expand_lessAPRI WIDGET

Omofobia e omofobia interiorizzata: quando lo stigma sociale rende difficile accettare e accettarsi

Omofobia e omofobia interiorizzata sono spesso alimentate da false credenze e dalla diffidenza della società verso le diversità, che considera pericolose

Di Fiorenza Grella

Pubblicato il 09 Gen. 2018

Aggiornato il 05 Ago. 2022 18:55

Nonostante sia stato già da tempo appurato che la condizione omosessuale non sia una condizione di patologia, persistono tuttora dei pregiudizi e stereotipi nei confronti degli omosessuali che molto spesso continuano ad essere vittime di omofobia.

 

L’ omofobia è un concetto strettamente connesso con quello di omosessualità, il quale termine significa letteralmente “paura nei confronti di persone dello stesso sesso”. Questo termine si usa per indicare quell’insieme di comportamenti che manifestano apertamente e deliberatamente l’intolleranza e i sentimenti negativi che le persone hanno nei confronti dei gay e delle lesbiche. Questi comportamenti si possono a loro volta manifestare a differenti livelli, da quello più leggero di derisione di un gay o della presenza di un sentimento di disagio quando si è in presenza di persone omosessuali, fino ad arrivare a veri e propri comportamenti aggressivi (Garelli, 2010).

Omofobia tra false credenze e società

L’ atteggiamento omofobico deriva dalla convinzione che tutti siamo geneticamente eterosessuali e che la normalità è insita nella scelta di un partner del sesso opposto e non dello stesso sesso. Tale considerazione è basata sulla falsa credenza che in natura non esistano comportamenti omosessuali: al contrario, le ricerche etologiche hanno dimostrato che molti animali presentano comportamenti omosessuali, tra cui criceti, conigli, porcospini, maiali e leoni.

E’ opportuno dire, però, che l’ omofobia non è alimentata soltanto dalle credenze sociali appena esplicitate, ma anche dalla società che spesso è diffidente nei confronti delle diversità, le considera pericolose e, di conseguenza, enfatizza e rinforza lo stereotipo omofobico (Lingiardi, 2007). La mancanza di fiducia nelle diversità, d’altronde, riguarda tutte quelle minoranze che sono portatrici di valori nuovi o diversi poiché mettono in pericolo quelli convenzionali. Ad incentivare tale situazione vi è inoltre la sempre più mancanza di contatti con le comunità omosessuali, poiché la non conoscenza delle realtà dei gay o delle lesbiche porta irrimediabilmente alla costruzione di un’idea astratta nei loro confronti, basata essenzialmente su ciò che si è sentito dire (Corbisiero, 2000; Lingiardi, 2007).

Omofobia interiorizzata

Il concetto omofobia, però, ha dei limiti teorici. Riprendendo la Bertone (2009), la sua teorizzazione è centrata sugli atteggiamenti degli uomini eterosessuali verso i gay, mentre non spiega l’ostilità verso le donne lesbiche. Inoltre, la semplice reazione di paura omofoba che caratterizza il concetto di omofobia, è piuttosto semplicistico rispetto alla complessità delle reazioni psicologiche che affrontano gli omosessuali di fronte ad atteggiamenti e pregiudizi omofobi.

Le tendenze negative nei confronti dell’ omosessualità sono così diffuse che molto spesso si parla di omofobia interiorizzata nei gay o nelle lesbiche, che in questo contesto vale la pena di approfondire in maniera più specifica in rapporto alla definizione di omosessualità.  Il termine di “omofobia internalizzata” è stato coniato da Gonsiorek nel 1988 per indicare l’introiezione da parte di gay e lesbiche di impulsi anti-omosessuali prevalenti nel mondo. Esso si può tradurre in comportamenti, sentimenti e atteggiamenti negativi verso caratteristiche omosessuali sia proprie che di altre persone. Può altresì essere considerato come un normale periodo evolutivo della persona omosessuale se si considera che i comportamenti e i pregiudizi negativi nei confronti degli omosessuali sono molto diffusi nella società contemporanea.

