di una correlazione tra lo stress percepito e l’uso problematico dello smartphone (Liu et al., 2018). Questa correlazione era meno significativa in individui il cui uso del telefono era mediato dall’autocontrollo e moderato dalla pratica della mindfulness (Liu et al., 2018). Li e Hao (2019) hanno osservato che l’impatto negativo dell’alessitimia su individui dipendenti dallo smartphone era molto inferiore tra coloro che praticavano abitualmente mindfulness, e ciò può suggerire che la mindfulness può aiutare a moderare l’uso problematico del telefono (Li e Hao, 2019). Regan e colleghi (2018) hanno osservato come la pratica della mindfulness riducesse notevolmente gli effetti nella nomofobia e della tendenza alla noia (Regan et al., 2018).

Sembra quindi che la mindfulness possa aiutare l’individuo a prevenire lo sviluppo di un uso disfunzionale dello smartphone, insegnando la regolazione degli stati interni e aiutando a gestire i pensieri, le emozioni e i comportamenti legati alla dipendenza da telefono (Regan et al., 2020).

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