Il presente articolo, riflettendo sull’ultimo brano dei Negramaro “Contatto”, mette in luce il bisogno di contatto fisico appartenente, come a tutti i mammiferi, anche all’essere umano.
Psico-canzoni – (Nr.5) Contatto
Contatto dei Negramaro è la descrizione di come nell’essenzialità l’essere umano possa trovare la strada per essere felice. Il consumismo attuale trae erroneamente nell’inganno che possedere qualcosa abbia il potere di colmare il vuoto che ci portiamo dentro. Questo tipo di vuoto però è sinonimo di solitudine.
In un mondo dove illusoriamente le relazioni vengono coltivate attraverso lo smartphone e negli ultimi tempi le emozioni si mimetizzano dietro ad una mascherina, Giuliano Sangiorgi e il suo gruppo propongono un brano che punta il faro sul reale bisogno dell’essere umano: il contatto con le persone amate.
Negli anni ’50 lo psicologo statunitense Harry Harlow, docente all’Università del Wisconsin, avviò uno studio sull’attaccamento e l’affettività. Egli trattenne delle scimmie Rhesus in una gabbia con due finte mamme: una metallica rappresentata da un impianto di fil di ferro a cui era associata la tettarella di un biberon, l’altra morbida e calda, che però non apportava alcuna forma di nutrimento.
Le scimmie preferivano la mamma morbida e calda, pur se da essa non potevano sostentarsi. La conclusione dello studio fu che il bisogno di contatto fisico nei mammiferi ha un peso maggiore rispetto a quello di cibo.
Circa 70 anni dopo questi studi, il brano dei Negramaro, uscito il 9 Ottobre 2020 ed edito dall’etichetta Sugar, cita
ho cercato il contatto per sfiorarti ogni tanto, per capire che in fondo nel mondo non sono così solo.
Giuliano Sangiorgi sembra dare voce alla scimmietta che sceglieva la mamma morbida a quella “nutriente”. La stessa voce spesso rimbomba nel nostro corpo, ma non le diamo ascolto.
Ognuno di noi nel momento in cui ha bisogno dell’abbraccio, della carezza, del bacio o di qualunque altra sensazione tattile simile, dipende da un altro essere umano. Sentimenti come la rabbia, la paura, l’invidia spesso sono correlati non tanto all’impossibilità di avere tale contatto quanto alla difficoltà di ammetterne il bisogno e di arrendersi dunque alla dipendenza nei confronti delle persone che si ama.
Sì la vita che volevo è tutta qui, gli amici che sognavo proprio così, fatti di carne ed ossa e di un bel film
riprende a cantare più avanti Sangiorgi, mostrando come nella semplicità della vicinanza e della tenerezza si possa trovare il soddisfacimento delle proprie necessità. La “mamma morbida” di Harlow nella cultura attuale sembra essere sostituibile con macchine, alcool, droga, sigarette, beni di lusso. Quante volte, invece, delle persone possono rappresentare tutto ciò che ci occorre, perché nel loro abbraccio troviamo la “casa” di cui abbiamo bisogno?
La caducità dei beni materiali aiuta per brevi momenti a riempire il vuoto che stagna nel nostro stomaco, ma l’unica via per colmarlo davvero è arrendersi al bisogno di contatto con l’altro. Dentro di noi infatti resta sempre il bambino che ha bisogno delle coccole materne, ma che talvolta ha difficoltà ad ammetterlo a se stesso. E in ogni tipo di affetto possiamo darci l’opportunità di sperimentare nuovamente quella tenerezza che profuma di casa. Del resto come diceva il poeta John Donne:
Nessun uomo è un’isola.
CONTATTO – Guarda il video del brano: