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Oltre il contesto educativo: motivazione intrinseca e abitudini di lettura durante la pandemia da COVID19

Nell'eccezionale situazione di pandemia che stiamo vivendo, le motivazioni che sostengono l'attività di lettura si sono modificate?

Di Federica Natalizi

Pubblicato il 15 Ott. 2021

Un’indagine spagnola ha esplorato la relazione tra motivazione intrinseca alla lettura e frequenza di lettura prima della pandemia, durante le prime settimane di lockdown e dopo qualche settimana di lockdown (De Sixte et al., 2021).

 

La diffusione del virus SARS-CoV-2, a causa della sua contagiosità, ha costretto le persone a confinarsi entro le loro abitazioni. Tutte o buona parte delle attività lavorative e del tempo libero sono state spostate all’interno delle case: ciò ha modificato il modo di vivere la quotidianità. Diverse ricerche confermano i cambiamenti delle dinamiche routinarie in questo periodo di pandemia, dallo stile alimentare (Pérez-Rodrigo et al., 2020), al consumo di TV e al tempo dedicato ai videogiochi e all’esercizio fisico (Balluerka et al., 2021). La lettura è una delle attività che più ha risentito di questo momento storico (Salmerón et al., 2020), ma da cosa dipendono veramente questi cambiamenti?

Le abitudini di lettura e la quantità di tempo dedicato ai diversi tipi di lettura (lettura per svago, per lavoro/studio, per l’aggiornamento sugli eventi, ecc…) sono influenzati da fattori individuali (Scales & Rhee, 2001; Schutte & Malouff, 2007; Garces-Bacsal & Yeo, 2017). La motivazione intrinseca è un fattore che gioca un ruolo fondamentale nella quantità di tempo trascorso a leggere. Ad esempio, lo studio di Schiefele (2012) riporta una relazione positiva tra motivazione intrinseca e tempo trascorso alla lettura, una relazione che si mostra più forte nel tipo di lettura per svago (Schiefele et al., 2012). Il ruolo di tale motivazione è stato indagato anche in relazione alle differenze di genere: le femmine hanno più alti livelli di motivazione intrinseca alla lettura (Wigfield e Guthrie, 1997; Swalander e Taube, 2007; Vansteenkiste et al., 2009) e, pertanto, investono più tempo in questa attività rispetto ai maschi (Scales e Rhee, 2001). Un altro importante fattore individuale che determina le nostre abitudini di lettura, soprattutto alla luce dei forti cambiamenti dell’attuale periodo, è il distress. La pandemia da COVID19 ha generato un forte disagio psicologico con conseguenze sui nostri comportamenti (Ingram et al., 2020; Stanton et al., 2020). Lo studio di Guo (2021) dimostra infatti che il distress sperimentato in questo periodo in Cina è associato, soprattutto nelle donne, ad un aumento del tempo dedicato alla lettura di informazioni relative al COVID (Guo et al., 2021).

Dunque, diversi fattori possono spiegare il cambiamento nelle abitudini di lettura ma l’interazione a tre vie tra abitudini di lettura, motivazione alla lettura e distress risulta ancora inesplorata. Alla luce dell’eccezionale situazione che stiamo vivendo, ci si potrebbe chiedere quindi se le motivazioni che sostengono l’attività di lettura si siano modificate in questa condizione di isolamento che le persone sono state costrette a vivere.

La risposta arriva finalmente da uno studio spagnolo che esamina l’interazione di tali fattori nel contesto dell’attuale pandemia da COVID-19 in un campione di 3.849 adulti tra i 18 e i 65 anni, prevalentemente femminile, giovane e mediamente istruito (De Sixte et al., 2021). In questa ricerca, gli autori si sono focalizzati sulla motivazione alla lettura abituale che “… denota la disponibilità relativamente stabile di una persona a iniziare particolari attività di lettura” (Schiefele et al., 2012, p. 429). Prima di esaminare in dettaglio i risultati dello studio, verranno discussi di seguito i principali studi nel campo della motivazione. È importante sottolineare che la maggior parte di questi studi fa riferimento al contesto educativo. Le letteratura di seguito esposta dovrebbe pertanto farci riflettere sull’importanza e la necessità di andare oltre al contesto educativo per indagare le motivazioni e le abitudini degli adulti in situazioni diverse da quelle generalmente esaminate.

