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Consapevolezza del corpo e flessibilità dell’immagine corporea nei disturbi psicosomatici: effetti della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT)

Un'indagine sull'efficacia dell'ACT per la flessibilità dell'immagine corporea e sulla consapevolezza del corpo in pazienti con disturbo da sintomi somatici

Di Eleonora Galletti

Pubblicato il 23 Mar. 2021

Aggiornato il 26 Mar. 2021 13:10

Sembra che l’ACT possa migliorare con successo la flessibilità dell’immagine corporea e la consapevolezza del corpo in pazienti con disturbo da sintomi somatici, limitando parte della sintomatologia.

 

La psicosomatica è una corrente di pensiero che indaga il ruolo svolto da emozioni e cognizioni nelle patologie che si verificano nel corpo. In questa ampia branca, rientrano numerose psicopatologie, tra cui spicca il Disturbo da Sintomi Somatici, caratterizzato da molteplici problematiche fisiche persistenti associate, per l’appunto, a pensieri disfunzionali e ad emozioni e comportamenti in risposta a tali pensieri (American Psychiatric Association, 2013).

Numerosi studi suggeriscono che il disturbo da sintomi somatici sia abbastanza comune nella popolazione generale, e che ad esso siano associate conseguenze psicologiche e sociali relative all’insoddisfazione dell’immagine corporea (Rief et al., 2011). Ciò sta a significare che un soggetto che presenta una problematica organica persistente scaturita da stati interni potrebbe non essere pienamente soddisfatto del proprio corpo. Ad esempio, gli individui con condizioni di salute croniche e pervasive sono suscettibili ad alti livelli di distorsione dell’immagine corporea (King, 2018). I problemi di salute che comportano cambiamenti nelle caratteristiche fisiche, infatti, possono avere un impatto sulla percezione di sé e aumentare l’insoddisfazione corporea (Grossman, 2018). Recenti approcci teorici alla sofferenza mentale hanno evidenziato il ruolo dell’inflessibilità psicologica, ed in particolare dell’inflessibilità dell’immagine corporea, in diverse patologie psicosomatiche (19).

Il termine inflessibilità psicologica si riferisce ad una tendenza a reazioni psicologiche rigide di fronte agli eventi che conducono ad un ridotto funzionamento nella vita quotidiana (State of Mind, 2013). Essa include, tra le varie compromissioni, la ridotta capacità di vivere nel momento presente (Grogan, 2016). Come porre rimedio a tale dimensione? Ridurre parte della sintomatologia del disturbo in questione potrebbe permettere di limitare il disagio scaturitone. Dal punto di vista prettamente medico, sono state ampiamente somministrate terapie farmacologiche mirate, ma i risultati suggeriscono che i pazienti spesso resistono a tali trattamenti medici (Murakami & Nakai, 2017). Inoltre, i medicinali non permettono la piena risoluzione dei problemi psicologici, in particolare dei problemi di consapevolezza legati al corpo in questi pazienti (Seferiadis, 2016). Di conseguenza, a questo scopo sono stati ampiamente utilizzati metodi psicoterapeutici. Come trattamento somministrato di frequente in campo psicosomatico, la terapia cognitivo comportamentale (CBT) ha mostrato notevoli vantaggi (Hoffman, 2012), anche se spesso non sufficienti. Il limite della CBT nel trattamento di questo disturbo è riscontrabile nel fatto che questa psicoterapia manca della capacità di risolvere i problemi associati alla consapevolezza del corpo e alla sua accettazione (Yazdanimehr, 2016). Proprio per questo motivo, l’Acceptance and Commitment Therapy (Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno, ACT) è invece adatta al disturbo da sintomi somatici. L’ACT è una terapia basata sulla mindfulness, che lavora sull’implemento della consapevolezza e dell’accettazione del corpo, fondamentali per la risoluzione dei problemi psicosomatici (Davoudi, 2017). Questa psicoterapia promuove la flessibilità psicologica, è relativamente di breve durata, ed è stata applicata con successo in contesti di gruppo e individuali (Cohane & Pope, 2001, Blackledge, 2009). Nonostante il background di cui sopra, sono stati condotti pochissimi studi per indagare l’efficacia di questa terapia per i pazienti con problemi psicosomatici (Linde et al., 2015; Callaghan et al., 2012; Stewart, 2004), motivo per cui Givehki e colleghi hanno deciso di dedicarsi allo studio di tali processi.

Lo scopo della ricerca del team di Givehki era di esaminare l’efficacia della terapia ACT per la flessibilità dell’immagine corporea e la consapevolezza del corpo in pazienti con disturbo psicosomatico (Givehki et al., 2018). È stato condotto uno studio clinico randomizzato presso le strutture della Kashan University of Medical Sciences di Kashan, Iran. È stato selezionato un campione di 75 pazienti con disturbi psicosomatici con campionamento di convenienza. I pazienti selezionati sono stati divisi a caso in tre gruppi di 25 membri: il gruppo sperimentale ha ricevuto un trattamento farmacologico combinato con l’ACT, il gruppo di controllo attivo ha ricevuto il trattamento abituale affiancato da lezioni psicoeducative di psicologia generale, e il gruppo di trattamento ha ricevuto solo la terapia farmaceutica solitamente utilizzata nelle cliniche.

I risultati della sperimentazione sono piuttosto interessanti: non ci sono state differenze significative tra i tre gruppi in termini di flessibilità dell’immagine corporea, consapevolezza corporea e sintomi somatici, ma i risultati degli esami post-test e follow-up hanno suggerito che il gruppo ACT ha migliorato in modo più efficace e significativo la flessibilità dell’immagine corporea e la consapevolezza corporea rispetto a entrambi i gruppi di controllo (Givehki et al., 2018).

In conclusione, a seguito di questa sperimentazione si può affermare che l’ACT può migliorare con successo la flessibilità dell’immagine corporea e la consapevolezza del corpo in pazienti con disturbi psicosomatici. Essere meno rigidi e più consapevoli nella visione di sé e del proprio corpo attraverso l’ACT può limitare parte della sintomatologia dei disturbi psicosomatici.

 

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