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Gaslighting, una forma di manipolazione psicologica subdola e insidiosa

Segnali di gaslighting sono abusi verbali, nascondere informazioni alla vittima, isolare la vittima, indebolendo gradualmente la sua autostima

Di Rosanna De Luca

Pubblicato il 27 Lug. 2022

Aggiornato il 29 Lug. 2022 12:00

Il gaslighting è una forma di violenza psicologica che cerca di seminare dubbi in un individuo, facendogli mettere in discussione i propri ricordi, sentimenti e la propria sanità mentale. 

 

 Usando la negazione persistente, il depistaggio, la contraddizione e la menzogna, il manipolatore tenta di destabilizzare la vittima innescando sentimenti di colpa (Dorpat, 1994). Segni di gaslighting sono nascondere informazioni alla vittima, abusi verbali anche in presenza di terzi (non sai fare niente, non capisci niente, sei una stupida) e isolare la vittima dalle figure affettive di riferimento. Tutto ciò non fa altro che indebolire gradualmente la sua autostima (Greenberg, 2017). Queste tecniche di manipolazione sono usate da narcisisti e psicopatici i cui tratti principali sono la mancanza di empatia, il disinteresse circa le conseguenze del proprio comportamento e l’instaurare delle relazioni solo se da queste possono trarne vantaggi per se stessi (Stout, 2005).

Il gaslighting può verificarsi nelle relazioni private, nella scuola come forma di bullismo e sul lavoro come forma di mobbing. Il gaslighting sul posto di lavoro può verificarsi quando gli individui eseguono azioni che portano i colleghi a mettere in discussione se stessi e le loro azioni in un modo dannoso per la loro carriera (Portnow, 1997). La vittima può essere deliberatamente esclusa, oggetto di pettegolezzi o persistentemente screditata nel tentativo di distruggere la sua autostima (Young, 2016). Il gaslighting può essere commesso da qualsiasi collega e può essere particolarmente dannoso quando l’autore è qualcuno che riveste una posizione di potere. Il gaslighting, soprattutto quando è di lunga durata, può causare ansia, depressione e persino psicosi. I gaslighters inoltre proiettano i loro difetti sulla vittima e le rubano idee creative e meriti. Ad esempio, un capo abusivo incompetente cercherà di presentare la vittima come incompetente e si approprierà dei suoi meriti (Simon, 2011).

Dinamica del gaslighting

I tre modelli comportamentali più comuni che si presentano nelle relazioni di gaslighting sono il love-bombing, l’isolamento della vittima e l’atteggiamento caldo/freddo (Willis 2022).

Il Love-Bombing è presente all’inizio della relazione, tuttavia è difficile differenziarlo dal love-bombing che caratterizza le prime fasi di relazioni sane: i contatti colloquiali sono sempre più gratificanti e frequenti, non mancano complimenti, lusinghe e attenzioni. Possono tuttavia emergere comportamenti insoliti, ad esempio nello studio condotto da Willis et al. (2022), un partecipante ha riferito: “Dopo tre giorni ha detto di amarmi, il che mi è sembrato un po’ strano, ma non ci ho dato molto peso perché anche io sono stata travolta da lui poiché è piuttosto affascinante”. Questo dimostra come il love-bombing può confondere le vittime, facendo perdere loro la capacità di giudizio. Occasionalmente le manifestazioni di affetto inadeguate erano di natura materiale: “Ha continuato a inondarmi di regali costosi come gioielli, fiori e cene”. Il love-bombing svolgerebbe diverse funzioni. In primo luogo, indurrebbe le vittime a non dar credito al comportamento abusivo attuale e futuro del partner. Servirebbe inoltre a far sentire le vittime grate ma anche confuse sulla natura del loro partner e della relazione. Infine potrebbe essere usato come mezzo per isolare le vittime: “La stessa settimana in cui mi ha isolato dai miei amici ha detto di amarmi”.

L’isolamento della vittima. I tentativi di isolamento delle vittime da parte dei perpetratori spesso si  concretizzano attraverso l’espressione di opinioni negative sulle persone frequentate dalle vittime (amici, colleghi, familiari). L’isolamento delle vittime sembra svolgere tre funzioni. Innanzitutto aiuterebbe i gaslighter a evitare responsabilità, poiché le vittime essendo isolate non possono ricevere consigli da amici o familiari sul comportamento del partner. In secondo luogo, renderebbe le vittime più facili da controllare, poiché non hanno più una vita sociale. Infine, l’isolamento sociale contribuirebbe ad alimentare nelle vittime il senso di “perdere la presa” sulla realtà (Willis, 2022).

