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Immagine di sé e sessualità in pazienti oncologici

La chemioterapia può dare effetti collaterali come nausea, vomito, affaticamento e alopecia, impattando anche sull'immagine di sé dei pazienti oncologici

Di Sabino Mutino

Pubblicato il 02 Dic. 2021

Sebbene la vita dei pazienti oncologici muti in seguito alla diagnosi o ai trattamenti, non molto spazio viene dato a come le relazioni col partner e la sessualità possano modificarsi in relazione ai cambiamenti dell’immagine di sé.

 

Gli effetti positivi per i trattamenti locali dimostrati dalla chemioterapia hanno ampliato il suo utilizzo (Nygren, 2001) ma, nonostante i suoi benefici, questo intervento può comportare degli effetti collaterali: tra i più comuni nausea, vomito, affaticamento e alopecia (Kayl & Meyers, 2006).

Pazienti oncologici e alopecia

Poiché i capelli spesso possono rappresentare un simbolo di bellezza o maturità, la loro perdita rappresenta un evento significativo tale da intervenire sulla percezione di crescita personale, attrattività o morte (Helms, O’Hea & Corso, 2008). Sebbene gli uomini tendano a vedere la perdita di capelli come una conseguenza logica del loro trattamento, le donne tendono a correlarla maggiormente a esiti infausti della malattia: quest’ultime sono maggiormente predisposte all’uso di parrucche, anche per evitare lo stigma sociale di malato e per non perdere la propria identità. L’alopecia è inoltre correlata al modo di vedere il trattamento: se questo sarà considerato benefico, la perdita di capelli sarà accettata come il “prezzo da pagare” al fine di guarire; se la chemioterapia viene vista invece come un trattamento distruttivo, l’alopecia sarà percepita come una sofferenza e come una perdita di sé che influenzerà la qualità di vita del paziente (Rosman, 2004).

Affrontare la realtà sociale in seguito alla perdita di capelli risulta essere più difficile: i pazienti tendono ad intraprendere meno attività quotidiane e rapporti sociali, influenzando in tal modo la qualità di vita e l’autostima (Kim et al., 2012). La forte angoscia che accompagna questa conseguenza del trattamento, sembra però essere mitigata nel momento in cui i pazienti vengono informati dai sanitari, affrontando meglio questo evento rispetto a quelli che non lo sono (Rosman, 2004; Frith, Harcourt & Fussell, 2007). Si è notato come i pazienti ai quali erano mostrate preventivamente immagini di calvizie e parrucche, avessero un’angoscia da alopecia significativamente più bassa rispetto a coloro che non le avevano viste (McGarvey et al., 2010); inoltre la comunicazione sanitaria focalizzata sui sintomi quotidiani dei trattamenti e il sostegno sociale possono contenere l’impatto di tale conseguenza sulla qualità di vita (Rosman, 2004).

In quanto simbolo visivo del trattamento, l’alopecia può causare sentimenti di imbarazzo, rabbia, perdita di forza fisica o di vitalità e aumentare il rischio di depressione maggiore o disturbo d’ansia; può inoltre comportare una confusione dell’identità di genere in un contesto sociale: la perdita dei capelli può influenzare, fino a perderla, l’identità delle ragazze a causa della confusione degli altri sul loro genere; i ragazzi tendono invece a raffigurare l’alopecia come un’esperienza che permette loro di esplorare l’identità e sfidare le norme interiorizzate sul proprio aspetto sociale (Dua et al., 2017).

Pazienti oncologici e immagine corporea

Un altro tipo di intervento che si può effettuare in seguito a diagnosi tumorale è rappresentato dalla chirurgia: questa si è visto provochi un’alterazione della percezione dell’immagine corporea, in particolare nei soggetti più giovani, che sperimenterebbero maggiore ansia qualora questo intervento dovesse rivelarsi deturpante (Dropkin, 1999).

Il cancro al seno è il più frequente tipo di neoplasia diagnosticabile nelle donne: il seno rappresenta un simbolo di femminilità e maternità e, dal momento in cui la paziente dovesse subire un intervento chirurgico (nodulectomia o mastectomia), si potrebbero verificare conseguenze negative in ambito di funzionamento psicosociale, particolarmente nel senso di fiducia, umore, stima, sessualità, autocompiacimento e qualità di vita (Helms et al., 2008). Inoltre operazioni invasive sul corpo potrebbero comportare preoccupazioni per aumento o perdita di peso e sul probabile rifiuto del partner, con conseguenti problemi sessuali e maggiori difficoltà a comprendere i propri sentimenti (Fobair et al., 2006).

I vari trattamenti sono infatti associati a diverse aree della qualità di vita: alterazioni fisiche del corpo, oltre all’alopecia e al cambiamento di peso, anche relativamente a terapie ormonali che modificano le caratteristiche sessuali secondarie, possono comportare problemi all’immagine di sé. Il rischio di infertilità, la disfunzione erettile e la riduzione della libido potrebbero aumentare infatti il rischio di isolamento fisico ed emotivo nei confronti del partner. Nonostante la scarsità di ricerche in quest’ambito, anche numerosi fattori concomitanti possono comportare tali difficoltà: oppioidi prescritti per alleviare il dolore o antidepressivi per trattare ansia e depressione possono portare ad una diffusione dei problemi sessuali che può toccare anche il 90% dei pazienti oncologici (Hodern, 2008).

Particolarmente per le donne, può essere difficile accettare il proprio corpo in seguito ai trattamenti oncologici, anche a causa delle cicatrici, del cambiamento di colore della propria pelle o dei drenaggi. Inoltre, possono non riuscire ad impegnarsi in attività sessuali a causa della secchezza vaginale che può provocare dolore durante i rapporti. Anche la perdita di massa muscolare, in seguito al fermo dovuto dalla somministrazione dei trattamenti, può creare disagio a causa della fatica maggiore che si riscontra nell’atto sessuale e, allo stesso modo, l’incontinenza urinaria o intestinale possono provocare disagio per paura di un incidente (Hughes, 2009).

L’abbandono dell’attività sessuale può, per alcuni, essere anche un segno di “lasciarsi andare” o di una preparazione alla morte: il supporto del partner però può condurre ad una maggiore accettazione dei cambiamenti dati dai trattamenti (Rice, 2000), a testimonianza di come il sostegno sociale sia fondamentale per limitare il distress che la malattia oncologica comporta (Zebrack et al., 2015).

 

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Sabino Mutino
Sabino Mutino

Laureato in Psicologia Clinica

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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