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Che impatto ha l’attività fisica sulle emozioni dei bambini e degli adolescenti?

Li et al. (2022) hanno condotto una revisione sistematica con lo scopo di valutare gli effetti dell’attività fisica sulle emozioni di bambini e adolescenti

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 16 Dic. 2022

La ricerca ha dimostrato che l’attività fisica attiva risposte emotive che derivano da una combinazione di fattori cognitivi (ad esempio, l’autoefficacia) e da segnali provenienti dai recettori viscerali.

 

Gli effetti positivi dell’attività fisica

Negli ultimi anni le ricerche si sono concentrate sullo studio degli effetti dell’attività fisica sulla salute. Le evidenze scientifiche suggeriscono che un’adeguata e prolungata attività fisica migliora l’umore aumentando la concentrazione di dopamina, serotonina e norepinefrine nel cervello (Voss et al., 2011). Al contrario però, un’attività fisica eccessiva può innescare la produzione di steroidi anabolizzanti androgeni che aumentano l’irritabilità e l’aggressività e potenzialmente le emozioni negative (de Graaf‐Roelfsema et al., 2007). Ad oggi, determinati risultati sembrano essere contrastanti tra loro; per questo lo studio condotto nel 2022 da Li e colleghi ha avuto come scopo quello di esplorare gli effetti dell’attività fisica, dentro e fuori dalla classe e dalla scuola, sulle emozioni positive di bambini e adolescenti, riscontrando un’associazione positiva tra queste due variabili. In letteratura attualmente considera quattro tipologie di spiegazioni differenti per questa associazione.

La prima riguarda la distrazione e suggerisce che i bambini e gli adolescenti distratti da stimoli sfavorevoli, mentre partecipano all’attività fisica, sperimentano miglioramenti significativi nelle emozioni durante e dopo l’attività (Bourke et al., 2021).

Un’altra spiegazione riguarda l’impatto sull’autoefficacia; l’attività fisica potrebbe essere vista come un’attività impegnativa e praticarla regolarmente potrebbe contribuire ad aumentare la fiducia in sé stessi migliorando le emozioni durante e dopo l’attività (Bandura, 1977).

La terza spiegazione considera l’interazione sociale; il sostegno reciproco tra gli individui coinvolti in attività fisica svolge un ruolo importante nel miglioramento delle emozioni positive (Ransford, 1982).

L’ultimo punto riguarda l’aumento di trasmissione sinaptiche delle monoammine e l’attivazione della secrezione di endorfine che avviene durante l’attività fisica (Morgan, 1985). Queste sostanze hanno un effetto inibitorio sul sistema nervoso centrale e ciò implica una riduzione del dolore ed un aumento dello stato di attivazione del cervello, con la conseguenza di un miglioramento dell’umore dopo l’attività (Yeung, 1996).

Tuttavia, dagli studi, non sono emersi dati coerenti riguardo agli effetti di causalità e, per questo, nel 2022 Li et al. hanno condotto una revisione sistematica con lo scopo di valutare gli effetti dell’attività fisica sulle emozioni positive di bambini e adolescenti; in particolare, sono stati inclusi nella ricerca 24 articoli presenti nella letteratura pubblicata, che vanno dal 2007 al 2021, condotti in 14 paesi differenti. Gli interventi di svariate tipologie di attività fisica, presenti negli studi inclusi, sono stati raggruppati e comparati con un gruppo di controllo che non presentava nessuna tipologia di intervento di stretching o di esercizio fisico. Per la valutazione degli effetti dell’esercizio sulle emozioni positive, si sono utilizzati diversi questionari basati su specifici contenuti, utili per la misura di indicatori rilevanti e registrati per ogni centro in cui sono state condotte le ricerche. L’età dei soggetti partecipanti alle ricerche variava dai 7 ai 21 anni, con 3 studi riguardanti le scuole elementari (2-6 anni), 15 studi riguardanti le scuole medie e superiori e 6 studi con partecipanti universitari.

Gli effetti dell’attività fisica: differenze per fasce di età

I primi risultati rilevano un miglioramento emotivo maggiore nel gruppo di soggetti di età superiore ai 12 anni, rispetto al gruppo di età inferiore. La ragione, come spiegato anche da una precedente revisione, potrebbe essere il graduale sviluppo della regolazione emotiva durante la crescita (Zimmermann & Iwanski, 2014), che permette di prestare maggior attenzione alle riflessioni sui propri stati emotivi interni (Zimmer-Gembeck & Skinner, 2011).

Altre analisi hanno riscontrato che il sottogruppo che praticava attività fisica, sia aerobica che anaerobica, mostrava un maggiore miglioramento nelle emozioni positive rispetto al gruppo che non praticava attività fisica. I dati, tuttavia, hanno mostrato un miglioramento maggiore in concomitanza con l’attività aerobica. La ricerca ha dimostrato che l’attività fisica attiva risposte emotive che derivano da una combinazione di fattori cognitivi (ad esempio, l’autoefficacia) e da segnali provenienti dai recettori viscerali (Ekkekakis et al., 2011). Quando l’attività fisica supera la soglia ventilatoria (VT), la percezione viscerale influisce sulle esperienze emotive riguardanti l’attività fisica. Per questo, attività aerobiche al di sotto della soglia ventilatoria potrebbero innescare esperienze emotive positive, mentre attività anaerobica, sopra la soglia ventilatoria, potrebbe contribuire ad innescare emozioni negative. Nonostante questi risultati siano confermati da un’altra ricerca che rileva l’effetto terapeutico dell’attività aerobica (Rethorst et al., 2009), un altro studio condotto nel 2018 (Oliveira et al., 2018) non ha rilevato differenze significative; questo porta alla necessità di ulteriori ricerche per la valutazione e la conferma di questi risultati.

La ricerca ha rilevato dati anche riguardanti la durata dell’esercizio fisico, riscontrando effetti sulle emozioni positive significativamente più alti nei gruppi che praticavano attività di 30-60 minuti. Un minor tempo di attività potrebbe non avere effetti di sollievo emotivo (Salmon, 2001), mentre attività che superano i 60 minuti potrebbero avere effetti sulla produzione di steroidi androgeno-anabolizzanti che aumentano l’irritabilità e l’aggressività (Kersey, 1996).

I risultati di questa ricerca, nel complesso, indicano un’associazione positiva tra attività fisica ed emozioni positive, ma ricerche future potrebbe essere utili per chiarire e confermare le controversie che si sono riscontrate riguardanti la durata, l’età e la tipologia di attività.

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