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“Noi siamo uno. Terapia integrata per la prevenzione del trauma” – Salute psicofisica individuale e collettiva dopo la pandemia. Quali strade per far fronte all’incertezza? – Report del webinar

Il webinar "Noi siamo uno. Terapia integrata per la prevenzione del trauma" ha permesso una riflessione multidisciplinare sui risvolti psicofisici della pandemia

Di Debora Ferrantini

Pubblicato il 02 Dic. 2021

Dal 12 al 14 Novembre 2021 si è tenuto l’evento “Noi siamo uno. Terapia integrata per la prevenzione del trauma” per costruire una riflessione condivisa con professionisti della salute di diversa provenienza e impostazione teorica, sul tema dello stress e del trauma.

 

Con il patrocinio del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione, EMDR e Società Italiana di psico-neuro-endocrino-immunologia, l’esperienza della pandemia è occasione per la Dott.ssa Marta Zighetti, psicoterapeuta e terapeuta supervisore EMDR, e per l’associazione “Essere Esseri Umani”, per costruire una riflessione condivisa con professionisti della salute di diversa provenienza e impostazione teorica, sul tema dello stress e del trauma.

All’insegna di questi tre giorni di ascolto e partecipazione, 12, 13 e 14 Novembre, sembra esserci su tutto, prima di tutto, l’idea di integrazione: professionisti con competenze diverse, mente e corpo, individuale e collettivo, parola e immagine, persona e ambiente.

I 16 interventi sono stati condotti da esperti di psicologia, psicoterapia, neurofisiologia, filosofia, psiconeuroendocrinoimmunologia, teoria polivagale, EMDR, yoga, mindfulness, ma il livello significativamente articolato e complesso del convegno ha permesso di fare riferimento anche a temi di grande attualità come il rapporto fra salute e inquinamento e il problema della violenza sulle donne. Le parole chiave sono: ascolto, partecipazione, contatto, relazione, trasformazione.

Stress e trauma in pandemia

Uno dei primi interventi ad aprire, quello del Dott. Giovanni Tagliavini, psichiatra e psicoterapeuta, presidente di AISTED, offre una riflessione relativa alle differenze fra il concetto di trauma e quello di stress, specificando che per la maggior parte delle persone l’epidemia ha avuto a che fare più con dei vissuti da stress che con esperienze traumatiche. Se il trauma è un’esperienza di rottura, allo stress è possibile far fronte grazie alla resilienza.  “Per trauma in psicopatologia si intende un’esperienza minacciosa estrema, insostenibile, inevitabile, di fronte alla quale un individuo è impotente” (Hermann, 1992 b; Krystal, 1988, van der Kolk, 1996). Lo stress è invece una risposta psicofisica a compiti diversi, di natura emotiva, cognitiva o sociale che la persona vive come eccessivi. Se l’esperienza è stata traumatica per quei congiunti che hanno perso i loro cari, in una condizione di solitudine in ospedale, è stata invece più o meno significativamente fonte di stress per chi ha dovuto affrontare la quarantena, le restrizioni, la perdita temporanea del lavoro e delle possibilità di relazione.

Parlare di trauma apre alla possibilità per il Dott. Tagliavini di fare riferimento alla questione della violenza sessuale sulle donne, con riferimento nello specifico al concetto di “Finestra di tolleranza”. La nostra finestra di tolleranza è una risposta percettiva agli stimoli dell’ambiente e si situa in uno spazio che si muove fra una condizione di iper-arousal (situazioni percepite come attivanti) e ipo-arousal (situazioni percepite come inibenti). Nel corso di una violenza sessuale o di un tentativo di violenza sessuale è possibile che una donna vada incontro ad uno shock tale da provocarle una reazione inibente, di immobilizzazione, di difesa dalle emozioni, piuttosto che una reazione di attacco-fuga, con tutte le riflessioni che in ambito giuridico e penale ne conseguono.

Il vissuto di impotenza degli operatori sanitari

L’intervento successivo  è a cura del Prof. Aurelio Filippini, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche OPI di Varese. Il suo è un racconto molto intimo, personale. In qualità di infermiere racconta gli ultimi istanti di vita di molti pazienti Covid. La frustrazione, il dolore, l’impotenza generata dall’alto numero di morti, sono state accolte e contenute dall’affetto e dal sostegno dei colleghi e dei cari, ma anche dalla stessa esperienza di contatto con il paziente prima della morte, da quei momenti di profondità forse difficili da dire e da rappresentare. Il senso di vuoto e di freddezza che caratterizzavano i percorsi in auto, dall’ospedale a casa e da casa all’ospedale, facevano da contraltare angosciante, in tempi di zona rossa, ai ritmi duri e difficili dei turni, durante i quali però avvertiva la bellezza della vicinanza con gli altri. Il Prof. Filippini si chiede e ci chiede come partecipanti: “Quando il tempo è dolore? Quando è bellezza?” E ancora: “Quando è Kairos? Tempo giusto, opportuno, propizio e conveniente, che determina la buona occasione per l’incontro con l’altro”.

