Ad oggi, il modello animale più diffuso nel campo delle neuroscienze psichiatriche è quello dei roditori, ma l’enterocezione nell’uomo è radicalmente differente da quella nei ratti e si avvicina maggiormente a quella delle scimmie rhesus.
Amy (nome di fantasia) non sembra particolarmente infastidita dagli elettrodi che la dottoressa Bliss-Moreau le ha applicato sul corpo. I fili dell’elettrocardiografo forse sono un po’ una scocciatura, ma niente di insopportabile. La sua curiosa testolina fa capolino dal foro sulla parete superiore della scatola trasparente in cui è rinchiusa. I suoi occhietti vispi guizzano rapidi mentre, rapita, cerca di seguire sul monitor le figure che rimbalzano da una parte all’altra dello schermo: forme gialle e rosa si susseguono e rincorrono a velocità diverse, dando vita a un’allegra danza colorata.
Eppure, non tutte le figure catturano l’attenzione di Amy, simpatica scimmietta rhesus. Alcune infatti sono degne solo di una breve sbirciatina: sono quelle che danzano al ritmo del suo cuore. Le altre invece sono di gran lunga più interessanti per Amy e i suoi tre allegri compagni di gioco, tanto che si soffermano in media 0,83 secondi in più sulle figure che si muovono più velocemente e 0,68 secondi in più sulle figure che si muovono meno rapidamente rispetto al loro battito cardiaco.
Lo studio condotto da Bliss-Moreau et Al. (2022) fornisce quindi la prova che “come gli esseri umani, le scimmie rhesus sono in grado di percepire i segnali enterocettivi e di integrare questi segnali con le informazioni sensoriali esterocettive”. Insomma, le scimmie, proprio come noi, sono in grado di percepire il loro cuore pulsare e di integrare queste informazioni fisiologiche con segnali esterni! Non è incredibile?!
Ma perché tutto questo entusiasmo? Chiederete voi.
L’enterocezione, cioè la percezione dei segnali provenienti dal nostro corpo, è coinvolta in un ampio numero di funzioni, tra cui l’omeostasi e la coscienza di sé, influenza i processi cognitivi ed emotivi, gioca un ruolo determinante in diverse condizioni, come ansia, depressione, disturbo di panico, disturbi alimentari, disturbo correlato a uso di sostanze, disturbi dello spettro autistico.
Ad oggi, il modello animale più diffuso nel campo delle neuroscienze psichiatriche è quello dei roditori. Tuttavia, l’elaborazione enterocettiva nell’uomo e nei ratti, per non dire nei topi, è radicalmente differente.
Nei roditori sono coinvolte proiezioni dirette dal nucleo parabrachiale all’insula e alla corteccia prefrontale ventromediale assenti nei primati, mentre nelle scimmie (e nell’uomo) le informazioni enterocettive sono elaborate attraverso un sistema anatomico filogeneticamente nuovo che comprende l’insula, la lamina del tratto spinotalamico e il nucleo talamico ventromediale, consentendo la proiezione diretta di segnali enterocettivi sui circuiti talamocorticali.
Inoltre, l’insula dei primati è ben più complessa di quella dei roditori, è dotata di neuroni sensibili ai barocettori, i recettori presenti nei vasi sanguigni e nel cuore coinvolti nei meccanismi di mantenimento della pressione sanguigna a livelli costanti, e alcuni studi hanno mostrato come le scimmie possano influenzarli modificando così la propria frequenza cardiaca o pressione sanguigna in risposta a stimoli esterni, proprio come noi.
L’esperimento di Bliss-Moreau e colleghi (2022) aggiunge un nuovo elemento al quadro: le scimmie reshus integrano le informazioni enterocettive cardiache e le sensazioni esterne in modo molto simile agli esseri umani.
Per questo i primati come modello animale rappresentano il miglior candidato per lo studio dell’enterocezione, altro che topi! Si tratta di un modello animale più accurato, che ben si presta a manipolazioni del sistema nervoso sia centrale sia periferico anche attraverso modalità non invasive, e che potrebbe quindi segnare una rivoluzione nel campo della ricerca psichiatrica umana.