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La prima giornata del congresso CBT-Italia

Firenze, 4 novembre 2022. Report dalla prima giornata del Congresso CBT-Italia. L'apertura dei lavori, le tavole rotonde, le relazioni magistrali

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 05 Nov. 2022

Si è consumata la prima giornata del primo congresso nazionale di CBT-Italia, l’associazione che intende rafforzare in Italia la pratica clinica cognitivo comportamentale più classica, appunto CBT secondo l’acronimo anglofono, affiancandosi alle altre società italiane già mature di questo campo che privilegiano -non senza essere inclusive verso la CBT classica, beninteso- altre varianti della psicoterapia cognitivo-comportamentale in senso lato, come quella appunto comportamentale o quella denominata spesso costruttivista e talvolta in altri modi.

Non che la società CBT-Italia intenda espungere da sé queste diverse tradizioni cliniche. Anzi, tra i fondatori di CBT-Italia ci sono esponenti delle altre varie tradizioni già menzionate. Intende semplicemente riprendere una certa tradizione CBT che si rifà a Beck e che è andata in parte indebolendosi, non solo in Italia ma anche altrove, secondo un fenomeno che Glenn Waller ha chiamato “drift”: deterioramento.

L’apertura del congresso

Per questo l’apertura del congresso è stata dedicata a un excursus storico raccontato da Paolo Moderato, presidente di CBT-Italia, racconto che ha avuto il suo controcanto da parte di Fabio Monticelli e Aristide Saggino, presidenti delle associazioni che coltivano quelle altre tradizioni a cui abbiamo accennato. Il racconto di Moderato non ha nascosto quegli aspetti dello sviluppo della CBT classica che ne hanno determinato una parziale ripensamento dei suoi principi clinici e, se vogliamo, anche una crisi salutare, ovvero quello sviluppo processuale che da almeno un ventennio ha spostato l’accento dell’azione clinica dal lavoro sui contenuti cognitivi, le vecchie credenze, ai processi cognitivi. Come si sa, si tratta di uno sviluppo che in qualche modo ha determinato un recupero dei principi dell’analisi funzionale. Su questa apertura ha avuto buon giuoco Saggino a rimarcare a suo favore, ma ne aveva buon diritto, come il processualismo abbia una radice comportamentale che va confessata, e correttamente la ha confessata Moderato, anche lui non per caso di formazione comportamentale. E tuttavia in questa rivendicazione Saggino non ha saputo trattenersi dal definire la crisi della CBT non salutare, come è ogni crisi del resto, ma patologica perché ne tarla i tessuti. Diagnosi troppo pessimistica. Il processualismo CBT e/o di terza onda recupera -è vero- l’impostazione funzionalista del comportamentismo ma non rinnega la svolta cognitiva che ha saputo organizzare la pratica comportamele in un respiro più ampio e più capace di concettualizzazioni capaci di catturare i disturbi nella loro interezza e non solo singole catene disfunzionali.

La risposta di Monticelli, invece, non si è giocata sul rinfacciare alla CBT classica la svolta processuale ma nel sottolineare l’interesse della tradizione costruttivista per gli aspetti evolutivi e relazionali, aspetti che sono stati declinati però, come di consueto in una certa tradizione costruttivista, non in maniera convergente con i principi cognitivi classici ma che -almeno a mio parere- ne divergono, puntando verso un paradigma ormai sempre più compiutamente relazionale, come segnalato dall’adozione da parte di Monticelli di una dizione operativa e scientificamente esplicativa della relazione, quella di rotture e riparazioni. In tal modo la relazione diventa conclusivamente l’unità d’analisi teorica del processo terapeutico e non più uno strumento pratico ed applicativo.

L’ARTICOLO PROSEGUE DOPO LA GALLERY

La CBT in Italia – storia, stato dell’arte, sviluppi futuri – tavola rotonda

La dialettica tra impostazione CBT classica e controparti funzionalistico-processuali e/o interpersonali ed evolutive è proseguita nella tavola rotonda successiva in cui si sono confrontati esperti nella psicoterapia dei disturbi di personalità, disturbi che sono da sempre l’arena di confronto sui limiti, reali e supposti, dell’impostazione CBT classica. In questo caso i confini erano meno netti che nella tavola rotonda precedente. Le procedure descritte da Nino Carcione, Cesare Maffei, Ambra Malentacchi e Filippo Perrini combinano tutte le varie tradizioni: cognitiva, cognitivo comportamentale, costruttivista, evolutiva, interpersonale, processuale, esperienziale e così via. Il maggiore grado di sovrapposizione e di eclettismo ha determinato un minor grado di contrapposizione, come forse era da attendersi data l’impostazione della tavola rotonda, più clinica e meno teorica di quella precedente. Il che è stato un bene ma forse anche un male. Integrare è clinicamente positivo ma non sempre è al servizio della chiarezza e della linearità delle idee.

Le relazioni magistrali

Il confronto è proseguito nel pomeriggio nelle presentazioni magistrali di Sandra Sassaroli e Judith Beck, quest’ultima intervenuta online dagli Stati Uniti. Un benvenuto intervento femminile nel pomeriggio dopo la prevalenza maschile del mattino, se vogliamo essere per un momento politicamente retti e corretti. Nei due interventi nettezza teorica e flessibilità clinica si sono mescolate con più naturalezza che nel mattino, più incline alla chiarezza e distinzione Sassaroli, che ha portato avanti il suo lavoro ormai pluriennale di definizione del corretto e classico lavoro cognitivo comportamentale senza rinunciare alla radice evolutiva (della cui integrazione nel cognitivismo clinico è una delle madri, sia in Italia come altrove) e alla cura della relazione, però descritta e trattata in termini convergenti con i principi cognitivi, ovvero di condivisione con il paziente della formulazione del caso e di aderenza al razionale del trattamento da parte del paziente, maneggiando eventuali crisi attraverso la rinegoziazione della formulazione stessa e non per mezzo l’analisi della relazione, che rimane in Sassaroli una cornice e non una unità d’analisi.

Più incline all’eclettismo la presentazione di Judith Beck, con una definizione di CBT classica estremamente flessibile, forse fin troppo quasi a concepirla come un contenitore universale di ogni attività psicoterapeutica, e forse giocando un po’ troppo con una definizione di cognizione che coincide con qualunque manifestazione dell’attività mentale e potendo così comprendere in essa ogni cosa.

 

CBT-Italia 2022: La prima giornata #1

CBT-Italia 2022: La prima giornata #2 Le tavole rotonde

 

CBT-Italia 2022: La prima giornata #3 – Le relazioni magistrali

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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