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L’11 Ottobre si celebra il Coming Out Day – La differenza tra coming out e outing

Coming Out Day: l'11 Ottobre è la Giornata Internazionale del Coming Out. È importante celebrare la giornata e sensibilizzare per ridurre stigma e ostacoli

Di Greta Riboli, Luca Daminato, fluIDsex

Pubblicato il 11 Ott. 2021

Aggiornato il 30 Giu. 2022 16:51

Oggi è il Coming Out Day, una giornata che ha l’obiettivo di celebrare le varie sfumature identitarie. Con questo articolo cercheremo di illustrare la differenza tra coming out e outing e capiremo le implicazioni di queste due azioni.

 

Oggi è il Coming Out Day, una giornata che ha l’obiettivo di celebrare le varie sfumature identitarie. “Coming out” e “outing” sono ad oggi divenuti rapidamente termini di uso comune e, come spesso accade quando adottiamo vocaboli stranieri si può inciampare in storpiature di significato. Con questo articolo cercheremo di illustrare la differenza tra coming out e outing e capiremo le implicazioni di queste due azioni.

Coming out e outing: quale differenza

Immaginiamo il caso di un ragazzo di 14 anni, Giovanni, che vive in un piccolo paese e sta iniziando ad esplorare la sua affettività e sessualità. Giovanni, tuttavia, sa che i suoi genitori sono ostili nei confronti delle persone LGBTQ+, perché li sente i loro commenti quando guardano la televisione, e vive la propria esplorazione affettivo-sessuale con grande sofferenza. Un giorno, dopo scuola, decide di fare coming out con Marta, la sua migliore amica. Gli racconta che gli piace Marco, un ragazzo dell’altra classe e che sente di essere bisessuale. Compiendo questa azione, facendo coming out, Giovanni decide dunque di esporre volontariamente il suo orientamento sessuale a Marta e di essere sottoposto ad un possibile rifiuto da parte dell’amica. Marta lo abbraccia forte e gli confessa di essere felice che lui se la sia sentita di condividere con lei questo aspetto della sua vita.

Dopo qualche giorno, Giovanni e Marta sono a casa di un’amica in comune per finire un compito di gruppo che la professoressa di Italiano ha assegnato loro. Ad un certo punto, Marta, senza pensarci troppo, rivela l’orientamento sessuale di Giovanni all’amica. Marta in questo caso ha fatto outing a Giovanni, ovvero ha condiviso a qualcun altro delle informazioni relative all’orientamento sessuale di Giovanni senza il consenso del ragazzo.

In questo piccolo esempio si può intuire come Marta e l’amica non hanno una reazione di rifiuto di fronte all’identità sessuale di Giovanni, eppure rimane comunque “outing”. Qualora la reazione dell’amica fosse stata contraddistinta da un’intensa emotività con polarità negativa sarebbe stato considerabile comunque “outing”. Ed infine, il fatto che Marta abbia condiviso questa informazione relativa all’orientamento di Giovanni senza il suo consenso rimane “outing” nonostante l’intenzione di Marta non fosse quella di ferirlo o di schernirlo.

Questo breve racconto, di fantasia, è normalità per le persone che possiedono uno status minoritario occultabile, come, ad esempio, le persone della comunità LGBTQ+, che possono costantemente valutare se fare coming out o meno a seconda delle circostanze, e del possibile rifiuto o fenomeno discriminatorio (Pachankis, 2007). Quanto appena descritto è ancora più rilevante se si tiene conto del contesto socioculturale in cui la persona vive. Giano e colleghi (2020) hanno, infatti, notato che più una persona che vive in un contesto a bassa urbanizzazione è aperta riguardo al proprio orientamento sessuale, più si amplificano gli effetti deleteri legati al rifiuto a causa dell’orientamento. Fare coming out non è, quindi, la migliore scelta per tutti ed in ogni momento della propria vita, in quanto l’esito dello stesso è strettamente connesso al contesto socioculturale in cui si vive. Molto spesso, la soluzione migliore è quella di un coming out selettivo con le persone di cui ci si fida maggiormente (Giano et al., 2020).

Le conseguenze dell’outing

Alla luce di quanto detto, ogni persona che fa volontariamente, o meno, outing sta esponendo la persona di cui condivide informazioni ad un possibile rifiuto o fenomeno discriminatorio che può sfociare, purtroppo, anche a gravi conseguenze come il suicidio, la violenza verbale e/o fisica, e l’omicidio (Meyer, 2003; Pachankis, 2007).  Inoltre, è importante considerare che ogni persona con status minoritario viene esposta quotidianamente ad uno stress cronico originato dall’interazione con il gruppo maggioritario che la discrimina e la stigmatizza (Meyer, 2003). Infatti, secondo il Minority Stress Model di Meyer (2003), la persona con status minoritario, tralasciando lo stress generico che ognuno di noi esperisce, è sottoposta a:

  • Stressor distali, che per definizione sono oggettivi e rappresentano le varie forme di discriminazione e stigmatizzazione (stigma interpersonale e strutturale);
  • Stressor prossimali, che dipendono dalla percezione individuale e sono formati dalle risposte affettive, cognitive e comportamentali degli individui allo stigma, come la sensibilità al rifiuto, l’omofobia interiorizzata e la dissimulazione.

Di conseguenza, fare outing a qualcuno vorrebbe dire esporre questa persona a maggiori livelli di stressor distali e prossimali che portano a disturbi d’ansia, specialmente ad ansia sociale, depressione, rischio suicidario e comportamenti autolesionistici, e abuso di alcol e sostanze (Feinstein, 2019).

In conclusione, lo scopo di questo articolo è quello di sensibilizzare chi legge rispetto alle conseguenze dell’outing. Come abbiamo visto ogni persona LGBTQ+ porta con sé tanta sofferenza e può essere sottoposta a gravi rischi psicofisici a causa di una confessione da noi rilasciata ad altri senza il suo consenso.

L’obiettivo del Coming Out Day potrebbe essere quello di comprendere, fare domande, simpatizzare ed empatizzare con una persona LGBTQ+. Dall’altra parte, se si è una persona che appartiene alla comunità LGBTQ+, si potrebbe fare dell’attivismo gentile: essere sé stessi e mostrare l’amore che si ha nella propria vita, agli altri. Buon Coming Out Day!

 

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