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Giornata Internazionale della Gentilezza: gli effetti positivi dell’essere gentili verso gli altri e noi stessi

Oggi si celebra la Giornata Internazionale della Gentilezza. Cos'è la gentilezza? Perché è importante parlarne? È possibile allenarci ad essere gentili?

Di Marina Morgese

Pubblicato il 13 Nov. 2021

Aggiornato il 02 Nov. 2023 13:44

Il 13 Novembre si celebra la Giornata Internazionale della Gentilezza – Scopriamo cos’è la gentilezza, perché è importante parlarne, quali sono i benefici che porta nelle nostre vite e come allenarla

 

La gentilezza nelle parole crea fiducia. La gentilezza nel pensare crea profondità. La gentilezza nel dare crea amore
 (Lao-Tzu)

 

La gentilezza è considerata una virtù e parte integrante dell’etica. In filosofia, la gentilezza è definita come una preoccupazione genuina e profonda per gli altri (Schopenhauer, 1840/2006). La gentilezza riflette dunque una particolare sensibilità per gli altri, oltre che per se stessi. In altre parole, essa è un atteggiamento premuroso nei confronti della vita, che crea significato e scopi. Implica anche una comprensione genuina della preziosità di ogni vita nella sua unicità. Essere gentili richiede consapevolezza delle emozioni e degli stati d’animo propri, degli altri e della relazione tra questi (Malti, 2020).

Gentilezza e benessere

Perché celebrare la Giornata Internazionale della Gentilezza? Perché è importante parlarne?

Innanzitutto, la gentilezza richiama l’altruismo e l’altruismo richiama la cooperazione. Sappiamo benissimo quanto la cooperazione tra i membri di una specie sia fondamentale per garantirne la sopravvivenza. Inoltre connetterci con gli altri attraverso atti gentili ci consente di soddisfare i nostri bisogni psicologici di base di relazione e appartenenza. La gentilezza ha dunque effetti positivi a livello sociale di cui siamo pienamente a conoscenza. E a livello individuale cosa accade?

Ricordiamoci l’ultima volta in cui abbiamo compiuto un atto gentile, probabilmente ci sentiremo subito bene, sentiremo un senso di soddisfazione, un “bagliore caldo” che accende i nostri sistemi di ricompensa del cervello. La gentilezza non solo fa bene, ma ci fa anche bene. Compiere atti di gentilezza può aumentare la soddisfazione per la vita, l’umore positivo e l’accettazione da parte dei pari. Può stimolare il rilascio di serotonina e ossitocina, riducendo così paura e ansia. Per gli adolescenti, essere gentili può aumentare l’autostima. La gentilezza ci rende felici.

Oltre ai vantaggi psicologici, la ricerca lega anche il comportamento di aiuto a una migliore salute fisica. In uno studio sono stati monitorati più di 7.000 adulti statunitensi, scoprendo che coloro che fanno volontariato sono più attenti alla prevenzione medica rispetto a chi non fa volontariato (Kim & Konrath, 2016). In un altro studio, gli anziani che hanno speso soldi per gli altri avevano una pressione sanguigna più bassa rispetto a quelli che hanno speso soldi per se stessi (Whillans, A. V., et al., 2016).

Lyubomirsky e i suoi colleghi hanno persino scoperto che le persone che hanno compiuto atti di gentilezza, ovvero qualsiasi azione che implichi aiutare, condividere o prendersi cura degli altri, hanno mostrato miglioramenti nell’espressione genica associati a un profilo immunitario più sano (Nelson Coffey et al.. 2017).

Consigli per allenare la gentilezza

In occasione della Giornata Internazionale della Gentilezza, riportiamo alcuni consigli per allenarsi ad essere gentili. Per la psicoterapeuta e autrice di The Kindness Cure, la dottoressa Tara Cousineau, la gentilezza è un momento di connessione umana. Poiché ogni interazione porta con sé una potenziale minaccia e una potenziale ricompensa, ci vuole coraggio nel connettersi all’altro. Ma come allenarci a diventare più gentili?