In generale, gli studi sembrano mettere in evidenza che la maggior parte delle donne lesbiche o degli uomini gay abbia provato durante la propria vita sentimenti o atteggiamenti negativi verso la propria omosessualità, con caratteristiche differenti per ogni singola persona in base al tipo di regione di provenienza, a fattori di natura familiare o alla presenza di strategie difensive personali (Saraceno, 2003; Barbagli, Colombo, 2007).

E’ stato già fatto riferimento all’impatto deleterio che un atteggiamento caratteristico dell’ omofobia interiorizzata possa avere nei confronti del funzionamento evolutivo delle persone omosessuali. Studi come quello di Maylon (1982) hanno messo in evidenza la presenza di una certa variabilità patologica nello sviluppo di certe condizioni sintomatiche, come la presenza di depressione, evitamento o addirittura comportamenti suicidari.

Gonsiorek ha definito alcuni comportamenti tipici di una persona che scopre di essere omosessuale e che va incontro alla presenza di omofobia interiorizzata, come l’accusarsi di essere profondamente sbagliati, sentimenti di colpa e di inferiorità. E’ con il coming out che l’ omofobia interiorizzata può essere realmente risolta, ovvero quando la persona riesce in qualche modo a dire sia a se stessa che agli altri che prova dei sentimenti di attrazione sessuale verso persone dello stesso sesso. A quel punto possono subentrare, ma negli altri, comportamenti di tipo omofobico cui l’ omofobia interiorizzata lascia eventualmente spazio.

Riconoscersi omosessuali: il processo di identificazione di gay e lesbiche

Secondo alcuni, l’ omosessualità può essere vista in termini di “stigma sociale”, poiché le persone omosessuali temono che non riusciranno mai ad essere giudicate in relazione alle proprie capacità, ma soltanto per il proprio orientamento sessuale (Lingiardi, 2007; Bertone, 2009). Il gruppo degli omosessuali può essere infatti considerato come un gruppo sociale stigmatizzato che causerà il continuo tentativo di mettere in atto dei comportamenti che tenteranno di ricostruire la propria realtà sociale in maniera diversa e più positiva.

Da un punto di vista sociale, in relazione a quanto detto poc’anzi, i movimenti per i diritti dei gay e delle lesbiche ha portato alla ridefinizione degli omosessuali come facenti parte di un gruppo di minoranza, rispetto alla maggioranza degli eterosessuali. Essi hanno dato vita a un processo di identità di gruppo con cui tutti gli omosessuali sono portati ad identificarsi. Secondo Walters e Simoni (1993) il processo di identificazione degli omosessuali nel proprio gruppo di appartenenza di minoranza si articola in quattro stadi principali:

  1. Lo stadio di pre-incontro: è lo stadio in cui donne lesbiche e uomini gay considerano l’eterosessualità come l’orientamento sessuale che deve essere considerato come normale, al contrario della propria omosessualità che viene invece svalutata; vi è di conseguenza l’idealizzazione di tutto ciò che appartiene al mondo eterosessuale;
  2. Lo stadio di incontro: è lo stadio in cui accade una iniziale consapevolezza di appartenenza al gruppo in seguito ad un evento particolare che porta l’individuo a porsi continue domande sullo stesso evento e prevale l’ansia associata all’integrazione con una nuova categoria sociale;
  3. Lo stadio immersione-emersione: rappresenta invece quello stadio in cui uomini gay e donne lesbiche assorbono completamente quella che viene ritenuta, in termini sociologici, la sottocultura gay e lesbica nel tentativo di consolidare la propria identità di gruppo, dirigendo rabbia e rancore verso l’ omofobia e l’ eterosessismo presenti all’interno della società;
  4. Lo stadio di internalizzazione: il raggiungimento di quest’ultimo stadio rappresenta anche il raggiungimento di un nuovo equilibrio interiore, dove i giudizi positivi sono convogliati verso il gruppo e quelli negativi verso i gruppi esterni; l’equilibrio interiore che viene raggiunto dai gay e dalle lesbiche dovrebbe essere caratterizzato da sicurezza sociale e sentimenti di auto-realizzazione o auto-accettazione, come risultato di un’identità di gruppo integrata.

