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Digital agency e ruolo degli adulti in adolescenza – Psicologia Digitale

L’agentività digitale o digital agency indica il sentirsi agenti attivi online, dove si esprime la propria intenzionalità sul contesto digitale

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 07 Ott. 2022

Rientrano nell’espressione di agentività digitale tutti quei comportamenti in cui, in modo autonomo e deliberato, si agisce nel mondo digitale in base ad uno scopo autodeterminato. Insomma in parole povere: quando sentiamo di avere il controllo dei mezzi che stiamo utilizzando.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 32) Digital agency e ruolo degli adulti in adolescenza

 

 Essere una figura di riferimento oggi per gli adolescenti vuol dire trasmettere non solo messaggi educativi chiari ma anche fornirgli senso critico e capacità di giudizio.

Genitori, insegnanti, educatori: a loro spetta un compito davvero molto arduo. Accompagnare nel percorso di crescita i giovani è un lavoro complesso che deve adeguarsi all’epoca storica, al contesto socioculturale, alle specificità del gruppo e del singolo.

Richiede quindi di per sé un approccio dinamico e al passo coi tempi. Ma cosa fare quando i tempi corrono davvero veloci e i mezzi a disposizione dei ragazzi evolvono rapidamente?

Per esempio, il social che va di moda oggi tra gli adolescenti potrebbe non esserlo più in un anno o due; potrebbe nascere una nuova app, sito, modalità di scambio che ora non concepiamo neppure. È questa dinamicità uno dei grandi pregi di questa epoca digitale ma, al contempo, è anche uno dei principali fattori di incertezza e in alcuni casi addirittura di rischio: come fare a dare ai più piccoli gli strumenti adatti a gestire e gestirsi in questa moltitudine di stimoli?

L’alfabetizzazione digitale

Non è quindi sostenibile pensare di poter ‘insegnare’ ad usare uno specifico social e risolvere così questo problema (Nesi et al., 2020). Un approccio ‘classico’ è quello di dare delle specifiche direttive su cosa va fatto e cosa no: non condividere informazioni personali con persone che non conosci realmente; rifletti prima di pubblicare un contenuto, soprattutto se personale; non usare dispositivi in certe circostanze o orari; rimani connesso per un massimo di ore al giorno e via dicendo.

Questo non è errato e certamente è un primo, fondamentale passo. In famiglia, a scuola, nei luoghi di ritrovo con adulti che dettano confini utili con empatia e partecipazione: educazione e alfabetizzazione digitale sono importanti ma non bastano.

I messaggi che vengono trasmessi ai ragazzi in maniera esplicita (del tipo di fare o non fare una tale cosa) sono messaggi generici che non sono sempre applicabili.

Utili, corretti, validi, ma non sufficienti perché non flessibili abbastanza di fronte a sfide sempre nuove.

La chiave è non dare solo regole ed indicazioni ma fornire e sostenere la loro autonomia attraverso lo sviluppo di senso critico, capacità di giudizio e agentività.

L’agentività digitale

L’agentività si riferisce al sentirsi agenti attivi, sentire che le proprie intenzioni ed azioni possono avere un impatto. Che si tratti del singolo o di un gruppo, l’intenzionalità e la convinzione di poter avere un impatto sugli eventi sono la base di questo concetto teorizzato da Bandura (1982; 2017). Sentirsi in grado di poter influenzare attivamente contesto ed eventi a sua volta incide sul comportamento che sarà più o meno proattivo appunto perché si può poggiare o meno sulla fiducia nella propria capacità di influire su quello che accade. Così, al contrario, sentire di non avere un controllo sugli eventi incide negativamente sul comportamento che sarà allora più passivo e meno reattivo.

Come applicare questi concetti alla vita digitale?

L’espressione dell’agentività digitale negli adolescenti

L’agentività digitale o digital agency indica questo sentirsi agenti attivi online dove si esprime la propria intenzionalità sul contesto digitale.

Quali sono i comportamenti in cui gli adolescenti manifestano la loro agentività digitale?

Online gli adolescenti possono soddisfare e sperimentare dei bisogni tipici della loro fase di sviluppo: espressione di sé e dei propri interessi e valori, connessione con i coetanei e scoperta del mondo esterno.

La sfida si presenta quando ci si scontra con situazioni in cui tutto questo non dipende solo da se stessi oppure è necessario mediare tra i propri bisogni e quelli altrui. Per esempio quando un contatto pubblica una foto o un video senza autorizzazione; quando le impostazioni della privacy di una app non soddisfano i nostri bisogni di sicurezza, ecc.

Questi sono solo alcuni esempi di situazioni potenzialmente critiche.

Dati interessanti emergono dalla ricerca di Weinstein e James (2022) in cui i partecipanti hanno descritto alcune delle loro abitudini digitali, come ad esempio l’importanza della personalizzazione: del feed, decidendo a quali tipologie di contenuti esporsi; delle notifiche; delle tempistiche (se e quando mettere da parte lo smartphone); verificare post e video prima che vengano pubblicati; impostare filtri per la privacy; condividere o meno la posizione; gli esempi possono essere infiniti.

Rientrano nell’espressione di agentività digitale tutti quei comportamenti in cui, in modo autonomo e deliberato, si agisce nel mondo digitale in base ad uno scopo autodeterminato. Insomma in parole povere: quando sentiamo di avere il controllo dei mezzi che stiamo utilizzando.

Il ruolo degli adulti per costruire sane abitudini digitali

Quando si tratta dei più giovani la cosa più ovvia che viene in mente è che la responsabilità educativa ricade sugli adulti che fanno parte della loro vita quotidiana. In tal senso, sono proprio queste le figure cui fanno riferimento: genitori, insegnanti, educatori sono quelli che prendono decisioni che hanno un impatto sulla vita digitale dei ragazzi, come consentire o limitare l’uso dei dispositivi.

Riconoscere il loro ruolo crea le condizioni per stabilire delle strategie che possono aiutare a supportare la costruzione di un buon senso critico da parte degli adolescenti (Weinstein e James, 2022).

Questo può voler dire tante cose. Piuttosto che focalizzarsi sulla quantità di tempo speso online e porre limitazioni su questo, è più utile concentrarsi su ciò che l’adolescente fa durante questo tempo, esplorare quali sono le motivazioni e gli scopi che guidano le sue azioni, quali sono i suoi obiettivi e cosa gli fa bene e cosa meno; anticipare e discutere diversi scenari in cui potrebbe trovarsi, scenari ambigui, complessi, che possono essere fonte di stress.

Un dialogo aperto e sincero aiuta a diminuire l’ansia, promuove abilità comunicative, fa sentire agenti attivi e dà le basi per sviluppare autonomia.

Di pari passo con la crescita varia il livello di sostegno ed il grado di autonomia di cui i ragazzi hanno bisogno: se per i più piccoli è importante avere delle regole e dei limiti con una supervisione diretta, per i più grandi si può pensare ad un tutoraggio sempre meno legato alle regole in favore di dialogo e spazio per l’esplorazione.

In generale, è auspicabile che ci siano riflessioni a più livelli circa la funzione degli adulti: a loro spetta un ruolo che da un lato tuteli e dall’altro favorisca lo sviluppo di sane abitudini digitali.

 

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