Le difficoltà psicologiche delle neomamme
Tra il 10 e il 20% delle madri possono sviluppare difficoltà psicologiche durante la gravidanza e il post-parto, tra cui la depressione post-parto che ha un impatto significativo sulla prole, con più di due terzi dei costi associati alla sindrome attribuibili ai suoi effetti sui figli (Bauer et al., 2014). Le complessità riguardanti la regolazione delle emozioni costituiscono un fattore prognostico determinante per l’insorgere di conseguenze negative nell’ambito della salute fisica e psicologica (Calkins et al., 2019). L’andamento evolutivo del processo di regolazione delle emozioni risente considerevolmente delle prime interazioni con la figura materna nelle fasi iniziali di vita. I neonati, allo scopo di comunicare le loro necessità bio-socio-emotive ai caregiver, adottano una varietà di segnali attraverso il pianto, le vocalizzazioni, le espressioni facciali e i gesti fisici. A loro volta, i caregiver, rispondendo in maniera sufficientemente appropriata svolgono un ruolo fondamentale nel favorire la loro regolazione emotiva. L’intrecciarsi di questo scambio reciproco tra madri e neonati si erge come il fondamento su cui si basa la futura capacità di autoregolazione, che va oltre i confini dell’infanzia.
L’innata neuroplasticità dei sistemi che governano la regolazione emotiva nel corso del primo anno di vita, unita alla loro suscettibilità alle influenze affettive e comportamentali materne, rende tali sistemi estremamente vulnerabili agli impatti derivanti dalla depressione post-partum (Calkins et al., 2019). Tuttavia, la plasticità cerebrale che caratterizza questo periodo apre anche le porte all’opportunità di modulare in maniera adattiva il sistema di regolazione emotiva del bambino.
La CBT per le donne con depressione post-partum
La ricerca condotta da Amani et al. (2023) si è focalizzata sull’analisi degli impatti della terapia cognitivo-comportamentale di gruppo sulla regolazione emotiva dei bambini, coinvolgendo un campione di 73 coppie di madri e figli che hanno partecipato a trattamenti specifici per la depressione post-partum nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020. I partecipanti sono stati selezionati casualmente e assegnati a due distinti gruppi: il gruppo sperimentale, che ha beneficiato della terapia cognitivo-comportamentale in modo immediato, e il gruppo di controllo, che ha atteso nove settimane prima di iniziare il trattamento terapeutico. Entrambi i gruppi sono stati impegnati in sedute settimanali di terapia cognitivo-comportamentale della durata di due ore per un totale di nove settimane.
I ricercatori hanno intrapreso un’analisi comparativa tra i due gruppi con l’obiettivo di valutare attentamente la capacità di regolazione emotiva dei bambini, monitorando da vicino la loro evoluzione mediante l’utilizzo di diverse metodologie. Nello specifico, i ricercatori hanno impiegato l’elettroencefalogramma per rilevare l’attività cerebrale e l’elettrocardiogramma per registrare con precisione la frequenza cardiaca valutando il funzionamento delle varie componenti del sistema nervoso. Inoltre, hanno condotto interviste con le madri per acquisire informazioni dettagliate riguardanti il temperamento dei loro figli.
Quali effetti sui figli?
Dalla ricerca è emerso che i neonati le cui madri hanno intrapreso un trattamento terapeutico cognitivo-comportamentale hanno manifestato cambiamenti di natura più adattiva, evidenziati sia nei parametri dell’elettroencefalogramma sia nelle misurazioni dell’elettrocardiogramma relativi alla regolazione emotiva. Questi risultati si differenziavano significativamente rispetto ai neonati il cui percorso materno prevedeva un’attesa di nove settimane per accedere alla medesima terapia. In aggiunta, è importante evidenziare che le madri appartenenti al primo gruppo hanno riportato una rilevante diminuzione dei sintomi correlati alla depressione post-partum, un cambiamento clinicamente significativo, a seguito del trattamento terapeutico.