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Mindfulness e sessualità

Le tecniche di mindfulness potrebbero essere utilizzate come integranti la terapia cognitivo comportamentale e la pratica mansionale in ambito sessuologico

Di Giorgio Cornacchia

Pubblicato il 12 Feb. 2021

La mindfulness è una pratica meditativa che trae le sue radici storiche da uno degli insegnamenti fondamentali del buddhismo delle origini, sviluppatosi in India circa cinquecento anni prima della venuta di Cristo.

Giorgio Cornacchia – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

Sono diverse le correnti all’interno della dottrina buddhista; la mindfulness deriva dalla tradizione theravada che si fonda sulla cosiddetta “scuola degli anziani”, la via del buddhismo più conservativo e vicino all’ammaestramento del Buddha storico, i cui insegnamenti sono seguiti sia nell’ambiente monastico che laico. A sua volta, la pratica theravada è caratterizzata da due tipi di meditazione penetrativa o di profonda assimilazione nei processi della propria mente: la tecnica samatha, esercitata al fine di sviluppare la concentrazione e la quiete mentale, e la vipassana, utilizzata per indurre nella mente uno stato di consapevolezza, di presenza mentale, di chiara visione e comprensione della natura, della realtà, di ciò che accade così com’è. La meditazione vipassana mira a radicare ogni creatura che la eserciti all’interno del momento presente, il cosiddetto “qui ed ora”. La moderna meditazione mindfulness, dunque, consiste nel prestare attenzione intenzionalmente alla nostra esperienza così com’è e non come crediamo o desideriamo che sia in ragione dei nostri condizionamenti mentali appresi. Inoltre, questa disciplina allena l’esercizio dell’esperienza nella stessa maniera in cui un allenamento fisico costante attiva e potenzia un muscolo corporeo; infatti, oltre ad acuire i sensi che consentono di sperimentare il momento presente, ne sviluppa altri due molto importanti: la propriocezione e l’enterocezione. La prima è la capacità di percepire la posizione del proprio corpo nello spazio, la seconda è la rappresentazione del feedback fisiologico, quindi la percezione interna del proprio organismo. L’addestramento alla mindfulness permette di dirigere, focalizzare ed estendere a più stimoli (interni ed esterni) quella che viene denominata “oggettività” della percezione; essa aiuta, inoltre, ad acquisire abilità volte a impedire ai nostri pensieri di agire in modo automatico e fuori dalla nostra consapevolezza, nonché all’autoregolazione dell’attenzione verso il momento presente e a sviluppare un atteggiamento di curiosità, apertura e accettazione di quello che c’è. La pratica della mindfulness, quindi, è associata a marcati miglioramenti riguardo a soddisfazione di vita, amabilità, autostima, senso di autonomia, empatia, vitalità, competenza e ottimismo, nonché al benessere psicologico in generale (Melli G., Sica C., 2018)

Entrando nello specifico dell’intervento in ambito sessuologico, le tecniche di meditazione della mindfulness sopra descritte potrebbero essere intese come elementi integranti la psicoterapia cognitivo comportamentale e la pratica mansionale al fine di garantire percorsi più completi atti a migliorare la qualità della vita sessuale degli individui.

Un fattore chiave per poter godere di una piena esperienza sessuale è essere presenti nel momento in cui questa avviene, accogliendola così com’è. Tuttavia, bisogna sottolineare che la sfera sessuale è tra quelle aree che rischiano maggiormente di essere compromesse dallo stile di vita caotico e dall’insieme di sovrastrutture che spingono l’individuo a non accettarsi per quello che è e a soffrirne enormemente; spesso, in presenza di difficoltà la tendenza è quella di perdersi in pensieri che allontanano dall’esperienza sensoriale e interpersonale, o che focalizzati su come vorremmo che fosse, come dovrebbe essere, come pensiamo che l’altro voglia che sia e non è, generano ansia, tristezza, imbarazzo, vergogna. Tutte queste emozioni negative creano pensieri e credenze disfunzionali che guidano l’azione dell’individuo condizionandola costantemente. Il motore primo della sessualità che viene influenzato negativamente è il desiderio; il desiderio sessuale è un fenomeno per lo più mentale, inteso come un’emozione caratterizzata dalla presenza di pensieri e fantasie sessuali e dalla voglia di intraprendere l’attività sessuale. Esso rappresenta la più affascinante ed enigmatica della quattro fasi della risposta sessuale umana descritte da William H. Masters e Virginia E. Johnson, nonché la più sfuggente da inquadrare e quantificare (Simonelli C., 2006). Il desiderio sessuale viene influenzato da fattori socio-biologici, psicologici, relazionali e contestuali. Il calo del desiderio, o desiderio sessuale ipoattivo, è uno tra i problemi maggiormente riscontrati nelle donne che si rivolgono a uno psicoterapeuta e ha una prevalenza che si aggira tra l’8% e il 26%. Durante il rapporto sessuale, dove l’esperienza sensoriale fa da padrone, una certa presenza mentale risulta fondamentale per poter godere appieno di tale esperienza; ritrovarsi, invece, con la mente altrove, peggio ancora se oppressa da pensieri negativi e insicurezze, può portare a risultati disastrosi. La mindfulness fornisce strumenti utili nella gestione dei pensieri automatici o negativi, insegna agli individui a non essere giudicanti con sé stessi e a essere pienamente presenti nel qui ed ora. Le persone saranno così in grado di comprendere che i pensieri sono solo pensieri e non necessariamente rappresentazioni accurate della realtà; tramite queste tecniche le persone potrebbero, quindi, imparare a essere pienamente presenti nell’atto sessuale, godendo dell’esperienza in modo completo (Brotto L.A., Woo J., 2010).

