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“Redenzione” il primo singolo tratto da “Essenziale”, il nuovo album di Massimo Priviero uscito il 1 ottobre

Recensione del primo singolo intitolato 'Redenzione' del nuovo album 'Essenziale' di Massimo Priviero, brano dedicato alla pandemia e al periodo post covid

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 14 Ott. 2021

Redenzione nasce nel pieno della pandemia, quando il mondo ha trovato conforto nella musica che ha aiutato a sentire ed amplificare un sentimento di condivisione, facendoci sentire meno soli, uniti ad affrontare un nemico comune. Uniti e per questo più forti.

 

Lo spazio temporale della canzone è quello post Covid, di un paese che sta cercando di ripartire dopo lo sconvolgimento causato dalla pandemia. Si cerca di guardare avanti pur non essendo ancora liberi dai vincoli e dai timori che sono nostri compagni ormai da un anno e mezzo.

All’inizio, nel febbraio 2020, nessuno aveva immaginato quello che stava per travolgerci, la sorpresa e il senso di disorientamento erano più forti della paura.

Nella primavera 2020 – racconta Massimo Priviero – mi ritrovai forzatamente chiuso in casa. Naturalmente, come gran parte del mondo. Confesso che all’inizio mi sentissi molto più sorpreso che terrorizzato. Ovviamente, parecchio intristito dalla quantità di quotidiane vittime innocenti a seguito di quel che abbiamo vissuto. Scrivere e comporre era quanto di più naturale potesse accadermi. Allo stesso modo, chiaro che hai tanto tempo per riflettere, per guardare dentro di te.

Con il passare delle settimane, poi dei mesi, si è fatta strada l’idea che quello che stava succedendo ci stava soverchiando. Ci siamo sentiti sempre più piccoli e impotenti in balia di qualcosa di incontrollabile che stava ridimensionando in modo irreversibile quell’eterno desiderio di onnipotenza che ci portiamo dentro. Cominciano a emergere debolezze, contrasti e fragilità che forse senza che nemmeno ce ne accorgessimo ci stanno dominando.

Avevo spesso questi pensieri mentre scrivevo, parlavo a me stesso, mettevo in fila immagini, tante immagini, fatti che ben sapete, poveri sempre più poveri, sempre di più, pezzi di mondo emarginati in mille modi, crisi ambientali come non ne abbiamo mai viste, trionfo dell’indifferenza, generazioni schiave di tecnologia e di rapporti umani falsati, drammi sul colore della nostra pelle.

​Apri anima e testa per sentire di più
Non lo vedi tuo figlio che cerca un lavoro
E il tuo benessere a debito che fotte il futuro
Globalizzati e ubriachi di tecnologia
Figli di grandi fratelli e bella democrazia
Te li immagini i cristi davanti a un confine
Con esistenze dal costo di un pezzo di pane
Tra volontari di pace perseguitati ogni giorno
Mentre gli idioti contenti qui ballano intorno

Da qui il pensiero che forse, in qualche modo, questo mondo deve finire, finire per poter ricominciare attraverso una sorta di redenzione umana:

Ma sembra la fine, sembra la fine
Sembra la fine del mondo che abbiamo visto noi

È in questo preciso momento, con questo stato d’animo, che nasce Redenzione:

La rabbia, la paura, la denuncia, il bisogno di amore e di purificazione. Il menestrello solo nel mezzo di una strada che suona e canta quel che i suoi occhi vedono e quel che la sua penna scrive da sola, invitando il mondo ad aprire la sua finestra. La finestra della mente e finestra dell’anima.

Eppure le contraddizioni del mondo sembrano non attenuarsi nemmeno con la pandemia. Su una presa di coscienza seria e un’onesta autocritica sembra prevalere una voglia di leggerezza sterile:

Lo vedi bene anche tu cosa siam diventati
​Indifferenti al mercato finché siamo scaduti
​Uomini senza le facce che chiamiamo gente
​Intossicati dal troppo, dal troppo di niente
​Governati da inetti e nullità senza fine
Banditi del tuo domani e senza bene comune
Terrorizzati dal gioco dell’economia
Contiamo morti innocenti di un’epidemia

Strano però, scrivevo strofe su strofe, anche cariche di peso, di denuncia di rabbia, di fame di giustizia, dategli voi il nome. È una cosa difficile da fare oggi, in un tempo in cui parliamo di bisogno di leggerezza che il più delle volte è desiderio di non vedere, è una grande bugia che ci raccontiamo, il fatto è che abbiamo fatto coincidere la leggerezza con l’indifferenza e spesso col cinismo.

Sento molto dire: “Con quel che abbiamo passato vuoi che non sia ora di divertirci e di metterci tutto alle spalle”, bene avremmo un mondo libero di essere più scemo e pure più criminale giustificato da quello che abbiamo passato, oppure verrà un giorno in cui cercheremo una nuova strada e una nuova salvezza, soprattutto per chi verrà dopo di noi.

Siamo schiavi del mercato, schiavi dei soldi, siamo uomini contenti di vivere senza alcuna idealità, senza domani, uomini illusi di vivere senza domani, non lo vediamo neanche il domani.

C’è l’amara considerazione che di questo fardello d’indifferenza e superficialità non siamo ancora riusciti a liberarci, ma resta anche viva la speranza che almeno per alcuni si possa essere aperto uno spiraglio di consapevolezza, magari proprio attraverso la musica.

Non ho creduto per un solo momento che il mondo sarebbe uscito migliore da quel che ha vissuto. La mia resistente idealità non è illusione. Credo, questo sì, che alcune minoranze possano aver trovato invece nuova forza dentro a una tragedia. Il bisogno di redenzione e se volete di conoscenza, oltreché essere un fatto molto individuale, riguarda essenzialmente loro.

Eppure mi sono trovato assurdamente felice mentre scrivevo e incidevo redenzione, eppure mi aspettavo e mi aspetto ancora che una minoranza di pazzi o di santi possa sentire la chiamata a raccolta del menestrello (…) aspettando altre voci che si aggiungano alla mia, come succede alla fine di questa canzone che inizia da sola in mezzo a una piazza vuota ma che poi si riempia di suoni, di altre voci, di altre menti, di altre anime.

L’ascolto di Redenzione innesca un processo che recupera i ricordi e contribuisce a creare la colonna sonora della nostra vita.

L’arte, e la musica nello specifico, è fonte di benessere emotivo e nutrimento interiore, ha potere salvifico, specie nei momenti di sofferenza.

A volte, nei mesi passati, richiusi tra quattro mura, abbiamo assistito a esibizioni improvvisate e concerti in streaming, talvolta spinti più dalla voglia di apparire e riappropriarsi di un palcoscenico che da una reale esigenza artistica. Ma la MUSICA è altro, la musica ha bisogno del contatto col pubblico, non si può fare da soli, in casa. È collettività e fisicità.

La musica ha bisogno di tornare nelle piazze e nei teatri, ed è li che troveremo Redenzione.

 

Guarda il video di Essenziale, di Massimo Priviero:

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Priviero, M. (2021), Essenziale (CD audio), Milano, Ala Bianca/Warner
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