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La dipendenza dalle cattive notizie, doomscrolling e doomsurfing

Con doomscrolling e doomsurfing ci si riferisce alla tendenza marcata a ricercare notizie negative online con conseguenze sulla nostra salute mentale.

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 04 Feb. 2022

Nei periodi di crisi e di incertezza cerchiamo informazioni che ci aiutino a comprendere ciò che succede, anche quando queste informazioni ci rendono ansiosi, tristi, preoccupati, si tratta del doomscrolling o doomsurfing.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 26) La dipendenza dalle cattive notizie, doomscrolling e doomsurfing

 

La pandemia da Covid-19, soprattutto a partire dai primi mesi dello scorso anno, ha coinciso con un’impennata dell’utilizzo di Internet e dei device digitali che ci sono serviti per lavorare, studiare, continuare con le nostre attività, rimanere in contatto con amici e familiari, essere informati.

Mai come in questo caso le incertezze sono state tante e abbiamo dovuto affrontare una situazione del tutto inedita con informazioni nuove e a volte contrastanti ogni giorno.

Le notizie negative hanno dominato l’agenda di giornali e canali di comunicazione governativi. A partire dall’appuntamento fisso quotidiano delle 18 con l’aggiornamento da parte delle autorità, siamo stati inondati da informazioni su ospedali al collasso, città chiuse, drastiche misure preventive, statistiche su casi, ricoveri e decessi, e, fino a non molti mesi fa, previsioni discontinue sul vaccino, tema tuttora accompagnato da non poche incertezze su tempistiche ed efficacia.

Il significato di doomscrolling o doomsurfing

Con doomscrolling e doomsurfing ci si riferisce alla tendenza marcata a ricercare notizie negative online con conseguenze sulla nostra salute mentale.

Si tratta di un fenomeno di cui si è cominciato a parlare da poco in relazione alla pandemia da Covid-19: per la prima volta nella storia durante eventi di portata globale abbiamo avuto la possibilità di usare così tanto nuove tecnologie, in alcuni casi inedite fino ad allora, e quindi di avere accesso in ogni momento ad un numero potenzialmente infinito di informazioni.

La parola deriva dallo ‘scrollare’ – ovvero da ‘scroll’ in inglese-  il movimento che facciamo quando siamo sui social (o comunque online) e facciamo scorrere il feed con le ultime notizie. ‘Surf online’ è un altro termine, un po’ meno utilizzato e un po’ meno recente, per indicare un generico navigare su internet. Aggiungere ‘doom’ (sorte avversa, destino tragico) serve poi a dare proprio una connotazione negativa a questo far scorrere sotto le nostre dita una sfilza di notizie avverse. È quello che abbiamo fatto in maniera massiccia soprattutto durante il primo lockdown, quello più duro per tutti e con maggiori incertezze (Ytre-Arne & Hallvard, 2021).

Controllare il numero di casi e di morti dovute al Covid19, cercare le ultime informazioni su nuovi sintomi e su come può diffondersi è qualcosa che va bene fare, ma quando parliamo di doomsurfing e doomscrolling ci riferiamo a farlo molto spesso ed in maniera insistente. Ciò porta ad intense emozioni di ansia, incertezza, preoccupazione, paura, angoscia, che a loro volta portano a difficoltà nel dormire, diminuzione dell’appetito e scarso interesse per attività che di solito piace fare (Anand et al., 2021).

Essere immersi in notizie negative

Secondo Anand et al. (2021) ci sono dei bias cognitivi che spingono molte persone a persistere nel doomscrolling. Farlo ci serve a dare un senso all’esperienza che stiamo vivendo ed a quello che sta succedendo nel mondo, ci aiuta a fare ordine in una situazione incerta e a riempire il vuoto informativo. L’aspettativa è di ampliare le prospettive, arrivare ad un maggiore senso di controllo (più ne so, più ne capisco, più posso controllare) e quindi ridurre i sentimenti negativi.

In realtà così facendo si ottiene l’effetto opposto: si finisce in una spirale di notizie negative ed incerte che porta ad un’ulteriore esacerbazione di paura e preoccupazione, in un circolo vizioso in cui gli individui sembrano rimanere intrappolati.

Se è vero che il doomscrolling indica il ricercare e leggere continuamente notizie negative, dall’altro non tutte le informazioni per noi hanno lo stesso peso e riserviamo loro la stessa attenzione. L’aspettativa di arrivare a informazioni positive o nuove prospettive sulla pandemia e quindi ridurre ansia, paura, preoccupazione, viene guidata da alcuni bias.

Infatti tendiamo a sottostimare rischi ed eventi negativi (bias di ottimismo) e nella nostra ricerca di informazioni assegniamo un peso maggiore alle prove che supportano la nostra ipotesi e, viceversa, diamo un peso minore alle prove che disconfermano la nostra prospettiva (bias di conferma) ed infine continuiamo le nostre ricerche per accumulare più info che supportano e sono coerenti con le informazioni che abbiamo visto per prime (bias di ancoraggio) (Anand et al.,2021; Park et al., 2020).

Si instaura un circolo vizioso, un loop in cui siamo motivati alla ricerca di informazioni nell’aspettativa che siano positive. Troviamo invece informazioni negative e persistiamo nella nostra ricerca, sviluppiamo sintomi emotivi negativi, ci sentiamo ansiosi, apprensivi e ciò aumenta il nostro livello di incertezza, il che ci spinge a navigare e ricercare ancora più informazioni.

Doomscrolling, una strategia di sopravvivenza

Siamo istintivamente portati a prestare attenzione a qualsiasi situazione potenzialmente pericolosa, soprattutto in periodi di incertezza, quando la ricerca di informazioni mira anche ad aumentare il nostro senso di controllo. Ne va della nostra sopravvivenza. Ma in un mare di informazioni abbiamo anche la preoccupazione di perderci qualcosa di importante. Così continuiamo a cercare.

Nella speranza di trovare informazioni che ci facciano sentire meglio e più in controllo, siamo anche più vulnerabili alle informazioni imprecise e incomplete che invece di aumentare il nostro senso di controllo vanno a validare paura, ansia, incertezza e ci spingono verso un costante bisogno di saperne di più e di fare doomsurfing o doomscrolling (Anand et al., 2021).

Il doomscrolling è quindi una strategia che mettiamo in atto in un contesto di crisi, di incertezza, di paura e di minaccia che è disadattiva nella misura in cui diventa eccessiva e porta ad intense emozioni di stress.
Ci vuole uno sforzo per fermarsi e prendersi una pausa, riuscire a monitorare l’impatto emotivo, separare le informazioni utili da quelle irrilevanti. L’aspetto fondamentale è riuscire a discernere dove sia il limite per noi tra l’essere informati, anche quando le informazioni sono negative, e quanto questo ci destabilizza e ci fa stare male.

 

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