L’atteggiamento caldo/freddo consiste in un cambiamento imprevedibile del comportamento del gaslighter che passa da un estremo emotivo all’altro: “Ha smesso di parlarmi dal nulla, senza spiegazioni dopo che avevamo trascorso una notte insieme, un paio di mesi dopo l’inizio della relazione”. Questo modello comportamentale ha una varietà di cause, inclusi tentativi intenzionali di manipolazione o disturbi della personalità, inoltre genera incertezza e confusione nella vittima (Willis, 2022).

 I manipolatori accusano la vittima di essere “pazza”, “eccessivamente emotiva”, “troppo sensibile” o di essere “poco intelligente”, frequenti sono anche le accuse di infedeltà e di problemi di memoria. I gaslighters inoltre rivolgono alle vittime critiche riguardo il loro fisico e aspetto esteriore, così come definiscono i loro obiettivi “stupidi” ed “egoisti” e attribuiscono loro la colpa delle loro azioni al fine di evitare di assumersi la responsabilità. La vittima in un primo momento cercherà di difendersi, provando a far cambiare idea al partner, ma successivamente inizierà a sentirsi in colpa, entrando in uno stato di ansia e di allerta per paura di sbagliare di nuovo. Le conseguenze per le vittime sono insicurezza, perdita di fiducia in se stesse e nelle proprie capacità di giudizio, sensazione di confusione, inutilità, maggiore cautela e sfiducia negli altri, crollo dell’autostima (Willis, 2022). Stern (2018) afferma che il processo di gaslighting avviene in più fasi che talvolta si sovrappongono. La prima fase si caratterizza per l’incredulità della vittima che non riesce a comprendere il comportamento del gaslighter, che risulta ingiusto e anomalo, la vittima prova disorientamento. La seconda fase si caratterizza per il tentativo della vittima di difendersi cercando di convincere il partner che quello che dice è falso. La terza fase è quella della depressione. La vittima si convince che ciò che l’abusante dice riguardo se stessa è la verità, gli dà ragione e lo idealizza, emergono in questa fase sentimenti di rassegnazione, insicurezza e dipendenza. Il desiderio tipico delle vittime, che le cose prima o poi miglioreranno e che la persona cambierà è inutile e distruttivo, perché il gaslighter non cambierà mai per nessuno (Perdighe et al., 2022).

Profilo delle vittime

Leonore Walker (1979) attraverso il concetto di impotenza appresa di Seligman (1975) sviluppa la sua teoria sul “ciclo della violenza”: il soggetto dopo ripetute esperienze di violenza imprevedibili e difficilmente controllabili, apprende che non può fare niente per cambiare la situazione e si arrende. Questo stato di impotenza acquisita è caratterizzato da livelli elevati di paura, ansia e depressione che inducono il soggetto a non lasciare il partner. Le motivazioni a restare in una relazione abusante sono inoltre rintracciabili nella personalità dipendente, si tratta di individui bisognosi di accudimento, protezione e che temono l’abbandono e proprio per evitare che ciò accada assumono comportamenti sottomessi (Safran et al., 1990).

Il comportamento abusivo può assumere varie forme, ma la motivazione è quasi sempre la stessa: potere e controllo sulla vittima. L’abuso psicologico, specie se di lunga durata, può causare gravi danni psicologici e anche fisici alla vittima. Da una indagine condotta dall’Instat è emerso che a seguito di ripetute violenze psicologiche e/o  fisiche, più  della metà  delle vittime soffre di perdita di fiducia ed autostima, ansia, fobiaattacchi di panico, sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà a concentrarsi, deficit della memoria, dolori ricorrenti nel corpo, difficoltà nel gestire i figli, autolesionismo o idee di suicidio (Dati Instat, 2015). La società dovrebbe essere più consapevole degli effetti dannosi del comportamento umano abusivo nella sua varietà di forme ed essere pronta a offrire un adeguato aiuto medico, psicologico e legale alla vittima (Petric, 2022).

 

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