La paura del parto, anche conosciuta come tocofobia, è definita come un disturbo psicologico che può variare tra una paura minima e una paura estrema di partorire (Hofberg & Ward, 2003; Wikma, Wijima & Zar, 1998).
Questa fobia può colpire le donne durante tutto l’arco di vita, dall’infanzia alla vecchiaia, ed è, in una certa misura, un fenomeno normale, poiché il parto può effettivamente essere un’esperienza dolorosa e imprevedibile (Wijima et al., 1998). Ciononostante, una paura tale per cui sia compromesso il funzionamento quotidiano della donna è valutabile come una grave forma di tocofobia, e pertanto viene definita paura patologica. La prevalenza della tocofobia in Europa e in America è superiore al 20%; inoltre, uno studio australiano ha scoperto che il 48% delle partecipanti riportava una tocofobia moderata e che il 26% mostrava una forte paura del parto (Wijima et al., 1998; Areskog et al., 1982; Searle, 1996; Fenwik et al., 2009). Alcune ricerche hanno dimostrato come circa il 6%-10% delle donne incinte percepivano una paura patologica e invalidante di partorire ed altri studi hanno svelato che questa paura ha spesso un impatto significativo sull’esito del parto, con un conseguente drammatico aumento dei parti cesarei (Searle, 1996, Alipour et al., 2011, Nieminen, Stephansson & Ryding, 2009, Saisto & Halmesmäki, 2003; Spice et al., 2009; Wijma, 2003; Mancuso et al., 2006; Lukasse et al., 2010; Handelzalts et al., 2015). Sembra che alcune donne siano più suscettibili di altre alla tocofobia: l’eziologia è multifattoriale e può essere associata a diverse combinazioni di fattori predisponenti, come suscettibilità all’ansia o a depressione, malessere nelle relazioni interpersonali, esperienza di abuso sessuale ed esperienza traumatica di un precedente parto (Storksen et al., 2012; Hodnett et al., 2011; Nieminen et al., 2009). Inoltre, alcune delle donne tocofobiche si sono descritte come sole o con bassa autostima (Saisto et al., 2003).
Demšar e colleghi hanno svolto uno studio sull’argomento con lo scopo di esaminare il costrutto psicologico perinatale della donna, di identificare la prevalenza della tocofobia e di determinarne i fattori di rischio. Gli sperimentatori hanno valutato 191 donne incinte durante i corsi di parto e genitorialità. È stato poi chiesto alle partecipanti di completare dei questionari relativi a depressione (Center for Epidemiological Studies – Depression, CES-D), ansia (State-Trait Anxiety Inventory), soddisfazione di vita (Satisfaction With Life Scale), aspettativa del parto e paure specifiche (Wijma Delivery Expectancy/Experience Questionnaire) (Radloff, 1977; Spielberger, 1983; Diener et al., 1985; Wijima et al., 1998).
Il 90% delle intervistate non aveva avuto precedenti gravidanze. Il 75% delle partecipanti ha riportato tocofobia da bassa a moderata, mentre il 25% ha mostrato una paura del parto alta o molto alta. La paura patologica si è verificata nell’1,6% delle partecipanti. Per ciò che concerne l’identificazione di fattori di rischio, dal precedente studio di Storksen e colleghi è emerso che la depressione è un miglior predittore di tocofobia rispetto all’ansia (Storksen et al., 2012), cosa che è stata osservata anche in questo studio, in cui il questionario per la depressione CES-D ha avuto il più alto potere predittivo per la tocofobia. È importante sottolineare che questo studio non aveva lo scopo di identificare ansia generalizzata e depressione esistenti prima del concepimento, infatti tutte le partecipanti erano in dolce attesa al momento della sperimentazione. Con questa ricerca scientifica, è stato anche stabilito che l’attività sessuale prima e durante la gravidanza può essere un buon predittore della paura del parto: sono emerse infatti differenze significative tra donne con e senza un’attività sessuale soddisfacente.
Tra le paure specifiche, quella più significativa consisteva nel temere un’episiotomia durante il parto, incisione chirurgica della vagina per allargare l’orifizio, seguita dalla paura di non avere alcun controllo sulla situazione, e dalla paura di provare un dolore intollerabile. È inoltre emerso che esiste un’associazione tra il favorire un parto cesareo e la presenza di tocofobia: le donne che avrebbero sicuramente optato per un parto naturale erano meno spaventate rispetto a quelle che avrebbero scelto un taglio cesareo. Insomma, più alta era la paura, più le donne tendevano a favorire il cesareo. L’importanza della paura del parto come pretesto per richiedere il cesareo è stata riconosciuta e studiata ripetutamente nel corso degli ultimi anni. L’attuale posizione internazionale è che non ci sono prove di alcun vantaggio di un cesareo elettivo senza indicazione. Tuttavia, i dati dimostrano che per alcune madri in attesa, l’opzione del parto vaginale è inconcepibile. È interessante notare che nella nostra popolazione, nonostante i progressi della medicina e della modernizzazione, la paura della morte durante il parto esista ancora.
Alla luce di ciò, è consigliabile che le donne mediamente o gravemente tocofobiche scelgano di svolgere un trattamento psicologico terapeutico e psicoeducazionale per superare la paura del parto; è altrettanto indicato informare il personale di assistenza su tale problema, al fine di evitare complicazioni. Ciò potrebbe favorire la creazione di un ambiente preventivo e supportivo, garantendo un approccio multidisciplinare, una cooperazione di tutti gli operatori sanitari e quindi una lineare conclusione della gravidanza.