
Le persone con emicrania sperimentano differenti problemi nella gestione delle loro emozioni e, pertanto, la gestione e la regolazione dei principali fattori scatenanti l’emicrania, come lo stress e le esperienze emotive, potrebbero essere loro molto utili.
L’emicrania è un disturbo neurovascolare cronico ed è il più riconosciuto tra disturbi della cefalea. La sua prevalenza tra gli adulti varia in tutto il mondo, dal 9,3% a oltre il 30% e, a causa delle influenze ormonali, le donne hanno più probabilità di esserne vittime (Steiner, 2019).
Sono molteplici gli aspetti cognitivi ed emotivi, che possono influenzare lo sviluppo, il decorso e la gravità dell’emicrania (Bonavita et al., 2018). Di fatti, le emozioni sono funzionali per diversi motivi ma, talvolta, possono essere anche disfunzionali, soprattutto quando tendono a manifestarsi con una intensità o una durata inadeguate, rispetto ad una data situazione (Ekman, 2016).
La regolazione emotiva può essere definita come il processo attraverso il quale gli individui cercano di gestire o modificare il loro comportamento, sulla base delle emozioni prevalenti (Sheppes et al., 2015).
Alcuni studi hanno dimostrato che le persone che soffrono di emicrania tendono ad essere più sensibili alle espressioni facciali rispetto a coloro i quali non manifestano questo disturbo (Szabó et al., 2019). Studi recenti hanno esaminato gli effetti degli interventi mirati alla regolazione emotiva su differenti disturbi (Sheppes et al., 2015) ma, attualmente, c’è stata una scarsa attenzione rispetto ai loro effetti sui disturbi della cefalea e, soprattutto, sull’emicrania (Wolf et al., 2019).
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è considerata il trattamento terapeutico più comunemente utilizzato per bambini e adulti con emicrania (Kroon Van Diest & Powers, 2019). Gli obiettivi primari della suddetta terapia per il trattamento del sopracitato disturbo implicano di insegnare ai pazienti come utilizzare le strategie di coping per la gestione del dolore derivante dal mal di testa quando esso si manifesta, per la prevenzione e per alleviare la disabilità correlata e/o i sintomi che si presentano in comorbilità, come manifestazioni ansiose e depressive (Harris et al., 2015).
L’Emotional Schema Model è un modello socio-cognitivo che si focalizza su come gli individui percepiscono, interpretano, valutano e rispondono alle loro e alle altrui emozioni. Esso sostiene che gli individui presentano differenti schemi emotivi, ovvero diverse credenze di base sulle emozioni e sulle esperienze emotive (Leahy, 2002). I suddetti schemi possono dar origine a strategie disfunzionali per affrontare le emozioni stesse, come la soppressione, la ruminazione, l’evitamento, la colpevolizzazione e l’abuso di sostanze.
L’Emotional Schema Therapy (EST) è un approccio psicoterapeutico di stampo cognitivo comportamentale che si basa sul modello dello schema emotivo (Leahy, 2019). Essa si concentra su una serie di tecniche di regolazione emotiva tra cui l’identificazione, la differenziazione e l’accettazione delle emozioni, il riconoscimento della transitorietà di quest’ultime e la concentrazione sulle azioni dirette all’obiettivo, necessaria quando si tollera un’emozione. Inoltre, la terapia si concentra sulla valutazione dei pensieri automatici negativi legati alle emozioni e incoraggia l’utilizzo della mindfulness.
L’ Emotional Schema Therapy si è rivelata efficace per il trattamento di differenti disturbi, tra cui il disturbo depressivo maggiore (Rezaei et al., 2016), il disturbo d’ansia sociale (Morvaridi, Mashhadi & Shamloo, 2019), il disturbo d’ansia generalizzato (Emam Zamani et al., 2019) e il disturbo da stress post-traumatico (Naderi Rajeh & Zarghami, 2017).
Eppure, solo uno studio ha valutato gli effetti di questo trattamento sulle persone che soffrono di emicrania.
Come si è detto, le persone con emicrania sperimentano differenti problemi nella gestione delle loro emozioni (Wolf et al., 2019) e, pertanto, la gestione e la regolazione dei principali fattori scatenanti l’emicrania, come lo stress e le esperienze emotive, potrebbero essere molto utili e gli approcci cognitivo comportamentali della terza ondata, incentrati sull’identificazione e la moderazione delle emozioni, potrebbero aiutare questi pazienti.
Messaggio pubblicitario Shahsavani e colleghi (2020) si sono proposti di esaminare l’effetto della EST sull’emicrania. Nello specifico, gli autori hanno ipotizzato che tale trattamento sarebbe stato efficace nell’alleviare la gravità dell’emicrania e che avrebbe influenzato le strategie di regolazione emotiva.
Allo studio hanno preso parte 16 donne con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.
Il gruppo sperimentale ha ricevuto 12 sessioni da 120 minuti di terapia. I ricercatori si sono concentrati sull’identificazione, la convalida e la gestione delle strategie di regolazione, tentando al contempo di modificare le credenze negative connesse all’attivazione emotiva. Inoltre, essi hanno incoraggiato l’utilizzo di strategie utili come la rivalutazione cognitiva, l’accettazione e la consapevolezza.
I risultati di questo studio hanno mostrato come la gravità dell’emicrania, a seguito del trattamento, si sia considerevolmente ridotta. Ciò è in linea con i risultati di studi precedenti che hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale per l’emicrania e la cefalea (Kroon Van Diest & Powers, 2019; Lee et al., 2019). Inoltre, si è anche assistito ad un miglioramento per quanto concerne le strategie adattive di regolazione.
Quest’ultima riveste dunque una considerevole importanza nella manifestazione e conseguente gestione dell’emicrania (Wolf et al., 2019).
L’Emotional Schema Therapy, concentrandosi sull’esperienza e sulla valutazione delle emozioni – piuttosto che sul contenuto del pensiero – in modo non giudicante e consapevole, riduce il disagio emotivo e ottimizza le strategie di coping (Leahy, 2015, 2019).
Gli individui che soffrono di emicrania tendono ad essere cauti nella manifestazione delle proprie emozioni e spesso tendono a sopprimerle, piuttosto che a darne voce. L’evitamento emotivo a lungo termine fa credere a queste persone che se sperimentano emozioni come tristezza o rabbia, potrebbero esserne sopraffatti.
Gli schemi emotivi delle persone con emicrania rendono dunque difficile percepire, interpretare, valutare e rispondere alle proprie e altrui emozioni.
L’attivazione di questi schemi può comportare un peggior processo decisionale e aumentare la probabilità di errori. Di conseguenza, i sentimenti di biasimo e colpa possono aumentare in questi individui.
Concentrando il trattamento sulla modifica di queste convinzioni, i pazienti potrebbero imparare a sperimentare correttamente le loro emozioni, piuttosto che ignorarle. Come risultato di questi cambiamenti, non solo i soggetti otterrebbero il controllo sulle loro emozioni, ma potrebbero assistere anche ad una riduzione dell’emicrania.
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Bibliografia
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