Un recente studio pubblicato su Clinical Medicine ha evidenziato che i pazienti con disturbi affettivi cronici, che presentano concomitante alterazione della memoria verbale ma non delle funzioni esecutive, hanno maggior rischio di effettuare, dopo aver subito una prima ospedalizzazione, ulteriori ricoveri psichiatrici (Sankar et al., 2023).
I disturbi affettivi cronici
Gli studi presenti in letteratura indicano che le alterazioni della neurocognizione sono caratteristiche del disturbo bipolare e del disturbo depressivo maggiore oltre che della schizofrenia (Balanzá-Martínez et al., 2010; Di Sciascio et al., 2015; Altshuler et al., 2004). Alcuni autori riportano che i pazienti con disturbi affettivi cronici, quando subiscono ripetuti ricoveri, difficilmente riescono a raggiungere un buon livello d’istruzione, a creare una famiglia e a trovare un’occupazione soddisfacente (Kos et al., 2010).
La memoria di lavoro
La memoria verbale appartiene alla cosiddetta working memory. Secondo il modello proposto da Baddeley e Hitch (Baddeley e Hitch 1974) la memoria di lavoro è “un sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi, come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento” (Baddeley, 1986). Questo sistema ha il compito di integrare tra loro varie informazioni ed è costituito da un circuito che conserva l’informazione in forma verbale ed anche da un sistema che codifica le informazioni spaziali e visive. Le funzioni esecutive sono costituite da una serie di processi cognitivi che, interagendo tra loro, permettono al soggetto il raggiungimento di uno scopo e gli forniscono le abilità per un adeguato controllo del comportamento (Shallice, 1994; Benso, 2010).
Lo studio di Sankar e collaboratori (2023)
Lo studio pubblicato su Clinical Medicine (Sankar et al., 2023) utilizza i dati del più grande studio longitudinale realizzato fino ad oggi sulla correlazione esistente tra disturbi neurocognitivi e futuri ricoveri psichiatrici. Sono state raccolte le informazioni relative a 518 pazienti affetti da disturbo bipolare e da disturbo depressivo maggiore. Tutti i soggetti sono stati valutati per le funzioni esecutive e per il dominio della memoria verbale. La valutazione è avvenuta tramite la somministrazione di un’ampia batteria di test neuropsicologici. Sono inoltre stati presi in considerazione i dati riguardanti l’ospedalizzazione dei pazienti e le loro condizioni sociodemografiche attraverso l’analisi dei registri nazionali danesi. Al momento dell’inclusione nello studio è stata valutata la gravità dei sintomi e la terapia effettuata da ogni partecipante.
Grazie all’analisi dei dati raccolti, i ricercatori sono giunti alla conclusione che la compromissione della memoria verbale è un indicatore, che va ad aggiungersi a quelli già noti (Tabarés-Seisdedos et al., 2008), per valutare il rischio di futuri ricoveri psichiatrici. Gli autori della ricerca ipotizzano, inoltre, che il disturbo della memoria verbale possa influenzare negativamente la compliance del paziente alla terapia farmacologica. Al contrario dei precedenti studi presenti in letteratura, non è stata rilevata un’associazione statisticamente significativa tra presenza di disturbi neurocognitivi e decadimento delle condizioni socioeconomiche.
Conclusioni
In considerazione dei risultati ottenuti la riabilitazione neurocognitiva può ritenersi una valida risorsa per pazienti con disturbi affettivi cronici, per migliorare la compliance e i risultati ottenibili con la terapia farmacologica.