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Il disturbo ossessivo compulsivo: dall’intollerabilità della colpa alla rabbia verso se stessi

Secondo alcune teorie, la rabbia e il concetto freudiano di aggressività latente giocano un ruolo importante nel Disturbo Ossessivo Compulsivo

Di Alessia Agnoli

Pubblicato il 20 Feb. 2023

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo riguarda circa il 2% della popolazione, ed è una condizione psichiatrica molto invalidante, tanto da compromettere diverse aree di vita dell’individuo.

 

Il disturbo ossessivo compulsivo

 Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) viene definito dal DSM-5 come un disturbo psichiatrico caratterizzato da ossessioni e compulsioni (American Psychiatric Association [APA], 2013).

Le ossessioni sono definite come pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti dall’individuo come indesiderati e intrusivi, tanto da causare ansia o disagio marcati. L’individuo cerca di sopprimere o ignorare questi pensieri, oppure tenta di neutralizzarli attraverso la messa in atto di alcuni comportamenti, definiti compulsioni (APA, 2013).

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi o azioni mentali che il soggetto si sente costretto a mettere in atto per controllare le ossessioni; solitamente questi vengono messi in atto con regole che devono essere seguite rigidamente. Le compulsioni sono volte a prevenire o ridurre l’ansia (APA, 2013).

Le ossessioni e le compulsioni fanno perdere molto tempo all’individuo, ma soprattutto causano un disagio clinicamente significativo e una compromissione del suo funzionamento in diversi ambiti della vita, quali quello familiare, lavorativo, sociale ed emotivo (Michnevich et al., 2021).

Questi sintomi evidenziano una caratteristica fondamentale, ovvero quella della fusione pensiero-realtà, la quale sottolinea il fatto che gli individui che soffrono di DOC considerano la vita mentale come dotata di significato e potere. Ne deriva che, se di fronte a un pensiero intrusivo (ossessione) l’individuo non mette in atto un comportamento in grado di prevenire l’avvenimento da lui temuto, si ritiene in qualche modo responsabile di tale avvenimento (APA, 2013).

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo riguarda circa il 2% della popolazione, ed è classificato tra le 10 condizioni psichiatriche più invalidanti a livello mondiale (Nagy et al., 2020).

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo comprende quindi due aspetti:

  • un funzionamento ossessivo orientato alla ricerca di certezza assoluta (che sarebbe impossibile e pertanto, di contro, scatena una cascata di dubbi infinita)
  • un tentativo disperato di evitare la colpa (ad esempio catastrofi o fare del male a sé o agli altri), emozione che, sin dall’infanzia, nei pazienti con DOC è giudicata intollerabile.

Dalla colpa alla rabbia: due teorie a confronto

La teoria psicodinamica di Freud (1976) interpreta la causa del DOC come un conflitto edipico tra impulsi sessuali ambivalenti e aggressivi verso i genitori del soggetto. Come meccanismo di coping disfunzionale, i pazienti sviluppano le compulsioni caratterizzate da perfezionismo e coscienziosità per meglio controllare quella rabbia e quell’aggressività latente che, secondo Freud, i pazienti temerebbero.

Una seconda teoria è quella sviluppata da Rachman (1993), il quale identifica alcuni fattori cognitivi alla radice del disturbo; più nello specifico, Rachman parla di responsabilità gonfiata, intesa come una sensazione di avere maggior controllo sul mondo di quanto ne si ha effettivamente.

Rachman sostiene che il senso di responsabilità gonfiato che sente il paziente con DOC, lo possa indurre a ritenersi in grado di prevenire la manifestazione dei propri pensieri ossessivi. Il tentativo di diminuire l’ansia derivante dalle ossessioni attraverso la messa in atto di compulsioni è tipicamente inutile (soprattutto a lungo termine); dunque, questo induce il paziente con DOC a sentirsi frustrato e arrabbiato. Infine, è possibile sostenere che questo meccanismo di responsabilità gonfiata sia in grado di indurre il paziente a dirigere la sua rabbia verso l’interno piuttosto che verso l’esterno (Michnevich et al., 2021).

