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Il disturbo schizoaffettivo negli individui senza dimora

Una revisione sistematica del 2023 ha analizzato le caratteristiche degli individui senza fissa dimora verificando la prevalenza di disturbo schizoaffettivo

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 06 Apr. 2023

Un recente studio Europeo pubblicato nel 2022 (Monteiro Fernandes et al., 2022) che ha preso in considerazione 500 individui senza dimora, ha riscontrato una prevalenza dell’11% di disturbo schizoaffettivo tra questi ultimi.

Il disturbo schizoaffettivo

 Secondo il DSM-5 (American Psychiatric Association, 2013) il disturbo schizoaffettivo è caratterizzato da una combinazione di sintomi psicotici e di disturbi dell’umore (depressione e/o mania).

I criteri diagnostici prevedono un periodo ininterrotto di malessere durante il quale è presente un episodio depressivo e/o mania, in concomitanza con il primo criterio della schizofrenia, ovvero, la presenza di deliri o allucinazioni per due o più settimane. Le attuali definizioni del disturbo schizoaffettivo sono state identificate come insufficienti e poco definite, (Marneros, 2003a, 2003b) ma alcuni studi longitudinali hanno riscontrato l’esistenza di due tipologie di disturbo schizoffettivo che vanno al di là delle attuali descrizioni presenti nel DSM-5 o nell’ICD-11. La prima tipologia può essere definita “concomitante” ed è caratterizzata dalla concorrenza di episodi di schizofrenia e di bipolarismo; la seconda tipologia, “sequenziale”, è caratterizzata da cambiamenti longitudinali, che vedono l’alternarsi di episodi di schizofrenia e di bipolarismo e/o viceversa. Infatti, alcuni studi (per esempio, Marneros, 2003a, 2003b; Marneros et al., 1991a, 1991b) che hanno seguito per decenni pazienti con disturbo schizoaffettivo, hanno suggerito la presenza di episodi polimorfi.

I pazienti con questa diagnosi sembrano essere caratterizzati da grande instabilità, con episodi psicotici, simili a quelli del disturbo schizofrenico, accompagnati o in concomitanza ad episodi dell’umore, caratteristici invece del disturbo bipolare classico; questo ha portato ad una scissione che ha visto, da una parte, alcuni autori classificare questo disturbo come parte dello spettro della schizofrenia, mentre dall’altra come spettro del bipolarismo.

Più recentemente gli studiosi si vedono concordi nell’assunzione di una terza ipotesi che considera la psicosi schizoaffettiva ed i disturbi correlati uno spettro indipendente e a sé stante, che includerebbe un insieme di disturbi con caratteristiche emozionali e psicotiche, quali personalità borderline, psicosi ciclotimica e disturbo schizoaffettivo (Gama Marques & Ouakinin, 2021).

Gli individui senza dimora

Le persone senza-tetto sono comunemente esposte ad elevato stress psicologico ed è stato stimato che circa un terzo di queste persone presenta malattie mentali gravi (Tessler et al., 1989).

Secondo l’ETHOS (European Typology of Homelessness and House Exclusion; FEANTSA, 2005, 2017) esistono quattro situazioni principali sotto la classificazione di “senza dimora”: senza tetto (senza nessuna dimora, coloro che dormono in sistemazioni approssimative); senza casa (coloro che vivono nei centri istituzionali/nei rifugi); sistemazioni inadeguate (abitazioni non convenzionali, quali roulotte e alloggi sovraffollati) e sistemazioni insicure (sistemazioni temporanee in cui gli individui sono esposti a minacce di violenza domestica e sfratti; FEANTSA, 2005, 2017).

Un recente studio Europeo pubblicato nel 2022 (Monteiro Fernandes et al., 2022) che ha preso in considerazione 500 individui senza dimora, ha riscontrato una prevalenza dell’11% di disturbo schizoaffettivo tra questi ultimi.

