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Neuropsicologia delle psicosi (2023) di Severin, Prior e Sartori – Recensione

I disturbi psicotici hanno una manifestazione eterogenea che non sempre permette una diagnosi chiara dall’inizio: le neuroimmagini sono un utile strumento

Di Seila Mainardis

Pubblicato il 06 Giu. 2023

Il libro “Neuropsicologia delle psicosi” è un vero e proprio manuale che guida alla conoscenza e alla comprensione dei modelli e degli interventi cognitivi nelle psicosi.

I disturbi psicotici

 Nella prima parte viene fornita una panoramica completa sulle caratteristiche diagnostiche e le manifestazioni cliniche dei disturbi psicotici, in particolare della schizofrenia. È un tassello fondamentale per la comprensione dei vari modelli ed interventi, in quanto il quadro psicotico è un quadro estremamente ampio e variegato: non esiste un solo sintomo patognomonico della schizofrenia. Anche l’esordio in età infantile/evolutiva è un aspetto molto delicato perché può essere preceduto da campanelli d’allarme non specifici e non sempre attribuibili al futuro disturbo psicotico. Quindi, la prima parte del manuale si focalizza proprio sulla prevalenza, sulla manifestazione, sulla teoria multifattoriale dell’eziologia, sui fattori di rischio e predisposizione.

Questa parte introduttiva è seguita da diversi capitoli dedicati alla spiegazione e all’analisi dei diversi modelli proposti. All’interno di questa presentazione vengono descritte le caratteristiche cognitive ed esecutive che si osservano nei pazienti psicotici, alcune dovute alla malattia, alcune che potrebbero predisporre o che sono presenti fin dall’esordio psicotico. Vengono descritte e affrontate le seguenti aree: funzioni esecutive, memoria, attenzione, capacità comunicative e linguaggio, percezione visuo-spaziale, quoziente intellettivo e funzioni motorie.

Successivamente viene introdotta la teoria della mente, capacità che permette di comprendere gli stati mentali altrui con una funzione adattiva e sociale. Vengono presentate numerose ricerche e dati che spaziano su diversi aspetti che caratterizzano sia la teoria della mente, sia la cognizione sociale. Le teorie proposte permettono di osservare le difficoltà presenti da punti di vista diversi: Firth riteneva che la ridotta capacità nella teoria della mente nei pazienti psicotici fosse attribuibile a un deficit di monitoraggio dei propri stati mentali e del proprio comportamento; mentre Hardy-Baylé ritiene che il deficit della teoria della mente nei pazienti schizofrenici sia correlato ai deficit esecutivi e di pianificazione.

Secondo Hardy-Baylé, l’assenza di una rappresentazione mentale dell’azione intenzionale andrebbe a compromettere anche la capacità del paziente di assegnare correttamente gli stati mentali altrui. I pazienti schizofrenici non riescono ad interpretare le credenze altrui come rappresentazioni soggettive della realtà, perché le confrontano con la propria rappresentazione caratterizzata da una difficoltà di distinzione tra soggettività ed oggettività. 

Anche se le interpretazioni possono essere diverse, gli studi con fMRI confermano un’alterazione nelle aree coinvolte nella teoria della mente. 

Psicosi, brain imaging e training cognitivo

Successivamente viene dedicato uno spazio al brain-imaging come strumento diagnostico e di supporto nella ricerca e nell’interpretazione delle diverse casistiche. Come detto inizialmente i disturbi psicotici hanno una manifestazione eterogenea e non sono caratterizzati da un solo sintomo patognomico che permette una diagnosi chiara fin dall’inizio; proprio per questo gli strumenti di imaging stanno sostenendo e consentendo un’analisi sempre più accurata. Nonostante le rappresentazioni si differenzino molto da caso a caso, sia per la quantità, sia per la gravità delle aree coinvolte, i processi tecnologici di neuroimaging permetteranno agli studiosi una comprensione migliore delle relazioni tra strutture e alterazioni, permettendo interventi sempre più precoci ed efficaci.

 Infine, si arriva al cuore del manuale: il training cognitivo. La necessità di promuovere interventi di training cognitivo (oltre alla terapia farmacologica e psicoterapica) nasce dalla consapevolezza della presenza di un deficit cognitivo nei pazienti psicotici e dal ruolo che esso svolge. Infatti, sembrerebbe che il deficit cognitivo, in questa tipologia di pazienti, possa costituire un fattore predittivo negativo dal punto di vista del funzionamento psicosociale e lavorativo. Gli interventi possono avere obiettivi diversi: possono essere finalizzati a migliorare e riacquisire una competenza cognitiva specifica, o possono puntare al potenziamento delle capacità e delle risorse a disposizione. Il capitolo descrive alcune tecniche di riferimento, il pensiero alla base e la struttura dell’intervento, al fine di perseguire l’obiettivo. Infine, viene introdotta la metacognizione, capacità di rendersi consapevoli delle proprie abilità cognitive, di pensiero e delle proprie competenze, e i relativi training metacognitivi. Quindi viene presentato il programma di training metacognitivo, intervento apposito per pazienti schizofrenici, finalizzato a renderli più consapevoli delle proprie difficoltà per promuovere un loro miglioramento “più autonomo”, limitando il mantenimento delle credenze patologiche. Il capitolo si dedica alla spiegazione di tutto il modello. 

Conclusioni

Per concludere, il libro è un vero e proprio manuale sulla neuropsicologia e la cognizione delle psicosi, estremamente dettagliato e ricco di riferimenti bibliografici, dati empirici e spunti di riflessione. Personalmente la ritengo una lettura e consultazione fondamentale per i professionisti che vogliono trattare e interfacciarsi con questa complessa psicopatologia.

Al giorno d’oggi le psicosi sono molto presenti sul panorama psicologico e psichiatrico, si osservano numerosi e frequenti esordi precoci in età adolescenziale e decorsi non sempre positivi: a maggior ragione la conoscenza e la formazione sul funzionamento cognitivo, neuropsicologico, sociale e sulle possibilità di trattamento permetterà, assieme alla ricerca, sia la possibilità di offrire un percorso realmente supportivo, sia una presa in carico più chiara e consapevole.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Severin A, Prior M. & Sartori G. (2023). Neuropsicologia delle psicosi. Modelli e interventi cognitivi. Roma: Carocci Editore.
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