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Sull’amicizia (2022) di Eugenio Borgna – Recensione

Borgna esplora il mistero dell’amicizia ponendosi una serie di interrogativi, volti a comprendere la natura dell’amicizia e i suoi fondamenti essenziali

Di Annamaria Nuzzo

Pubblicato il 01 Dic. 2022

Edito per Raffaello Cortina, Sull’amicizia è l’ultimo saggio del noto psichiatra Eugenio Borgna, che nel corso delle pagine riflette sul grande mistero dell’amicizia, una parola antica ma poco utilizzata, che rimanda all’esistenza di un legame vitale e profondo con il prossimo, un’esperienza di vita fra le più belle, nonché fondamento della cura nel rapporto tra chi soffre e chi presta aiuto.

 

Il libro è una riflessione a tutto campo sul sentimento d’amicizia, costellata da preziosi rimandi letterari a grandi filosofi (per esempio, Friedrich Nietzsche e Simone Weil), pensatori (Thomas Mann), poeti e scrittori italiani (Antonia Pozzi) e stranieri (Emily Dickinson e Rainer Maria Rilke, per citarne alcuni).

Radici etimologiche del termine amicizia

Il termine “amico” è da ricondurre direttamente al latino amicus, che ha la stessa radice di amare, per cui potrebbe essere parafrasato come “colui che si ama”.

Aristotele parla esplicitamente dell’amicizia come qualcosa di necessario, essenziale per la vita dell’uomo, filosofo o meno; secondo il suo parere, il legame d’amicizia si basa su un’affinità (tó oikeion, stessa radice della parola casa) e concordia (homónoia) che cresce con la frequentazione e si sviluppa in una particolare forma di benevolenza, che è assieme affetto e dimostrazione di fiducia reciproca (D’Avenia e Vigna, 2009).

Nel suo dialogo dedicato all’amicizia, il Liside, Platone conclude ammettendo di non essere stato capace di trovare quale sia la definizione esatta di amico (D’Avenia e Vigna, 2009).

Gettando uno sguardo sulla poesia omerica, ritroviamo l’idea dell’uomo come viaggiatore, curioso conoscitore del mondo, chiamato a “patire” per tornare a casa. In un articolo dell’Avvenire del 2/4/2015, lo scrittore Alessandro D’Avenia evidenzia come “casa” per Ulisse rimandi alla possibilità di avere salva la propria vita e al ritorno dei propri compagni (etàiroi).

Etàiros in greco indica qualcuno con cui si condivide un ideale, un fine, un obiettivo. In italiano, può essere tradotto come compagno, in spagnolo con compañero, in inglese con companion. Nelle varie lingue la radice di questa parola è composta da cum unito a panis e indica “qualcuno con cui si condivide il pane”, da cui compagno.

Trasversalmente ai pensatori, è quindi possibile ritrovare l’importanza della figura dell’amico, quale compagno di viaggio con il quale remare insieme, progettare insieme, disperarsi insieme e, infine, salvarsi insieme, nell’imprevedibile avventura chiamata vita.

L’amicizia secondo Eugenio Borgna

Nella prima parte del saggio, Borgna esplora il mistero dell’amicizia ponendosi una serie di interrogativi, volti a comprendere la natura dell’amicizia e i suoi fondamenti essenziali:

Cosa sia l’amicizia, quali ne siano le radici più profonde, quali infinite sensazioni, quali luci e quali ombre si accompagnino alla nostra vita, quali speranze siano in lei, quale aiuto ci possa dare nelle notti oscure dell’anima, quali vertiginose emozioni rinascano dalla sua presenza, quali ne siano le fragili risonanze nel nostro cuore, quali arcobaleni generi in noi, quante nostalgie inondino la nostra memoria (Borgna, 2022, p. 26).

Nella seconda parte, Borgna esamina gli aspetti tematici dell’amicizia, in particolare i modi di vivere l’amicizia nel vertiginoso scorrere del tempo (dai legami ardenti e brucianti dell’adolescenza, alle generose e sincere amicizie adulte, sino alle relazioni di sostegno e speranza che uniscono le persone anziane), le caratteristiche delle amicizie femminili e maschili, i possibili sconfinamenti dall’amicizia all’amore, che ne trasforma interamente il climax emozionale.