Studi precedenti sulla motivazione alla lettura

Secondo Schiefele et al. (2012), la più importante distinzione nel costrutto della motivazione alla lettura è quella che si osserva tra la motivazione intrinseca ed estrinseca: la prima è definita come la volontà di leggere poiché si ritiene l’attività di lettura soddisfacente per sé; la seconda si riferisce alle situazioni in cui la lettura è motivata dalle conseguenze attese, come ad esempio ottenere risultati positivi o evitare quelli negativi (Wigfield & Guthrie, 1997; Becker et al., 2010; de Naeghel et al., 2012, 2014; Schiefele et al., 2012, 2016). Una delle teorie più accreditate sulla motivazione, la SDT (Self Determination Theory), postula che i due tipi di motivazione alla lettura possono essere ordinati su un continuum dell’autodeterminazione (Howard et al., 2017; Ryan e Deci, 2020) che varia da un’assenza di autodeterminazione a comportamenti parzialmente autodeterminati, fino a giungere ai comportamenti più autodeterminati. In tal senso, le motivazioni intrinseche sono sempre autodeterminate, mentre le motivazioni estrinseche possono essere categorizzate, lungo il continuum, come più o meno autodeterminate: si definisce così la regolazione esterna, introiettata, identificata e integrata (Ryan e Deci, 2019, 2020; Howard et al., 2021). La regolazione esterna si riferisce ai comportamenti guidati da ricompense e punizioni imposte dall’esterno (ad esempio, leggere per evitare una punizione); la regolazione introiettata si manifesta quando l’obiettivo è quello di ottenere l’approvazione di sé o degli altri, mentre la regolazione identificata e quella integrata sono le più autodeterminate tra le motivazioni estrinseche: gli individui sono guidati da una regolazione identificata quando i loro comportamenti sono coerenti con i loro valori e significati personali, a prescindere dal godimento che può derivare dall’attuazione del comportamento stesso; nella regolazione integrata, gli individui assimilano quel comportamento nel loro senso di sé in modo che quello stesso comportamento diventi parte pienamente congruente con la loro identità.

Tenendo conto di questo continuum, lo studio spagnolo si concentra sul tipo più autodeterminato di motivazione, ossia la motivazione intrinseca alla lettura, definita come il desiderio psicologico di eseguire dei comportamenti (leggere, in questo caso) al solo scopo di ottenere soddisfazione, piacere o eccitazione che derivano dall’attuazione del comportamento stesso (Ryan e Deci, 2019). In altre parole, la lettura è attività intrinsecamente motivante nella misura in cui soddisfa i bisogni psicologici di competenza e autonomia (Ryan e Deci, 2009).

Diversi studi hanno ormai confermato la relazione tra motivazione intrinseca alla lettura e il comportamento di lettura (Wang e Guthrie, 2004; Unrau e Schlackman, 2006; Law, 2008, 2009; Becker et al., 2010; Retelsdorf et al., 2011). Tale relazione indica che le persone che leggono per il piacere di leggere dedicano più tempo a questa attività, rispetto a persone estrinsecamente motivate. Altri studi hanno trovato che il genere gioca un ruolo importante nella relazione tra motivazione alla lettura e la frequenza e/o il tipo di lettura: le ragazze sono più intrinsecamente motivate a leggere, ciò è associato ad una maggior frequenza di lettura (de Naeghel et al., 2012). Inoltre, una maggiore motivazione intrinseca delle ragazze verso compiti accademici è positivamente correlata ai loro risultati e all’apprendimento (Ratelle et al., 2007; Vansteenkiste et al., 2009).

I risultati elencati sulla motivazione alla lettura e gli effetti del genere sembrano abbastanza convalidati. Tuttavia, in una situazione eccezionale come quella che stiamo sperimentando, potrebbero emergere altri fattori che influenzano la relazione tra motivazione, genere e abitudini di lettura. Alzueta e colleghi (2021), ad esempio, hanno analizzato l’impatto psicologico della pandemia in 59 paesi del mondo: una proporzione significativa di intervistati ha riportato sintomi di depressione e ansia, soprattutto tra donne e giovani adulti, probabilmente perché più vulnerabili agli effetti psicologici della pandemia come conseguenza di una maggiore esposizione ai media. Ancora, Guo e colleghi (2021) hanno evidenziato che la quantità di tempo che le persone trascorrevano sui social media a leggere informazioni riguardanti il COVID-19 rappresenta un predittore dello stress psicologico.

