Introduzione
Le persone viaggiano per una varietà di motivi che spaziano dal bisogno di relax, alla ricerca di avventure e alla necessità di allontanarsi dal contesto quotidiano.
La curiosità e il desiderio di esplorare sono insiti nella natura umana e ne possiamo trovare traccia in diversi testi, dai più antichi ai più recenti; iconici esempi sono “L’Odissea” di Omero o “Il milione” di Marco Polo, ma anche il più recente “Mangia, prega, ama” di Elizabeth Gilbert.
Persone psicocentriche e allocentriche
Il viaggio include un’esperienza interiore dell’individuo, che varia da persona a persona e lascia qualcosa di diverso in ognuno (Papapicco, 2019).
Già nel 1974 Plog parla della sua teoria psicografica: in base alle aree di destinazione scelte, i viaggiatori sono collocabili su un continuum che va da psicocentrici (preferiscono i luoghi familiari) ad allocentrici (preferiscono i viaggi avventurosi e destinazioni nuove). Passando in rassegna i nostri conoscenti potremo facilmente individuare persone spostate su un polo piuttosto che sull’altro: ci sono quelle persone abitudinarie che da anni passano l’estate nello stesso posto, spostandosi raramente nei paesini vicini per la gita in giornata, quelle che prediligono le vacanze in spiaggia in totale relax, e quelle che scelgono ogni anno una vacanza diversa e avventurosa.
A che punto del continuum ti collochi? Partendo da una riflessione su noi stessi possiamo capire che la scelta del tipo di vacanza è influenzata da fattori esterni, come la disponibilità economica o la possibilità di ferie, ma anche da fattori interni, come ciò che cerchiamo e che per noi corrisponde allo svago.
La crescita personale
Viaggiare offre l’opportunità di sfuggire allo stress e alla routine quotidiana. Le persone spesso cercano una pausa dalla vita di tutti i giorni, e il viaggio rappresenta un modo per rilassarsi e ricaricare le energie. Nuovi luoghi e paesaggi possono offrire un senso di pace e tranquillità, permettendo alle persone di distanziarsi dai problemi e ritrovare l’equilibrio interiore, che spesso viene perso nella frenesia della routine lavorativa.
Il viaggio può essere una forma di auto-esplorazione e crescita personale. Un viaggio in solitaria può offrire la possibilità di superare il timore della solitudine scoprendo la piacevolezza di passare del tempo con se stessi e, se se ne sentirà il bisogno, coltivando le abilità di socializzare. Si può notare infatti che quando si viaggia da soli, conoscere persone nuove, chiacchierare, e stringere conoscenze, è più semplice del previsto. Anche questo può aiutare a rafforzare la fiducia in se stessi e la considerazione di sé.
Il viaggio può inoltre essere un’opportunità per creare connessioni nuove e significative con altre persone, che siano amici con cui si parte o persone nuove conosciute in loco. Attraverso incontri casuali o scambi culturali, viaggiare consente di ampliare i propri orizzonti, scoprire cose nuove e sperimentare una sensazione di meraviglia di fronte alla bellezza del mondo.
Aprirsi all’imprevisto
Viaggiare rappresenta il superamento delle azioni abituali e quotidiane, la rottura dalla routine che può denotare una base sicura per l’individuo. Viaggiare significa allontanarsi da questa base sicura (partire deriva infatti dal latino “partire” = “dividere”) ma porta con sé l’idea positiva di una possibilità di svago dalla vita lavorativa e quotidiana. Si può, perciò, vivere un viaggio come un’occasione per riconquistare la propria libertà e creatività e la possibilità di riavvicinarsi a parti “alienate di sé” (Carbonetto, 2007).
Ci si confronta con situazioni nuove e sconosciute, si superano le proprie paure e limiti, si impara ad adattarsi ai cambiamenti e si sviluppa la fiducia in se stessi. L’esperienza di viaggio può portare a una maggiore consapevolezza di sé e al potenziamento delle proprie capacità di problem-solving e adattamento.
Tutto questo comporta una disponibilità a mettersi in gioco, ad affrontare l’ansia dell’imprevisto e dell’ignoto che ogni viaggio, anche quello più organizzato o vicino, porta con sé (Papapicco, 2019). Proprio per questo, aprirsi alla possibilità di viaggiare ed esplorare può aumentare la sicurezza in se stessi, il senso di autoefficacia e la propria flessibilità. Vediamo un esempio.
Immaginiamo di aver organizzato un piccolo viaggio low cost in Spagna: arriveremo in una città, ci fermeremo due giorni, prenderemo un pullman per spostarci in una città vicina e dopo altri due giorni faremo ritorno a casa. Ecco che, durante una colazione tranquilla prima del pullman, convinti che la fermata sia a 5 min di cammino, scopriamo che in realtà le indicazioni di maps erano scorrette e ci serviranno 20 minuti per raggiungere la fermata. In un attimo realizziamo: perderemo il pullman. Che fare?
Qualcuno penserà che la vacanza sia rovinata. E se così non fosse? Se bastasse prenderla con ironia e cambiare programma? Chiunque in una situazione di questo tipo, chi più facilmente, chi con più fatica, troverebbe il modo di riorganizzarsi, sicuramente con un nuovo aneddoto che, superata la scocciatura iniziale, ci risulterà anche divertente.
Da esempi come questo possiamo intravedere le potenzialità di uscire dal proprio posto sicuro e di esporsi a situazioni nuove, che però implicano necessariamente una quota di rischio (mentre possiamo sapere con precisione dove e a che ora ferma il bus che passa sotto casa, non possiamo sapere con altrettanta certezza le fermate e orari del pullman in una città straniera).
Viaggi e qualità di vita
Il contributo delle vacanze alla qualità di vita ha attirato una considerevole attenzione nella ricerca (Uysal, 2016), Richards (1999) ha da tempo sostenuto che “le vacanze possono fornire riposo e relax fisico e mentale, possono offrire spazio per lo sviluppo personale e la ricerca di interessi personali e sociali”.
Oppermann e Cooper (1999) hanno anche sostenuto che impegnarsi in esperienze significative e ricche di ricordi come i viaggi, piuttosto che consumare beni materiali, può contribuire in modo significativo al benessere della persona.
Dalla review di Uysal e collaboratori (2016) si può notare che le esperienze e le attività legate al viaggiare influenzano la qualità della vita complessiva. Un dato interessante è il fatto che la sensazione di benessere aumenta significativamente nella pianificazione e nell’anticipazione del viaggio, forse allo stesso modo delle esperienze effettive durante il viaggio. L’impatto del viaggio sulla qualità di vita può dipendere dalle diverse fasi di vita e da altre variabili di background, ma risulta evidente che i viaggi contribuiscono alla qualità della vita, con un impatto positivo in diversi ambiti come la vita sociale, familiare, lavorativa, spirituale, culturale. Tali esperienze, quindi, contribuiscono alla soddisfazione in vari ambiti della vita e di conseguenza anche alla soddisfazione complessiva nella vita.
Conclusioni
Per concludere, ognuno di noi è diverso e può trarre giovamento da esperienze differenti, ma prendere una pausa dalla quotidianità e visitare luoghi diversi da quello in cui si vive sembra apportare benefici a livello di qualità di vita. Quindi che il desiderio sia quello di rilassarsi o di esplorare, vale la pena sfruttare la possibilità di viaggiare e arricchire se stessi di nuove esperienze.