Quando il paziente con DOC prova rabbia, la responsabilità gonfiata lo porta a ritenersi colpevole fino ad aumentare la rabbia che prova verso sé stesso. In entrambe le teorie si avanza dunque l’ipotesi della presenza della rabbia e di quella che Freud definisce “aggressività latente”, che viene esperita e temuta dal paziente con DOC, che spesso la ritiene inaccettabile e intollerabile.

 Le due teorie si completano a vicenda: mentre Freud intende l’aggressività latente come causa e promotrice del disturbo, Rachman sottolinea come le cognizioni ossessive possano innescare emozioni di rabbia nel paziente (Michnevich et al., 2021).

La rabbia verso se stessi nei pazienti con DOC: cosa dicono gli studi

Secondo le teorie precedentemente citate del Disturbo Ossessivo Compulsivo, la rabbia e il concetto freudiano di aggressività latente giocano un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo (Cludius et al., 2021).

Diversi studi hanno sottolineato il fatto che campioni clinici con DOC riportano una maggiore tendenza alla rabbia e alla soppressione di questa, rispetto alla popolazione generale. Secondo i risultati dello studio di Cludius e colleghi (2021) l’elevata rabbia di tratto (disposizione a percepire le azioni come fastidiose o frustranti, rispondendo ad esse con forte aumento di rabbia) e la soppressione della rabbia nei pazienti con DOC potrebbero essere spiegate da credenze disfunzionali o da strategie di regolazione delle emozioni disadattive.

Sono stati condotti diversi studi a sostegno dell’ipotesi secondo la quale i pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo mostrano una maggiore presenza di rabbia verso se stessi. In questi studi (Cludius et al., 2021; Michnevich et al., 2021, Nagy et al., 2020) è stato riscontrato che individui con Disturbo Ossessivo Compulsivo mostrano punteggi più alti nello State-Trait Anger Expression Inventory (STAXI-2; Spielberger, 1999) per quanto riguarda la rabbia di tratto e le espressioni di rabbia interne. Uno studio condotto da Moritz e collaboratori (2011) mostra come ci siano livelli elevati di aggressività latente nei pazienti con DOC legati alla gravità dei sintomi. Lo studio condotto da Michnevich e colleghi (2021) ha indagato il costrutto dell’auto-concetto di aggressività nei pazienti DOC rispetto a individui della popolazione generale; da questo studio si è riscontrato che i pazienti DOC riferiscono di sperimentare più rabbia ed esternalizzazione di sentimenti aggressivi rispetto ad individui della popolazione generale. Nello studio di Michenvich et al. (2021), inoltre, è stata evidenziata l’influenza dei sentimenti di depressione nei pazienti DOC nel mantenimento dei sentimenti di rabbia; infatti, i livelli elevati di rabbia e ruminazione rabbiosa tendono a scomparire dopo che sentimenti di rabbia e depressione vengono controllati e autogestiti, attraverso forme funzionali di coping.

Alla luce di quanto è stato detto, è possibile affermare che pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo potrebbero presentare livelli più alti di rabbia e aggressività latente, generalmente rivolti verso sé stessi, rispetto alla popolazione generale.

Avendo ben chiaro l’eccessivo timore di procurare un danno a sé e agli altri, tipico di chi soffre di DOC, e immaginando come i vissuti di rabbia verso se stessi e verso gli altri possano preoccupare i pazienti, sarebbe bene implementare strumenti di assessment che possano valutare i livelli di rabbia nei pazienti e far ricorso ad approcci terapeutici che prendano in considerazione anche il lavoro sull’emozione di rabbia, sulla sua legittimazione e sulla sua accettazione e regolazione funzionale.

 

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