Inoltre, Brotto e Goldmeier (2015) affermano che le pratiche mindfulness sono in grado di migliorare significativamente la qualità sessuale e le emozioni ad essa correlate (stress e angoscia) in donne con disfunzioni sessuali associate a cancro ginecologico, in donne con vulvodinia e in donne con disagio sessuale correlato ad una storia di abuso sessuale pregresso. I loro studi sui casi clinici si concentrano, inoltre, anche sul mondo della sessualità maschile approfondendo casi di disfunzione erettile, eiaculazione precoce o ritardata e dolore legato al sesso. Gli autori, soffermandosi sull’eiaculazione precoce, affermano che la natura di questo disturbo è psicogena e sostenuta dall’ansia e dalle cognizioni negative in generale. Imparare a focalizzare l’attenzione consapevole su ciò che si sta vivendo nei momenti antecedenti l’atto sessuale e durante l’atto in sé aiuta a non prestare attenzione alle suddette cognizioni ed emozioni negative che alimentano il disturbo; in parole povere, un’attenzione consapevole appresa grazie alla pratica della mindfulness aiuta l’individuo a essere più propenso e capace di ascoltare le proprie sensazioni corporee relative all’atto sessuale e a far sì che veda le distrazioni derivanti dai pensieri negativi come eventi passeggeri della mente e non come verità assolute da perseguire.

Attraverso questo breve excursus abbiamo visto come allenare l’individuo ad una maggiore consapevolezza favorisce un miglioramento della persona ad ampio raggio indirizzandola verso una modalità di funzionamento sana e un pieno godimento della vita, sia sessuale che non. A tal proposito, l’applicazione di un approccio mindful, nello specifico del modello MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) di Jon Kabat-Zinn o del modello MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy), una rielaborazione del primo da parte di Zindel Segal, Mark Williams e John Teasdale, si prefigge come “primo step” per far sì che il processo di consapevolezza integrata mente-corpo possa avere luogo, per poi estendersi a una vera e propria attitudine verso la vita basata sull’apertura, sull’accoglimento, sul non giudizio, ma soprattutto sul pieno rispetto verso quel corpo che spesso viene letto non come luogo di profonda saggezza, ma unicamente come elemento estetico o come colui che si ammala, senza renderci conto di quanto invece rappresenti la nostra “vera casa” e di come l’esperienza sessuale sia la meravigliosa espressione di un’intimità profonda derivante proprio dall’espressività emotiva fattasi corpo (Boncinelli V., Rossetto M., Veglia F., 2018). Grazie alla Mindfulness, quindi, si può essere in grado di ascoltare e rispondere congruamente a ciò che sta realmente accadendo nel momento presente piuttosto che reagire in modo automatico secondo schemi precedenti. L’individuo sarà più in contatto con gli aspetti cognitivi, emotivi e sensoriali dell’esperienza, per poterli regolare tramite l’attenzione, la fiducia, disponibilità e l’amplificazione sensoriale. Tutto questo potrà permettere, insieme ad adeguati percorsi psicoterapeutici e mansionali, di alleviare le difficoltà presenti e di vivere appieno la propria sessualità.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Boncinelli V., Rossetto M., Veglia F. (2018). Sessuologia clinica. Modelli di intervento, diagnosi e terapie integrate. Erickson.
  • Brotto L.A., Woo J. (2010). Cognitive-behavioral and mindfulness-based therapy for low sexual desire. Treating sexual desire disorders: A clinical casebook, 149-164.
  • Brotto L.A., Goldmeier D.(2015). Mindfulness Interventions for treating sexual dysfunctions: The gentle science of finding focus in a multitask world. Journal of Sexual Medicine, 12(8), 1687-1689, 2015.
  • Melli G., Sica C. (2018). Fondamenti di psicologia e psicoterapia cognitivo comportamentale. Modelli clinici e tecniche d’intervento. Erickson.
  • Simonelli C. (2006). L’approccio integrato in sessuologia clinica. Franco Angeli.
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