Il libro di Harvey e Rathbone, Adolescenti con emozioni intense, edito in Italia da Franco Angeli editore, si prefigge di essere un manuale di auto-aiuto a portata di mano per quei genitori che si sentono esausti, frustrati e impotenti nel gestire le emozioni e i comportamenti problematici dei propri figli adolescenti o giovani adulti.
L’essere genitori di un figlio adolescente è sicuramente un compito arduo: durante l’adolescenza infatti, i ragazzi si trovano a dover affrontare una fase molto delicata del loro sviluppo in quanto devono affrontare una serie di sfide quotidiane per separarsi dalla famiglia, per integrarsi nel gruppo dei pari e per costruirsi autonomamente un’identità.
In questa fase di transizione, i genitori si ritrovano a dover gestire i conflitti e le necessità dei propri figli che da un lato pretendono autonomia, dall’altro necessitano ancora di una guida, una protezione e un punto di riferimento genitoriale.
Nella maggior parte dei casi il conflitto genitore-figlio viene superato ma talvolta può succedere che tale conflitto si inasprisca e che si producano delle vere e proprie lotte di potere tra genitori e figli all’interno della famiglia.
Quando i normali comportamenti di ribellione degli adolescenti diventano più intensi e si connotano di violenza verbale o fisica, gesti autolesivi e ripetuti tentativi di suicidio, i genitori potrebbero sentirsi soli, confusi e in balia dei comportamenti problematici e delle montagne russe emotive dei propri figli.
Quel figlio così ubbidiente e bravo a scuola fino a qualche anno prima, ora minaccia, aggredisce, si taglia in varie parti del corpo, si abbuffa di cibo o si ritira nella sua stanza senza voler vedere più nessuno.
Agli occhi dei genitori, queste reazioni così intense e dolorose potrebbero apparire assurde, irragionevoli e imprevedibili e potrebbero pertanto suscitare altrettante reazioni genitoriali che rinforzano la problematicità di tali reazioni anziché ridurla.
I genitori infatti, anche se muniti delle migliori intenzioni, potrebbero non capire le motivazioni di tali reazioni o non sentirsi sufficientemente in grado di gestire queste difficoltà.
Nello stesso tempo, la stanchezza, l’angoscia, le preoccupazioni esperite per le condizioni del figlio potrebbero portare i genitori a concentrarsi solo sugli aspetti più negativi e disfunzionali non facilitando né l’accettazione della sofferenza dei propri figli né la promozione a lungo termine di cambiamenti positivi.
Per tale ragione, il libro di Harvey e Rathbone, sul modello dello skill training della terapia dialettica comportamentale di Marsha Linehan (2015), si prefigge di insegnare ai genitori a comprendere le ragioni alla base delle diverse problematiche emotive e comportamentali dei figli e ad apprendere abilità e strategie per una loro gestione efficace.
La prima parte del libro è infatti dedicata a fornire una psico-educazione sulle emozioni e sui fattori che possono generare, sostenere o modificare un comportamento problematico.
L’intento è quello di fornire informazioni utili per la comprensione delle reazioni dei figli e la promozione di nuovi comportamenti più efficaci che evitino gli effetti potenzialmente negativi che si potrebbero verificare qualora il genitore adottasse risposte invalidanti o oppositive.
La seconda parte è invece incentrata sulle specifiche situazioni problematiche che i figli adolescenti potrebbero riportare come i gesti autolesivi e suicidari, l’abuso di sostanze e alcol, comportamenti promiscui e disturbi dell’alimentazione.
Infine l’ultima parte è dedicata alla famiglia ovvero ai circoli viziosi che possono essere innescati o influenzati dai comportamenti disadattivi dei figli e a come sia possibile rispondere ad essi coinvolgendo anche gli altri membri familiari con il fine di interromperne i meccanismi nocivi di mantenimento.
Il libro è scritto con un linguaggio chiaro, semplice e comprensibile.
Nelle spiegazioni, non ci sono tecnicismi o termini medici troppo stigmatizzanti o spaventanti in quanto l’obiettivo finale è quello di supportare i genitori a riconoscere i propri segnali di ansia e preoccupazione, a validare il disagio dei propri figli e a comprenderne le motivazioni alla base.
La comprensione delle ragioni che hanno portato il proprio figlio a reagire in modo discontrollato o impulsivo può aiutare i genitori a non lasciarsi travolgere né dall’urgenza del momento né da emozioni di rabbia, colpa o vergogna che potrebbero ad annebbiare la loro capacità di riconoscere e validare la sofferenza.
Tuttavia, parallelamente alla comprensione e alla gestione delle problematicità, gli autori mantengono il focus anche sull’aiutare i genitori a monitorarsi e a riconoscere i propri segnali di disagio e angoscia di fronte ai comportamenti dei figli.
La comprensibile sofferenza di un genitore, che tenta di arginare il pericolo e i rischi associati alla condizione del figlio, potrebbe determinare un’inefficace gestione del comportamento problematico e di conseguenza intensificare la sofferenza del figlio.
Affinché vi possa essere una risoluzione del problema, occorre pertanto che siano in primis i genitori a sviluppare un senso di accettazione del fatto che, nonostante le loro intenzioni o azioni, l’adolescente è l’unico in grado di ridurre la sua sofferenza.
Il duro compito di un genitore è quello di comprendere quando è opportuno lasciar andare.