Gli effetti della pandemia sulla lettura

Alla luce degli studi menzionati e dell’importanza del distress in situazioni emotivamente salienti, la sfida di questa indagine spagnola consiste nell’esplorare la relazione tra motivazione intrinseca alla lettura e frequenza di lettura in tre momenti diversi: prima della pandemia, durante le prime settimane di lockdown e dopo qualche settimana di lockdown (De Sixte et al., 2021).

Nello specifico, gli autori ipotizzano una relazione positiva tra motivazione intrinseca alla lettura (IRM, Intrinsic Reading Motivation) e frequenza di lettura (RF, Reading Frequency) ossia che le persone con IRM più alta mostreranno maggiore RF rispetto a quelle che riferiscono una bassa IRM (Schiefele et al., 2012). Gli autori ipotizzano inoltre che la relazione tra IRM e RF sia più forte nella lettura per studio/lavoro e per svago, rispetto alla lettura di social e di news in quanto questi due tipi di lettura, considerate le ricerche precedenti, non sembrano essere i mezzi principali per soddisfare il piacere associato alla lettura stessa. Gli autori si pongono altresì l’obiettivo di indagare le differenze di genere: ipotizzano una IRM più alta nelle femmine rispetto ai maschi e pertanto si aspettano che le femmine trascorrano più tempo a leggere. Questo è uno studio condotto durante il periodo pandemico perciò si tiene conto della situazione di isolamento e del distress che gli individui hanno vissuto in questo momento. Gli autori si aspettano quindi che i fattori di distress condizionino in misura minore la RF nelle persone con maggiore IRM, soprattutto per la lettura per svago.

Per indagare la motivazione intrinseca alla lettura, gli autori hanno utilizzato una versione adattata del questionario SRQ -Reading Motivation (de Naeghel et al., 2012). La RF è stata indagata chiedendo ai partecipanti di ricordare quanto tempo ogni giorno dedicavano ai diversi tipi di lettura: lettura per svago, lettura per lavoro/studio, lettura di news e lettura dei social (Scales e Rhee, 2001; Torppa et al., 2020). I partecipanti hanno completato la scala precedente (frequenza di lettura per ogni tipo di lettura) tre volte: all’inizio, ricordando l’ultima volta (prima del lockdown) che avevano trascorso alcuni giorni a casa, ad esempio in vacanza o durante un fine settimana, successivamente hanno completato la scala ricordando le prime 2 settimane di lockdown ed infine hanno riflettuto sul periodo attuale, dopo che alcune settimane di lockdown erano passate.

Per indagare il distress è stata utilizzata la subscala del personal distress (PD) dell’Interpersonal Reactivity Index (IRI) (Davis, 1980) adattata e convalidata in spagnolo (Escrivá et al., 2004).

Per quanto riguarda le prime ipotesi, in linea con le aspettative teoriche e gli studi citati, i dati dimostrano che i partecipanti con maggiore IRM investono più tempo nella lettura rispetto ai partecipanti con IRM inferiore (Schiefele et al., 2012). Questa relazione si è mantenuta in tutti i momenti: prima, all’inizio e dopo qualche settimana di lockdown. Per quanto concerne il tipo di lettura, le relazioni più forti tra IRM e RF si osservano nella lettura per svago e per lavoro/studio. Questo può significare che questi tipi di lettura riescono meglio a soddisfare i bisogni di competenza e di autonomia (de Naeghel et al., 2012). Al contrario, questo effetto si mostra più debole per quanto concerne la lettura di notizie, almeno nella situazione di confinamento analizzata. Il fatto che la lettura di notizie non è stata influenzata così tanto dall’IRM potrebbe indicare che la lettura di notizie può soddisfare la persona solo per la sensazione di essere informata, non per la lettura in sé. Parallelamente, la relazione tra la lettura dei social e l’IRM era negativa. È possibile che la lettura dei social faciliti un senso di appartenenza in alcune situazioni (Pintrich e Schunk, 2006), ma potrebbe non rappresentare il metodo più appropriato per soddisfare tale bisogno. Infatti, tutti i partecipanti hanno ridotto il loro tempo dedicato alla lettura dei social dopo qualche settimana di lockdown. Per gli individui che amano la lettura in sé, sembra logico dedicare il loro tempo libero alla lettura (che è quella con più forte relazione positiva con l’IRM in questo studio), poiché tale attività potrebbe essere il tipo di lettura più appropriato per soddisfare la motivazione di leggere e basta, senza altri scopi, quale l’essere informati o connettersi con altre persone.

