Un recente studio, pubblicato su Translational Psychiatry, condotto da Bishoff-Grethe, Wierenga e colleghi, ricercatori al dipartimento di Psichiatria dell’Università della California, ha indagato la relazione tra consapevolezza enterocettiva e anoressia nervosa in remissione, utilizzando per la prima volta la risonanza magnetica funzionale in combinazione con il paradigma del tocco affettivo piacevole.
L’ anoressia nervosa è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione caratterizzato da un’estrema restrizione calorica, un’inflessibile motivazione alla magrezza e da un’alterazione delle proprie forme e immagine corporea comportando un pericoloso calo ponderale (APA, 2013).
Le recenti ricerche nell’ambito di questo disturbo hanno sottolineato il ruolo centrale dell’interocezione, definita come l’abilità di percepire e integrare i segnali fisiologici provenienti dal proprio organismo, nell’esordio di tale psicopatologia e nell’eziologia del “lasciarsi morire di fame” e dell’esperienza disfunzionale con il proprio corpo e la propria immagine allo specchio: infatti persone affette da anoressia nervosa mostrano risposte cerebrali anomale nei confronti di stimoli fisiologici come il gusto, l’appetito e la sazietà, la distensione delle pareti gastriche, l’attenzione per i propri battiti cardiaci, i movimenti intestinali e il dolore (Strigo, Matthews, Simmons et al., 2013).
È noto che l’esperienza e l’interpretazione dei segnali provenienti dal proprio corpo costituiscono un eccellente meccanismo per comprendere e identificare gli stati emotivi di piacevolezza o disgusto e per motivare comportamenti cosiddetti goal-directed, cioè orientati ad uno scopo preciso (Craig, 2002).
Tuttavia le ricerche citate poc’anzi hanno indagato le alterazioni relative alla consapevolezza enterocettiva in pazienti con anoressia nervosa focalizzandosi esclusivamente su segnali corporei di tipo spiacevole come il dolore termico, neutrali come la consapevolezza del proprio battito cardiaco o sintomo specifico, cioè segnali enterocettivi legati al disturbo alimentare come il gusto, la fame o i movimenti intestinali, senza considerare la percezione di stimoli enterocettivi piacevoli.
Lo studio sperimentale
La nuova ricerca di Bishoff-Grethe, Wierenga e colleghi (2018) nasce proprio con l’intento di indagare tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI) le risposte cerebrali relative allo stato di anticipazione e di percezione di stimoli enterocettivi piacevoli. A questo scopo sono state confrontati un gruppo di 18 donne con anoressia nervosa in remissione (definito RAN) – che sono riuscite a mantenere il proprio peso superiore al loro peso ideale patologico senza far ricorso a metodi di compenso come vomito autoindotto o iperattività per almeno un anno e con un regolare ciclo mestruale – con un gruppo di controllo costituito da 26 donne senza alcuna patologia alimentare (CW).
L’idea sottostante tale studio è stata quella di esaminare come il gruppo RAN si differenziasse dal gruppo CW nelle risposte neuronali dei circuiti legati alla ricompensa e alla consapevolezza enterocettiva durante un compito che ha previsto un tocco piacevole e gentile sul palmo della mano o sull’avambraccio attraverso una spazzola morbida.
Entrambi i gruppi partecipanti sono stati istruiti a eseguire un compito mentre si trovavano all’interno dello scanner: ad ogni soggetto veniva chiesto di premere un bottone ogni volta che compariva uno stimolo visivo, una freccia all’interno di un box colorato, in corrispondenza della direzione della freccia (es. premere il bottone di destra se la freccia era diretta a destra).
Il box che conteneva la freccia cambiava colore a seconda delle condizioni sperimentali: nella prima condizione, di baseline, il box era grigio e la persona nello scanner aveva appreso in precedenza a non aspettarsi alcun stimolo tattile piacevole, nella seconda, il box giallo indicava al soggetto di aspettarsi con una probabilità del 100% lo stimolo tattile e infine nell’ultima condizione, quella con il box blu, prevedeva la somministrazione dello stimolo tattile con una probabilità minore rispetto la condizione precedente.
È importante sottolineare che tutti i soggetti sperimentali all’inizio e alla fine di ogni sessione hanno compilato il visual analog questionnaire (VAS) per indicare la percezione soggettiva, da un minimo di 0 a un massimo di 10, della piacevolezza o meno e dell’intensità del tocco.
In linea con la letteratura precedente, la ricerca di Bishoff-Grethe, Wierenga e colleghi (2018) ha evidenziato nel gruppo RAN un’alterazione dei segnali BOLD, quelli registrati dalla fMRI, nella condizione in cui il soggetto sperimentale si trovava ad aspettarsi e poi interpretare un segnale enterocettivo piacevole.
In particolare, differentemente da quanto osservato nel gruppo CW, in quello RAN si è osservata una riduzione del segnale BOLD nell’insula ventrale destra durante l’anticipazione del tocco piacevole e un’iperattivazione della stessa area nel momento in cui il soggetto riceveva effettivamente il tocco, suggerendo una differenza anomala e consistente nel segnale BOLD, nel gruppo RAN, tra la condizione di anticipazione e di processamento dello stimolo.
I soggetti del gruppo RAN con una ridotta risposta nell’anticipazione erano risultati anche maggiormente harm avoidant in associazione ad ansia e inibizione comportamentale mentre quelle con un’ipersensibilità durante il tocco affermavano un’intensità soggettiva maggiore durante l’esperienza del tocco.
Lo studio ha inoltre evidenziato come la ridotta risposta nella condizione di anticipazione fosse associata ad una maggiore distorsione nell’immagine corporea.
La ridotta responsività nella condizione di anticipazione di uno stimolo enterocettivo piacevole in associazione con alti punteggi di harm avoidance, insieme ad un’elevata intensità avvertita al momento effettivo del tocco, suggeriscono la presenza di un’abilità compromessa nel predire e nell’interpretare l’arrivo di uno stimolo fisiologico, enterocettivo (Bishoff-Grethe, Wierenga et al., 2018).
Questa conclusione ha delle importanti implicazioni clinico-terapeutiche in quanto evidenzia come nell’ anoressia nervosa potrebbe esserci una compromissione nell’anticipazione dello stimolo e una conseguente alterazione dell’esperienza dello stimolo stesso che potrebbe a sua volta impattare negativamente la propria immagine corporea e la propria autoconsapevolezza.
Il clinico pertanto dovrà tenere in considerazione il fatto che un miglioramento nell’anticipazione e nell’ascolto dei segnali enterocettivi salienti potrebbero migliorare l’autoconsapevolezza corporea della persona e migliorare di conseguenza la tolleranza di segnali enterocettivi inaspettati o aspettati.