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Il secretive eating in età evolutiva

Il secretive eating si presenta anche in età evolutiva e potrebbe essere un indicatore precoce dello sviluppo di un vero e proprio disturbo alimentare

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 05 Lug. 2022

Il secretive eating è caratterizzato dal mangiare furtivamente e nascondere l’evidenza di aver mangiato (Lydecker e Grillo, 2019).

 

Secretive eating e Binge Eating Disorder

Il “mangiare di nascosto” rientra tra i criteri del Binge Eating Disorder (BED): “mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite” (Lydecker e Grillo, 2019). Il secretive eating è un comportamento messo in atto da più della metà delle persone che cercano trattamento per il BED e le persone che presentano secretive eating e BED hanno una più grave psicopatologia alimentare e maggiori livelli di depressione (Lydecker e Grillo, 2019).

Tra i pazienti con Binge Eating Disorder, il secretive eating riflette una maggiore psicopatologia alimentare, anche se non un aumento nella frequenza degli episodi di binge eating o un maggiore BMI. Comprendere il secretive eating può fornire informazioni sulla gravità del disturbo alimentare e contribuire alla pianificazione del trattamento (Lydecker e Grillo, 2019).

Nonostante questo, secretive eating e Binge Eating Disorder non sono sovrapponibili; infatti, la segretezza non è sperimentata da tutte le persone con BED e gli episodi di alimentazione possono essere tenuti nascosti anche nelle persone senza BED (Lydecker e Grillo, 2019). La segretezza, per esempio, si riscontra anche in altri disturbi alimentari oltre al BED, come la bulimia nervosa, dove è legata alla vergogna e alle condotte compensative (Lydecker e Grillo, 2019).

Il secretive eating potrebbe quindi essere un indicatore precoce del fatto che gli individui possano sviluppare un vero e proprio disturbo alimentare (Lydecker e Grillo, 2019).

Secretive eating in bambini e adolescenti

Il secretive eating è relativamente comune in bambini (18.1%-27.2%) e adolescenti (34%) e associato a psicopatologia alimentare, depressione ed emotional eating (Lydecker e Grillo, 2019). Può essere legato alla vergogna per il mangiare o per il corpo, si associa a sintomatologia depressiva in adolescenti sovrappeso o obesi e può correlare con il binge eating, che a sua volta predice un eccessivo aumento di peso e l’esordio di sintomatologia alimentare.

È possibile che il secretive eating sia più comune tra gli adolescenti che tra i bambini per il fatto che gli adolescenti hanno più possibilità di avere accesso al cibo senza dover chiedere ai caregiver, grazie alla maggiore autonomia; inoltre gli adolescenti possono avere una maggior consapevolezza del secretive eating come comportamento problematico (associato alla vergogna) e quindi questo comportamento correla maggiormente con effetti negativi.

Dallo studio di Kass e collaboratori (2017) emerge come questo fenomeno possa comparire in associazione a pratiche malsane di controllo del peso, che potrebbero esacerbare un ciclo problematico di alimentazione e compensazione. È possibile che gli adolescenti in sovrappeso o con obesità sperimentino una maggiore consapevolezza del proprio peso corporeo e della propria immagine corporea con l’inizio della pubertà e successivamente si impegnino in pratiche alimentari malsane, ad esempio restrittive, per influenzare il proprio peso o la propria forma del corpo.

Lo studio suggerisce che promuovere una considerazione positiva del proprio corpo e pratiche alimentari sane possono essere accorgimenti fondamentali per ridurre il secretive eating e i comportamenti alimentari problematici ad esso collegati.

Il secretive eating può essere individuato prima di altre manifestazioni di un disturbo alimentare a causa della presenza di involucri di cibo in casa o di cibo mancante dalla cucina, di conseguenza questo comportamento potrebbe fungere da segnale di avvertimento e costituire un costrutto clinicamente significativo per lo screening dei disturbi alimentari.

Considerazioni conclusive

In conclusione, il secretive eating in bambini e adolescenti in sovrappeso o con obesità è associato all’aumentare dell’età e all’incremento della psicopatologia alimentare, suggerendo che questo comportamento potrebbe essere un marker di aumentato rischio per i disturbi alimentari. Lo screening di questo fenomeno può essere clinicamente utile per identificare i comportamenti di disturbo alimentare, sebbene siano necessari studi prospettici per valutarne l’impatto. Studi futuri potrebbero valutare se il secretive eating costituisca effettivamente un fattore di rischio per l’esordio di disturbi alimentari o se sia in qualche modo implicato nel loro mantenimento, come dato utile per la strutturazione del trattamento.

 

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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