Anche la seconda ipotesi risulta confermata: le femmine erano più intrinsecamente motivate a leggere rispetto agli uomini, come dimostrato anche da altri studi (Ratelle et al., 2007; Vansteenkiste et al., 2009). A questo proposito, precedenti ricerche hanno suggerito la possibilità che le donne con maggiore motivazione autonoma potrebbero essere più efficienti nell’investire il loro tempo per concentrarsi sui loro studi (per esempio, Vallerand et al., 1997). Questo può spiegare perché le donne di questo studio hanno mostrato una RF più alta per studio/lavoro rispetto agli uomini, prima del lockdown. I maschi invece hanno mostrato un RF più alta per il lavoro/studio rispetto alle femmine nelle prime settimane di lockdown, a condizione che presentassero un’alta IRM. Questo dato è molto interessante, poiché suggerisce che le differenze di genere nella RF possono essere influenzate dal contesto, in questo caso di lockdown.

Infine, in riferimento alla terza ed ultima ipotesi, la motivazione intrinseca alla lettura sembra giocare un ruolo diverso nel comportamento di lettura quando si considera il distress e il tipo di lettura. Nel caso specifico della lettura per studio/lavoro, il distress sembra ridurre la RF anche se gli individui hanno un’alta IRM: è possibile pensare che l’interazione tra il distress e il contenuto di queste letture in qualche modo prevalga sul peso della motivazione intrinseca. Per quanto concerne la lettura di social e di news, le persone con alta IRM leggono di più quando entra in gioco il distress. Per il tipo di lettura dei social, tale interazione può essere spiegata dalla potenziale dipendenza che i social media possono creare in situazioni di stress come la pandemia da COVID-19 (Zhao e Zhou, 2021). Per quanto riguarda la lettura di notizie invece, allo stesso livello di motivazione e stress, il tempo dedicatovi sembra avere un impatto sul comportamento di lettura. È possibile che, all’inizio del lockdown, le persone fossero più motivate a leggere le notizie per il bisogno di percepire un certo controllo o autonomia in un contesto in cui iniziavano a non averne. Questo effetto cessa man mano che il confinamento progredisce. Dai risultati descritti, sembra quindi che il distress abbia un impatto diverso a seconda del tipo di lettura che si considera: quando l’attività non rappresenta una richiesta o un’esigenza (per esempio, lettura dei social o per studio/lavoro) o non è legata a stimoli stressanti (per esempio, la lettura di news), la motivazione intrinseca alla lettura rappresenta una protezione contro il distress. Tuttavia, quando il tipo di lettura è più impegnativo, il distress ha un impatto negativo e possono verificarsi eventi paradossali, come i risultati di questo studio che mostrano come i partecipanti con IRM più alta per la lettura di studio/lavoro dedicano meno tempo a quel tipo di lettura se presenti elevati livelli di distress.

Conclusioni

Concludendo, i risultati indicano che i comportamenti di motivazione intrinseca e, come tali, autodeterminati, hanno un impatto positivo durante i periodi di chiusura obbligatoria. In tal senso, le persone con una più alta IRM sono riuscite a proteggere le loro abitudini di lettura indipendentemente dal contesto stressante che l’attuale pandemia ha rappresentato. Tuttavia, non tutti i tipi di lettura riescono a soddisfare le esigenze di base associate all’IRM. Come dimostra questo studio, in alcuni casi, un’alta IRM è collegata ad una più alta RF ma anche ad un più alto livello di distress. Quando la lettura comporta richieste o esigenze da parte del lettore e viene eseguita in un ambiente stressante come l’isolamento, la relazione tra IRM e RF può non essere necessariamente positiva, poiché un aumento di RF può essere associato ad un maggiore distress e, quindi, ad un minore benessere.

Questi risultati suggeriscono la necessità di indagare queste variabili al di là di un contesto educativo. La motivazione alla lettura è un tema molto affrontato nel contesto della ricerca educativa, ma sarebbe interessante rivolgere l’attenzione a popolazioni adulte e ad altri contesti. I risultati di questo studio sottolineano l’importanza dello sviluppo di una motivazione intrinseca alla lettura fin dalla più tenera età: essa ha impatti positivi sull’apprendimento e sul rendimento, e nei contesti che vanno al di là del contesto educativo, ossia in tutte quelle situazioni legate alla salute, al benessere degli individui e alla capacità di gestire situazioni stressanti o difficili.

 

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