Come si può intuire, una delle caratteristiche dell’ omosessualità è quella di essere vissuta, specialmente nei primi anni della propria vita, all’interno di subculture che appartengono all’eterosessualità (Garelli, 2000). Questo atteggiamento, prevalentemente di origine sociale e culturale, favorisce comportamenti e strategie difensive che vanno dal rifiuto della propria identità e del proprio vero orientamento sessuale e all’accettazione delle condizioni sociali in cui si è inseriti. Tali considerazioni possono portare un gay o una lesbica a vivere la propria sessualità in maniera clandestina per paura, ad esempio, di perdere il proprio lavoro o di ricadere in una condizione di alienazione rispetto alle altre persone (Lingiardi, 2007). La stigmatizzazione del gruppo omosessuale non è altro che una naturale conseguenza delle pratiche omofobiche che, seppur non possano essere considerate come l’unica causa delle stesse, di certo si presentano come le più rilevanti. Di fronte a tali stigmatizzazioni sociali, la persona omosessuale può mettere in atto differenti strategie di gestione dello stigma come aggressività verbale ed irritabilità, cinismo e distacco dalla realtà, autoironia e sarcasmo, alcune più adattive, altre meno (Pietrantoni, Prati, 2011).

A conferma di quanto finora detto, si potrebbe dire che l’ambiente sociale nel quale ogni omosessuale è inserito determina anche il grado del suo disagio psicologico (Chiari, Borghi, 2009).

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Garelli, F. (2000), I giovani, il sesso, l’amore, Il Mulino, Bologna.
  • Lingiardi, V. (2007), Citizen gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale, Il Saggiatore, Milano.
  • Corbisiero F. (a cura di) (2010), Certe cose si fanno. Identità, genere e sessualità nella popolazione LGBT, Gesco, Napoli
  • Bertone, C. (2009), Le omosessualità, Carocci, Roma.
  • Saraceno, C. (a cura di) (2003), Diversi da chi? Gay, lesbiche, transessuali in un’area metropolitana, Guerini e Associati, Milano.
  • Barbagli, M., Colombo, A. (2007), Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia, Il Mulino, Bologna.
  • Pietrantoni, L., Prati, G. (2011), Gay e lesbiche. Quando si è attratti da persone dello stesso sesso, Il Mulino, Bologna.
  • Chiari C., Borghi, L. (2009), Psicologia dell’omosessualità. Identità, relazioni familiari e sociali, Carocci, Roma.
  • Grella Fiorenza, (2013) Uscire allo scoperto. Un'indagine empirica sugli omosessuali napoletani, Università Federico II di Napoli, Tesi di laurea
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
le perversioni vanno curate.
Le perversioni vanno curate? L’omofobia e il pericolo delle parole

"Le perversioni vanno curate" La gravità dell’affermazione di omofobia rivendicata da un noto gruppo politico, imponga una riflessione.

ARTICOLI CORRELATI
“Se ti tradisce è perché manca qualcosa nella vostra relazione”. Credi ancora nelle favole?

Uno studio condotto sugli utenti di Ashley Madison, famoso sito di incontri extraconiugali, fa luce sulle ragioni che portano al tradimento

Le credenze metacognitive nelle disfunzioni sessuali

La review di Olivari e colleghi (2023) ha analizzato il ruolo delle credenze metacognitive nelle disfunzioni sessuali maschili e femminili

WordPress Ads
cancel