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L’inquinamento digitale e il suo impatto sulla vita sociale – Psicologia Digitale

L'inquinamento digitale, l’impatto negativo dell'uso della tecnologia, si manifesta con stanchezza, bassa concentrazione, deterioramento di rapporti sociali

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 01 Lug. 2022

Essere sempre connessi può portare a quello che viene definito inquinamento digitale, che può avere un impatto negativo sul nostro benessere e sulla qualità delle nostre relazioni.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 31) L’inquinamento digitale e il suo impatto sulla vita sociale

 

L’uso dei dispositivi digitali occupa una fetta rilevante del nostro tempo: passiamo circa 6 ore connessi tra smart tv, smartphone e altri device (Report Wearesocial, 2020). Anche se ne facciamo usi diversi (giocare, ascoltare musica, guardare film, navigare sui siti, sfogliare i social, fare corsi online, ecc.), a prescindere da quale sia il mezzo, oggi siamo più connessi che mai.

Pensare che tutto questo tempo possa influenzare i nostri comportamenti e abitudini è un’ovvia conseguenza.

Tra tutti i dispositivi, lo smartphone è quello più rappresentato e usato. Nel nostro Paese ci sono più smartphone che abitanti, con circa 80 milioni di dispositivi attivi (Report Wearesocial, 2020) ed è facile capire come mai: un cellulare è piccolo e facilmente trasportabile, permette di essere connessi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, racchiude in un solo strumento innumerevoli funzioni e consente di fare più cose contemporaneamente.

Le nostre abitudini con lo smartphone

Che l’utilizzo degli smartphone sia quantomeno un’abitudine non deve dircelo la ricerca, basta fare una rapida ricognizione di quante volte lo abbiamo controllato nell’ultimo giorno; stando all’ultimo Global Mobile Consumer Trend report di Deloitte (2020), molto probabilmente almeno 80 volte.

Questo perché la gamma di azioni e attività che è possibile fare oggi con uno smartphone è davvero variegata: chat, social, mail, news, ecc. Tutte le volte che controlliamo il telefonino è solo e sempre per una qualche utilità? In realtà no. Essendo un’abitudine può dipendere anche da situazioni e stati emotivi, per esempio quando ci annoiamo alla fermata del tram è fonte di intrattenimento e distrazione. Per noi non è un’abitudine problematica anche quando lo facciamo molto frequentemente.

Secondo Oulasvirta e Rattenbury (2012) gran parte dell’uso degli smartphone è rappresentata da comportamenti di check, cioè sessioni molto brevi, ripetute spesso e distribuite in modo più o meno uniforme nell’arco della giornata, in cui controlliamo rapidamente qualcosa (l’ora, una notifica, ecc.); a seguire vengono comportamenti diretti ad azioni più prolungate, come stare sui social.

Al netto dell’utilità pratica, perché lo facciamo? C’è dietro un meccanismo di ricompensa. Infatti, secondo Oulasvirta e Rattenbury (2012), sono tre i tipi di ricompensa che ci fanno stare incollati allo smartphone: informativa, interattiva e di consapevolezza.

La prima riguarda tutte quelle informazioni “statiche”, come l’ora o un feed di notizie, quelle di cui l’utente usufruisce senza compiere azioni. La seconda, viceversa, include le interazioni come rispondere a una chat. Quello di conoscenza si riferisce all’essere informati in tempo reale o quasi, per esempio come quando aggiorniamo la casella di posta elettronica per vedere se sono arrivati nuovi messaggi; implica l’esserci. E noi ci siamo, sempre.

Che cos’è la digital pollution, l’inquinamento digitale

Tutte le attività legate al funzionamento di Internet e dei device digitali lasciano un’impronta significativa sull’ambiente: inviare un messaggio, utilizzare i social, giocare, streaming, ecc., sono attività che hanno un impatto in termini di consumo di energia non rinnovabile, emissioni di CO2, smaltimento di materiali, ecc. Analogamente, Agrawal (2021) definisce “digital pollution”, inquinamento digitale, l’impatto negativo che possono avere su di noi, sull’ambiente familiare e sociale tutta una serie di attività digitali, come: chat e messaggi, video, social network (Facebook, Twitter, LinkedIn, WhatsApp, ecc.), giocare online, essere connessi in generale. Si manifesta con stanchezza, mancanza di concentrazione, dolore diffuso, deterioramento dei rapporti sociali (Agrawal, 2021).

Anche se difficilmente ce ne rendiamo conto, tutto questo deriva proprio dalla nostra abitudine a essere sempre connessi: per esempio, abbiamo quasi sempre il cellulare vicino a noi, lo controlliamo molto spesso anche prima di andare a letto e come prima cosa al mattino, perfino durante la notte se ci svegliamo, lo usiamo per ascoltare musica quando camminiamo o guidiamo.

La Digital Pollution Scale

In uno studio pubblicato lo scorso anno, Agrawal (2021) non ha solo definito a cosa ci riferiamo quando parliamo di inquinamento digitale, ma ha sviluppato la Digital Pollution Scale per misurare l’impatto dell’uso eccessivo di smartphone, computer e smartTV sulle interazioni familiari e sociali. Secondo il modello di Agrawal, all’aumentare dell’uso di questi device (e quindi dell’inquinamento digitale) va a diminuire la qualità delle interazioni. Dovrebbe essere controintuitivo, in quanto non solo sono mezzi che ci servono per essere connessi (mai come ora siamo potenzialmente connessi con chiunque), ma consentono molte attività che possono essere condivise, come giocare o guardare un film.

Lo studio ha mostrato, invece, che più ci dedichiamo ai device, più in realtà ci isoliamo dal mondo fisico circostante per andare a immergerci in quello virtuale a portata di click; soprattutto lo smartphone è il maggiore imputato in questo. Anche senza arrivare a vere e proprie dipendenze, l’uso eccessivo può causare conseguenze negative sul nostro benessere emotivo e sociale (Roberts e David, 2016).

Sempre più distratti dai dispositivi digitali e scollegati gli uni dagli altri, secondo Agrawal (2021) ci troviamo di fronte a “un disturbo emergente”, poiché l’atteggiamento e il comportamento causato dall’eccessivo coinvolgimento con i dispositivi digitali ha un impatto negativo significativo sulla nostra vita sociale.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Agrawal, S. R. (2021). Digital Pollution and Its Impact on the Family and Social Interactions. Journal of Family Issues, 42(11), 2648-2678.
  • Oulasvirta, A., Rattenbury, T., Ma, L., & Raita, E. (2012). Habits make smartphone use more pervasive. Personal and Ubiquitous Computing, 16(1), 105–114.
  • Report ‘Digital 2020’. Wearesocial, 2020.
  • Report ‘Global Mobile Consumer Trends’. Deloitte, 2020.
 
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