Processi infiammatori e sistemi infiammati

L’intervento del Dott. Bottaccioli, psicologo clinico neurocognitivo e Presidente Onorario SIPNEI, partendo dal presupposto che i sistemi psichici e biologici si influenzano reciprocamente, si concentra sul costrutto di “sistema infiammato”. Un corpo infiammato va incontro ad un’alterazione sistemica dell’organismo. Le cause possono essere: stress, alimentazione, obesità, sedentarietà, malattie infiammatorie, inquinamento, farmaci, condizione sociale, psicologica e relazionale. Alcuni studi evidenziano la correlazione fra disturbi dell’umore, ansia, schizofrenia, e alterazione del microbiota intestinale quando comporta uno stato infiammatorio dell’intestino. Con l’espressione “le parole della psiche diventano molecole e infiammano cervello e immunità” vengono illustrati i risultati delle ricerche che evidenziano la pericolosità dell’isolamento sociale, i possibili effetti della solitudine sulla prognosi, in seguito alla diagnosi di cancro. Se il rimuginio, e “la mente vagabonda” favoriscono un’alterazione dell’Ippocampo, l’isolamento sociale attiva in modo costante il sistema immunitario con conseguenze che hanno probabilmente lasciato il segno negli ultimi due anni, nello specifico su quei pazienti che hanno dovuto affrontare la malattia in reparti Covid o in altri reparti in condizione di solitudine. La riflessione sui “sistemi infiammati” invita a un’analisi circa l’incidenza dell’inquinamento sulla prognosi di pazienti affetti da Covid 19. Sulla base di quanto riportato dal relatore, il numero elevato di morti a causa del virus nella Pianura Padana si può spiegare anche osservando la relazione fra inquinamento e “processi infiammatori”. Le particelle sottili, le polveri fini, un’aria quindi ricca di PM, danneggiando gli alveoli polmonari, attiva i macrofagi in senso infiammatorio. Il sistema immunitario di chi è costantemente a contatto con un’aria inquinata può essere quindi epigeneticamente segnato in senso infiammatorio e contribuire allo sviluppo di una forma grave da Covid 19.

Covid-19: un j’accuse al pre-pandemia

In ambito psicosociale, il direttore del CENSIS, Dott. Massimiliano Valeri, sottolinea gli aspetti di continuità fra il periodo della pandemia e la condizione precedente, affermando che la diffusione del Covid, ha consentito un “J’accuse” rispetto ad uno stato di cose preesistente. L’epidemia viene interpretata come un acceleratore di tratti e caratteristiche che connotavano la nostra società già in precedenza. Se è vero che i reparti di terapia intensiva si sono trovati fortemente in difficoltà, è anche vero che fra le nazioni dell’Ocse, l’Italia era stata l’unica ad aver ridotto in modo così importante la spesa pubblica in ambito sanitario. Durante la pandemia il 9% dei ragazzi è stato escluso dalla didattica a distanza, ma già precedentemente si registrava un grave livello di abbandono in ambito scolastico. Lo stesso filo di continuità si riscontra rispetto al numero delle nascite e al problema dell’occupazione femminile. Ne deriva che il problema è di natura identitaria e che la nostra società è passata da una comunità in cui vinceva il modello dell’ascensore sociale, alla società dell’incertezza, del rancore diffuso. Se il mondo materiale e quello psicologico si influenzano reciprocamente, quali ricadute sul piano psicologico e sociale per i giovani? Com’è possibile aiutarli affinché costruiscano la speranza e la fiducia nei loro mezzi e nelle loro possibilità?

EMDR e pandemia

Tornando all’area psicoterapeutica, la Dott.ssa Isabel Fernandez, presidente associazione EMDR Italia e EMDR Europa, descrive la rilevanza dei trattamenti EMDR negli ospedali e nei servizi sanitari, presso carceri e varie associazioni durante l’ultimo anno. Le persone sono andate incontro a problemi legati a incredulità e negazione, senso di vulnerabilità, isolamento, minaccia, sopraffazione, eccessiva rapidità, affidamento, adattamento, connessione. È stato importante raggiungere gli operatori sanitari nei luoghi di lavoro in cui si trovavano, senza che questi stessi si trovassero nella condizione di dover richiedere un aiuto o un intervento. L’obiettivo dell’associazione è stato quello di focalizzare il trattamento su incontri di gruppo che riducevano il dispendio di energia e di tempo. Gli operatori sanitari hanno dovuto affrontare con maggiore frequenza problematiche legate a:

  • Timore della stigmatizzazione per il ruolo svolto
  • Stress causato dai dispositivi di protezione
  • Timore di contagiare gli altri
  • Elevato numero di morti

Nel resto della popolazione sono emersi principalmente problemi legati a stati depressivi, evitamento, confusione, disturbo da stress post traumatico, perdite, lutti professionali e relazionali, aggressività e rabbia verso le istituzioni e all’interno del contesto familiare.

Hatha Yoga

Infine, Paolo Proietti, Maestro esperto CSEN/CONI, ha introdotto il primo fra gli ultimi interventi, che sono stati di natura prevalentemente esperienziale. Ha evidenziato l’utilità di questa pratica, l’Hatha Yoga, in condizioni di stress, ma anche in funzione del mantenimento e del raggiungimento della salute. L’Hatha Yoga è una tecnica che prevede la recitazione di mantra, visualizzazioni, concentrazione e meditazione. Non tralasciando gli aspetti teorici della disciplina, ha posto in evidenza alcune correlazioni fra EMDR e Hatha Yoga, la teoria di Hillman e Hatha Yoga, oltre ai risultati di alcuni studi in ambito neurofisiologico. La parte finale del webinar, concentrata maggiormente sul piano fisico dell’esperienza, ha permesso di elaborare con maggiore fluidità il livello di complessità suggerito dai tanti interventi e la rilevanza delle domande suscitate.

 

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