La revisione sistematica

Vista la scarsa presenza di studi riguardanti questo argomento, la revisione sistematica condotta nel 2023 (Spranger Forte et al., 2023), che ha preso in considerazione 28 articoli, ha avuto come scopo l’analisi delle caratteristiche degli individui senza fissa dimora, controllando anche la prevalenza di disturbo schizoaffettivo tra questa popolazione.

Uno degli studi (Ries & Comtois, 1997) considerati nella revisione della letteratura di Spranger Forte e colleghi (2023) ha mostrato che i pazienti con malattie psichiatriche di gravità elevata avevano maggiori probabilità di essere maschi, di avere una diagnosi di disturbo schizoaffettivo o di schizofrenia e di essere senza dimora.

Inoltre, prendendo in considerazione uno studio (Boyer et al., 2011) che ha valutato 1285 pazienti che erano stati nel reparto d’emergenza ospedaliero più di una volta nel corso dei 6 anni precedenti, si è riscontrato che il gruppo di individui con 6 o più visite nel reparto aveva una probabilità significativamente maggiore di essere senza fissa dimora rispetto alle persone che avevano condotto dalle 2 alle 5 visite. Nello stesso studio (Boyer et al., 2011) è stato osservato che più del 50% dei pazienti del primo gruppo raggiungeva alcuni dei criteri diagnostici di schizofrenia, disturbo schizoaffettivo e disturbo bipolare, suggerendo l’ipotesi di diagnosi di disturbo schizoaffettivo.

Un altro studio (Lorine et al., 2015) che ha preso in considerazione 207 pazienti ricoverati per gravi disturbi psichiatrici ha rilevato che circa il 50% di essi aveva una diagnosi di disturbo schizoaffettivo o schizofrenia e, di questi, il 24% era senza dimora. Inoltre, lo studio ha mostrato che i pazienti con diagnosi di schizoaffettività avevano maggiori probabilità di essere riammessi in ospedale entro 15 giorni dalla dimissione, e tale probabilità aumentava ancora di più per coloro che erano senza dimora.

Uno studio (Olfson et al., 2000) che ha valutato la non-aderenza alla terapia di 213 adulti con diagnosi di schizofrenia o schizoaffettività, ha riscontrato che circa il 19,2% dei pazienti non aveva aderito al trattamento; si è visto che questi ultimi presentavano maggior probabilità di essere individui senza fissa dimora, di essere riospedalizzati, di avere alle spalle una storia di non aderenza ai farmaci e di non riuscire a riconoscere i propri sintomi. Anche l’abuso o la dipendenza da sostanze e lo scarso sostegno dei familiari si sono viste essere caratteristiche maggiormente associate ai pazienti con diagnosi di schizoaffettività o schizofrenia. È importante sottolineare che i risultati degli studi suggerivano che fosse l’abuso di sostanze la causa dell’instabilità abitativa e non il contrario (Montross et al., 2005), infatti tutti i soggetti dichiaravano di aver sviluppato una problematica di abuso di sostanze prima di diventare individui senza dimora.

Conclusione

In conclusione, la revisione (Spranger Forte et al., 2023) ha riportato grandi limiti a livello clinico nella concettualizzazione e nella differenziazione, da parte dei professionisti della salute, del disturbo schizoaffettivo rispetto alla schizofrenia o al bipolarismo. Inoltre, la popolazione di individui senza dimora con disturbo schizoaffettivo risulta essere particolarmente difficile da seguire; infatti queste persone antepongono alle problematiche di assistenza sanitaria l’alloggio e l’alimentazione. Tutto questo aumenta la difficoltà rispetto ad un disturbo già di per sé complesso. Pertanto, la combinazione di una diagnosi difficile studiata su una popolazione ancor più difficile, porta ad una letteratura limitata per via della mancanza di dati e delle variabili poco stabili (Gama Marques, 2021). È chiara la necessità di maggiori studi di chiarificazione rispetto alla diagnosi del disturbo schizoaffettivo e di più analisi rispetto a questo disturbo in una popolazione così complessa come quella degli individui senza dimora.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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