Nella quarta parte, Borgna si sofferma sulle amicizie che vivono in noi come correnti carsiche, anche nel silenzio e nella lontananza, sulle amicizie naufragate per sempre e su quelle finite che, tuttavia, serbano in sé le braci di un affetto passato, pronto a riaccendersi da un momento all’altro.

A tal proposito, in una delle sue opere più inebrianti e stregate, La gaia scienza (1881), il filosofo Nietzsche propone un’immagine evocativa della fine di un rapporto d’amicizia, che vale la pena rileggere:

Noi siamo due navi, ognuna delle quali ha la sua meta e la sua strada; possiamo benissimo incrociarci e celebrare una festa tra di noi, come abbiamo fatto: allora i due bravi vascelli se ne stavano così placidamente all’ancora in uno stesso porto e sotto uno stesso sole, che avevano tutta l’aria di essere già alla meta, una meta che era la stessa per tutti e due.

Ma proprio allora l’onnipossente violenza del nostro compito ci spinse di nuovo l’uno lontano dall’altro, in diversi mari e zone di sole e forse non ci rivedremo mai – forse potrà anche darsi che ci si veda, ma senza riconoscerci: i diversi mari e soli ci hanno mutati! (Borgna, 2022, p. 25).

La natura contemporanea del saggio consente di volgere uno sguardo alle sfaccettature che l’amicizia ha assunto nei difficili tempi della pandemia da covid. Infatti, il tempo della pandemia, contraddistinto da un ritiro nelle proprie case, lontani dai propri affetti, è stato in parte vissuto con angoscia, soprattutto quando la solitudine forzata non si è tradotta in un silenzio interiore fonte di riflessione personale ma in un isolamento, in una stanchezza di vivere, che ha contribuito –in alcuni casi– allo sviluppo di forme di dipendenza dai social network e all’insorgere di importanti sintomi depressivi; questo rischio è stato evitato da chi ha avuto la possibilità di accompagnare ed essere accompagnato da amicizie sincere, che hanno alleviato l’angoscia e la solitudine di quei giorni difficili.

A tal proposito, Borgna (2022) scrive:

L’amicizia è memoria e speranza, e disponibilità ad accogliere subito una richiesta di aiuto; e questa (forse) è la qualità essenziale dell’amicizia: sapere di non essere soli, e di potere contare su di una vicinanza interiore, nemmeno scalfita dalla assenza e dalla lontananza (Borgna, 2022, p. 51-52).

L’amicizia come base della cura

Eugenio Borgna dedica la quinta parte del suo saggio ad esplorare il rapporto che lega i pazienti in condizioni di profonda sofferenza ai loro curanti, medici psichiatri, in contesti di cura spesso deumanizzati e indifferenti alla dimensione umana del malessere psichico.

Volgendo lo sguardo alla filosofia antica, nel De Beneficiis Seneca tratteggia l’ideale di quella che in passato veniva denominata philia iatriké: l’amicizia medica, fondata sulla benevolenza disinteressata del medico e sulla gratitudine e fiducia del paziente (D’Avenia e Acerbi, 2007).

Perché al medico e al precettore sono debitore di qualcosa in più e non estinguo il mio debito pagandoli? Perché da medico e da precettore si trasformano in amici, e noi siamo in debito verso di loro non per le loro prestazioni, che paghiamo, ma per la loro disposizione d’animo benevola e affettuosa (Seneca, 1994, p. 604).

Borgna (2022) evidenzia che Ludwig Binswanger –uno dei grandi psichiatri del secolo scorso– in uno dei suoi libri più famosi, affermava che l’amicizia è la premessa alla cura dell’angoscia e della depressione, dei deliri e delle allucinazioni, del desiderio della morte volontaria.

Sulla stessa linea, il noto psichiatra svizzero, direttore a suo tempo della clinica psichiatrica universitaria di Zurigo, Manfred Bleuler, invitava i suoi colleghi a leggere in ogni forma di vita psicotica una disperata richiesta di aiuto: “Accettami, ti prego, per l’amore di Dio, così come sono” (Borgna, 2022, p. 86).

Tali parole e immagini rispecchiano le esperienze di cura di Eugenio Borgna negli anni di vita in psichiatria, come primario emerito dell’Ospedale Maggiore di Novara.

