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Figli di internet (2022) di Lancini e Cirillo – Recensione del libro

Il volume "Figli di Internet" affronta il tema dei videogiochi, dei social network, delle relazioni virtuali, del cyberbullismo tra gli adolescenti

Di Annamaria Nuzzo

Pubblicato il 07 Lug. 2022

“Figli di Internet” è un repertorio di riflessioni e istruzioni su come gestire il rapporto che i giovani hanno con l’universo virtuale. Senza la pretesa di proporre ricette preconfezionate, ma con la volontà di offrire spunti di riflessione, costituisce una guida di facile lettura e comprensione, pur mantenendo la sua scientificità. 

 

Le domande a cui si tenta di fornire risposta, a detta degli autori, riguardano le prospettive e le modalità con cui leggere, interpretare, approcciare e gestire gli aspetti psicologico-affettivi implicati nel rapporto con i videogiochi, i social network, le relazioni virtuali, il cyberbullismo e tutta la vasta gamma di rischi presenti nel mondo del web.

Essenziale il concetto di società “onlife” (Floridi, 2017), che illustra efficacemente la nuova forma di esistenza in cui siamo immersi, dove i confini tra reale e virtuale sono abbattuti.

Il secondo capitolo è dedicato ad analizzare i compiti evolutivi adolescenziali, ossia il processo di separazione-individuazione dalle figure genitoriali, la mentalizzazione del sé corporeo in cambiamento durante la fase puberale, la nascita sociale, quindi la costruzione di un ruolo socialmente accettato tra i coetanei, la definizione e formazione dei valori personali.

Tali passaggi si realizzano in ogni epoca storica, sebbene il contesto socioculturale influenzi in modo decisivo le modalità in cui i compiti si declinano e realizzano. Nella società contemporanea, la diffusione di Internet e soprattutto le trasformazioni dei modelli educativi familiari, in direzione affettivo-relazionale, e dei modelli sociali, ora fondati sull’individualismo e la liberalizzazione delle scelte, hanno contribuito a inquadrare la fase adolescenziale in un’ottica sempre più narcisistica, ovvero centrata sul sé più che sull’altro.

Il testo dedica uno spazio importante all’analisi dei social network, ovvero delle reti sociali virtuali diffusesi negli ultimi anni, soffermandosi sui significati evolutivi dei social (capitolo 5), sulle relazioni virtuali che è possibile intrecciare grazie a essi (capitolo 6), sulla presentazione della propria immagine pubblica, mediante foto, video e post (capitolo 7).

Molto utile la sezione FAQ, dove è possibile consultare alcune domande frequenti dei genitori sul mondo social: “Esiste un’età «giusta» per aprire il profilo social? Cosa fare quando si scoprono immagini erotiche nel cellulare del proprio figlio o della propria figlia?” (Lancini e Cirillo, 2022)

Nella fase adolescenziale, l’immagine costituisce il canale privilegiato attraverso cui il corpo esprime al mondo le proprie verità estetiche, affettive e relazionali (Lancini e Cirillo, 2022). In particolare, nella società contemporanea, narcisisticamente orientata, il culto della bellezza è centrale, quindi mostrare e mostrarsi diventa essenziale. A tal scopo, il selfie – moderna forma di autoritratto – costituisce il comportamento più diffuso per dare voce al bisogno di valorizzazione e riconoscimento. Lancini e Cirillo (2022) evidenziano come, secondo alcuni studi, la pratica del selfie correla con la tendenza di attribuire all’aspetto fisico la principale fonte di valore personale.

Per gli adolescenti, le foto di sé assumono una funzione particolare di supporto alla costruzione dell’identità personale: scattarsi un selfie diventa l’occasione per un “laboratorio della propria immagine”, in cui si tenta di studiare il proprio corpo e l’effetto che può fare sugli altri, provando diversi look e/o tipologie di make-up (Lancini e Cirillo, 2022).

Il rapporto con la propria immagine risulta maggiormente complesso, pensando ai rischi che spesso gli adolescenti corrono quando l’autoscatto avviene in situazioni di pericolo per la propria incolumità fisica – per esempio, mettendosi a cavalcioni su un davanzale o sul cornicione di un grattacielo per scattare una foto da postare immediatamente sui social, in virtù del timore di piombare nell’invisibilità sociale – o quando l’autoscatto conduce a sovraesporre il proprio corpo denudato, in uno scambio di immagini intime con i coetanei (il cosiddetto sexting), mossi dall’urgenza di ricevere sguardi di approvazione, riconoscimento e valorizzazione (Lancini e Cirillo, 2022).

L’ottavo capitolo esamina attentamente il fenomeno del bullismo, come insieme di comportamenti fisici, verbali e relazionali, reiterati nel tempo, messi in atto da uno o più individui ai danni di un altro soggetto percepito come più debole, e il suo corrispettivo social, il cyberbullismo, come insieme di azioni aggressive, intenzionali, realizzate mediante strumenti elettronici, come i social network, foto e video, e-mail, chat e telefonate (Lancini e Cirillo, 2022). Gli autori tratteggiano diverse forme di cyberbullismo: i messaggi violenti e offensivi in flaming, harassment e cyberstalking, la denigration (pettegolezzi, dicerie), il cyberbashing (video di atti di bullismo), l’impersonation (furto dell’identità), outing e trickery (rivelare informazioni personali o ingannare la vittima), exclusion (l’esclusione da chat, gruppi social).