Ecco i tre consigli della Dott.ssa Cousineau (2018):

  • Inizia da te stesso


Le persone possono essere straordinariamente scortesi con se stesse quando parlano della loro vita, senza riuscire neanche a rendersene conto. Come dice la Dott.ssa Cousineau: “Se ascoltiamo con attenzione il nostro dialogo interno, molto probabilmente non diremmo le stesse parole a qualcuno che amiamo: ‘non sono abbastanza bravo, non sono abbastanza intelligente, non sono abbastanza’. Siamo impantanati nei rimpianti o nelle preoccupazioni“. La chiave per imparare a essere più gentili con noi stessi risiede nell’autocompassione che si basa su tre pilastri: auto-gentilezza (trattare te stesso con la gentilezza e la comprensione che mostreresti a qualcuno che ami), comune umanità (riconoscere che non sei solo nel tuo dolore e che la sofferenza è un’esperienza umana condivisa), e consapevolezza (mantenere le proprie esperienze negative così come sono, senza sopprimerle o identificarsi eccessivamente con esse).

  • Coltiva il tuo istinto di gentilezza


Alcune persone tendono ad essere più empatiche di altre. In generale, tuttavia, tutti nasciamo con un istinto di gentilezza (compassione). Il nostro sistema nervoso si è evoluto per avere una sensibilità molto sintonizzata nel prendersi cura degli altri. Darwin considerava l'”istinto di simpatia” come uno dei più forti istinti umani che ha aiutato la nostra specie a sopravvivere e prosperare (Pogosyan, 2019). È questo istinto che dobbiamo coltivare, secondo Cousineau, rafforzando il nostro muscolo della compassione. Un modo per coltivare la compassione e la gentilezza è attraverso la meditazione. Un esercizio consigliato dalla Dott.ssa Cousineau, ripreso dalla Dott.ssa Barbara Fredrickson, consiste nel chiudere gli occhi, pensare a qualcuno della nostra vita che amiamo e mandare a questa persona degli auspici di benessere, amore e sicurezza ripetendo in silenzio: “Possa tu sentirti al sicuro, possa tu sentirti felice, possa tu sentirti sano, possa tu vivere con facilità“. Dopo aver espresso questi sentimenti affettuosi, ripetiamo in silenzio le quattro frasi pensando questa volta di indirizzarle a qualcun altro. Non dobbiamo poi dimenticare di inserire anche noi stessi nel nostro circolo meditativo di compassione (“Possa io sentirmi al sicuro, possa io sentirmi felice…”). L’esercizio di meditazione può essere svolto più volte, espandendo gradualmente la cerchia di persone. Praticare questa meditazione regolarmente può aumentare l’auto-compassione e diminuire l’autocritica.

  • Trova il modo di essere gentile

Per coltivare la gentilezza come pratica, la Dott.ssa Cousineau ci invita a riflettere su una domanda chiave: come posso trovare il modo di portare gentilezza nella mia giornata, sia per me che per un’altra persona? Potremmo cercare qualcosa di generoso da dire sulle persone con cui stiamo interagendo. Potremmo trovare modi per essere utili agli altri. Potremmo ricaricare le nostre giornate con momenti di gratitudine e apprezzamento, cura e curiosità. Potremmo rivolgerci a noi stessi con la gentilezza che desideriamo ricevere dagli altri attraverso l’auto-compassione e la cura di sé. Ciò include diventare consapevoli quando ci sentiamo sopraffatti, sofferenti e quando i nostri sistemi di minaccia vengono innescati. Dopotutto, come osserva Tara Cousineau, lo stress è spesso ciò che ostacola la gentilezza. Alla fine della giornata, sarebbe utile concentrarsi sulle cose che sono andate bene e notare cosa succede. Forse sentiremo un sentimento positivo pervadere il nostro corpo e la nostra mente, concediamoci il piacere di lasciarci inebriare da tale sensazione.

 

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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  • Cousineau, T. (2018) The Kindness Cure: How the Science of Compassion Can Heal Your Heart and Your World. New Harbinger Publications. Oakland, CA.
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