Le parole, le domande, le più semplici e le meno invadenti, gli sguardi di attesa e di ascolto, gli orologi spenti, il mio silenzio e quello della paziente, giovane o anziana, timida o sicura di sé, la conclusione del colloquio mai programmabile: sono state le premesse alla cura alle quali ho cercato di avvicinarmi, nella coscienza dei miei limiti, ascoltando le parole del dolore. (Borgna, 2022, p. 91).

È essenziale, per il paziente, riconoscere nel curante vicinanza e partecipazione emotiva, amicizia e speranza, soprattutto quando si trova al confine estremo della vita: “una paziente, o un paziente, riesce a resistere al fascino stregato della morte, se intuisce in chi la cura una persona amica, vicina al suo dolore.” (Borgna, 2022, p. 95).

Come strutturare quella che Borgna (2022) definisce una psichiatria umana e gentile? Cercando di rivivere le esperienze vissute dagli altri, le loro ferite e la loro disperazione, le loro attese e le loro speranze, le loro disillusioni e le loro nostalgie; provando a immergerci nella nostra vita interiore, ascoltando nel silenzio del cuore la voce della solidarietà e della generosità, della tenerezza e della delicatezza; scegliendo con cura le parole da dire e con ancora più cura quelle da non dire, prestando attenzione alla voce, alla sua tonalità e ai gesti che l’accompagnano, scartando parole oscure o banali, lingue aride e opache, preferendo il linguaggio delle metafore e del silenzio, del dicibile e dell’indicibile, proponendo un lessico familiare e gentile.

L’importanza delle parole

Nel saggio, Borgna dedica ampio spazio ad esplorare la valenza simbolica ed evocativa delle parole, essenziali nella nascita e nel mantenimento di qualsiasi relazione, tra cui l’amicizia.

Difficile non citare il pensiero di Freud in merito che, ne L’Interpretazione dei sogni (1917), scriverà delle origini magiche delle parole che, ancora oggi, conservano molto del loro antico potere.

In tal senso, le parole accuratamente scelte e pronunciate, in un dialogo sincero e onesto con chi sta soffrendo e chiede il nostro aiuto, acquisiscono una grande importanza nello svolgere una funzione terapeutica; a volte ne basta soltanto una, perché il cammino della nostra vita, dissestato da buche profonde e segnato da frequenti intemperie, si illumini di una speranza che sembrava perduta e che improvvisamente rinasce.

Pertanto, Borgna evidenzia con forza l’importanza di nutrire una forte sensibilità verso la terminologia adottata, in quanto l’inclinazione a cogliere gli innumerevoli orizzonti di senso delle parole costituisce la premessa essenziale per l’instaurarsi di un buon legame con l’altro.

Non c’è cura in psichiatria, ma anche nella vita di ogni giorno, se non riflettendo continuamente sui significati, liquidi e mobilissimi, che le parole hanno (Borgna, 2022, p. 59).

Conclusioni

In conclusione, per Borgna (2022) l’amicizia rappresenta una torcia sempre accesa, della quale ogni vita, in particolare quella solcata dal dolore e dalle speranze ferite, non può fare a meno, una luce in grado di rischiarare tutte quelle esistenze indebolite dalla stanchezza e dalla disattenzione, dalla inquietudine dell’anima e dalla incostanza, dalla precarietà e dalla leggerezza, dalla ansietà e dalla angoscia.

L’amicizia costituisce il collante essenziale delle fragili comunità di cura e destino, nelle quali Borgna ha prestato servizio per una vita intera, dove il legame amicale come fondamento della cura può rappresentare davvero “una fragile zattera salvatrice” (Borgna, 2022, p.86) per chiunque sia perduto negli abissi più neri e profondi della sofferenza mentale.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • D'Avenia, M., Vigna, C. (2009). La necessità dell'amicizia. Italia: Armando.
  • Eugenio Borgna (2022). Sull’amicizia. Raffaello Cortina Editore
  • Lucius Annaeus Seneca (1994). Tutti gli scritti in prosa: dialoghi, trattati e lettere (G. Reale, A cura di). Milano: Rusconi.
  • Nietzsche, F., Idilli di Messina. La gaia scienza e Frammenti postumi (1881-1882). Tr. it. Adelphi, Milano 1965.
  • Philía. Riflessioni sull'amicizia. (2007) (M., D’Avenia, A., Acerbi, A cura di). Italia: Edusc.
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