Viene proposta una specifica definizione e classificazione delle diverse forme di bullismo – diretto (offese, minacce, furto) e indiretto (esclusione dal gruppo, maldicenza) –, per poi dedicarsi alla dinamica bullo-vittima e al ruolo degli adulti (Lancini e Cirillo, 2022).

Il capitolo nono – prove estreme in internet – affronta più nello specifico l’incontro con sfide, comportamenti pericolosi e disfunzionali che vengono inneggiati in rete, una questione delicata che allarma fortemente i genitori delle nuove generazioni.

 Oltre a selfie estremi che ritraggono ragazzi e ragazze alle prese con comportamenti pericolosi, postati sui social network al fine di garantirsi visibilità e acquisire popolarità tra i coetanei, anche a costo di rischiare la vita, si assiste alla diffusione nel web di una serie di sfide, o challenge, piuttosto rischiose, una tra tutte è la «thin inspiration challange», fondata sull’istigazione alla magrezza e al controllo del corpo (Lancini e Cirillo, 2022).

È altrettanto preoccupante il fenomeno dei gruppi estremi, ovvero comitive di scambio e discussione su tematiche di sofferenza e disagio estremi: i gruppi noti al pubblico come “pro-Ana”, per l’anoressia, o “pro-Mia” per la bulimia, raccolgono soprattutto ragazze e giovani donne che si ritrovano a discorrere sul sintomo alimentare, sino ad assegnargli un nome (Ana o Mia); i gruppi sull’autolesionismo e il suicidio sono il ritrovo di chi vuole comunicare le possibili modalità con cui praticarsi tagli e ferite, l’ora e il giorno in cui pensa di darsi la morte, sino a speculare intorno all’idea del suicidio, sul piano filosofico-morale (Lancini e Cirillo, 2022).

“Ciò che avviene in questi gruppi è soprattutto una condivisione della propria sofferenza, riuscendo a superare il senso di vergogna grazie all’anonimato garantito dalla rete.” (Lancini e Cirillo 2022).

Dalle tradizionali sfide in strada ci si sposta sulla rete Internet, che diventa il nuovo territorio in cui gli adolescenti sfidano i limiti e sperimentano la fine dell’onnipotenza infantile. Tuttavia, è bene sottolineare come la partecipazione a sfide altamente pericolose di contatto con la morte arrivi dai ragazzi più vulnerabili, magari con difficoltà evolutive più marcate o privi di prospettive future (Lancini e Cirillo, 2022).

L’insuccesso amoroso, sociale, scolastico e il profondo vissuto di vergogna che ne deriva, possono rappresentare ferite narcisistiche intollerabili per gli adolescenti, capaci di dare avvio a forme di disagio psicologico anche molto severe come i disturbi alimentari, i tentativi di suicidio e il ritiro scolastico e sociale, a cui è dedicato l’ultimo capitolo (Lancini e Cirillo, 2022).

La decisione di ritirarsi dalla scuola e dalle scene sociali più in generale, molto spesso conduce questi ragazzi a sviluppare un rapporto strettissimo con la rete: la propria stanza diventa un bunker inaccessibile e l’ambiente virtuale l’unico canale di contatto con se stessi e con il mondo, consentendo una mediazione tra aspetti ideali e grandiosi del Sé e la realtà concreta.

Un accento particolare viene posto al fenomeno degli Hikikomori, termine coniato agli inizi degli anni Ottanta dallo psichiatra giapponese Saito Tamaki per indicare una fetta di popolazione giovanile, soprattutto maschile, che intraprendeva la volontaria strada dell’autoreclusione domestica, isolandosi dal contesto sociale, rinunciando a qualsiasi forma di relazione (Lancini e Cirillo, 2022).

A tal proposto, il testo propone un’analisi puntuale del mondo videoludico, dove spesso gli adolescenti ritirati si rifugiano, riportando una serie di evidenze scientifiche sui rischi, ma anche sulle risorse implicate nell’uso di videogiochi (per esempio, la valenza di palestra relazionale del videogame online insieme ad altri utenti), per poi soffermarsi sull’internet gaming disorder e concludere con qualche indicazione ai genitori.

In conclusione, Figli di Internet” invita a tenere in considerazione il valore dei comportamenti in rete e il rapporto che gli adolescenti hanno con i device tecnologici, in quanto estremamente significativi per comprendere maggiormente le complesse vicende affettive e relazionali che i giovani stanno vivendo in famiglia, a scuola e in tutti gli ambienti di crescita (Lancini e Cirillo, 2022).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Floridi L. (2017), La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello Cortina.
  • Lancini, M., & Cirillo, L. (2022). Figli di internet: Come aiutarli a crescere tra narcisismo, sexting, cyberbullismo e ritiro sociale. Edizioni Centro Studi Erickson.
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