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Corso Trieste, la nostalgia come perdita del momento attuale – Rubrica Psico-canzoni

La nostalgia raccontata in Corso Trieste è l'amarezza di un uomo immerso nei ricordi più teneri dell'adolescenza che non potrà più rivivere.

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 03 Feb. 2021

Aggiornato il 11 Apr. 2022 09:46

Il presente articolo, prendendo in considerazione il brano Corso Trieste del gruppo musicale I Cani, affronta il tema della nostalgia come consapevolezza della finitezza di ogni esperienza.

Psico-canzoni – (Nr.6) Corso Trieste

 

Padri stanchi tornano a casa dal lavoro in moto. È quasi buio, soltanto luci verdi e rosse ed arancioni e gialle e sotto gli alberi non fanno luce neanche quelle. Ho 15 anni e con le mani in tasca sto tornando a casa anche io e in faccia ho freddo mentre sotto la mia giacca sudo e ho un groppo in gola ma non so perché, adesso non ricordo più perché.

  Benché la canzone del gruppo I Cani, a cui appartiene il testo sopra riportato, porti il nome Corso Trieste, le emozioni descritte sono condivisibili da molti adulti, una volta adolescenti, di qualsiasi quartiere o città. Il testo di questo brano è la prova che non serve utilizzare molte parole per trasmettere all’interlocutore quello che si prova. La riuscita di un pezzo sta nella pregnanza del significato, che in questo caso è data dall’introspezione dell’artista e dalla musica di sottofondo.

La scena raccontata è quella di un uomo immerso nei ricordi più teneri dell’adolescenza.

In faccia ho freddo mentre sotto la mia giacca sudo e ho un groppo in gola ma non so perché, adesso non ricordo più il perché

è il momento dove il ricordo si allaccia al pensiero attuale. Niccolò Contessa, il cantautore del gruppo, racconta la propria nostalgia, intesa come senso di tristezza rispetto ad un’esperienza che non può rivivere.

Il groppo in gola in adolescenza poteva essere la litigata con un amico, l’attesa della risposta da parte di una ragazza, una discussione in casa, o più semplicemente un’interrogazione in arrivo. Adesso in età adulta, con un occhio interiore diverso, il groppo rispecchia la consapevolezza della finitezza e dell’irrepetibilità di ogni momento.

Una poetessa dell’antica Grecia scriveva che si è veramente felici solo quando non si sa di esserlo ed è questo il messaggio che sembra donare anche Corso Trieste. Quel ragazzo di 15 anni ci appartiene, siamo tutti noi, chi più chi meno. Ognuno a modo proprio ha sperimentato il cuore pulsante e il sudore sotto il giaccone nella strada per rientrare a casa. Quando si cresce è così difficile lasciar andare quel ragazzo dove erano riposti sogni, speranze, aspettative.

È più facile crogiolarsi ne

l’unica vera nostalgia che ho

piuttosto che vedere quello che ancora si è e si può essere. In realtà quel giovane di 15 anni che ci appartiene era solo, disorientato in mezzo alla confusione dei cambiamenti e alla tempesta emozionale ed ormonale tipica di quell’età. Attraverso eventi come l’esame di maturità un adolescente può iniziare a sperimentare che è tutto in divenire e niente resta com’è: il secondo appena trascorso già non c’è più e tutto quello che abbiamo è l’adesso.

La nostalgia raccontata in Corso Trieste è l’amarezza da adulto di non poter più rivivere certi momenti, anche lo stesso groppo in gola, perché è vero che non torneranno più.

Eppure proprio oggi, proprio ora quell’adolescente divenuto il padre stanco che torna dal lavoro in moto può scegliere se andare avanti come se nulla fosse, rimanendo nella nostalgia, o vivere appieno i momenti della vita con gioie e dolori senza far scivolare l’unicità di ogni singolo istante.

 

CORSO TRIESTE – Guarda il video del brano:

 

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