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Coco (2017): un esempio di Death Education – Recensione del film di animazione

Coco permette ai più piccoli di approcciarsi alla morte senza immagini orrorifiche e non detti, non è un tabù ma un evento naturale da normalizzare

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 09 Feb. 2021

Aggiornato il 20 Mag. 2021 15:05

Coco è un film d’animazione della Pixar uscito nel 2017, diretto da Lee Unkrich e Adrian Molina e premiato con due Oscar, sia come miglior film d’animazione che come miglior canzone originale.

 

Esso è ambientato in Messico e vede come protagonista Miguel Rivera, un dodicenne con la passione per la musica e desideroso di diventare un giorno un musicista rinomato come il suo idolo Ernesto de la Cruz. A questo sogno però si oppone l’intera famiglia del bambino, poiché porta alle spalle un vissuto di abbandono legato proprio alla musica: il padre della bisnonna Coco lasciò, infatti, la famiglia per fare il musicista.

Durante l’intero film si assiste alla celebrazione del Dia de Muertos (o Giorno dei Morti), una delle feste messicane più conosciute in assoluto. Durante tale festività, Miguel si intrufola nel mausoleo del suo idolo e suona la sua iconica chitarra, catapultandosi in una dimensione alternativa in cui non può essere né visto né sentito dai vivi ma solo dai morti. Qui conosce i suoi parenti defunti e scopre di essere stato maledetto e di avere tempo solo fino all’alba per ritornare nel regno dei vivi, altrimenti rimarrà intrappolato in questa dimensione per sempre. Da questo momento iniziano per Miguel una serie di avventure che lo porteranno a scoprire la verità sul passato della sua famiglia. Ma non è questo il punto. Il tema centrale di tutta la storia è la morte, rappresentata al pubblico più giovane in maniera diversa rispetto ai precedenti film Disney proprio grazie all’espediente dell’ambientazione messicana.

Coco diviene un’occasione per i più piccoli – e non solo – di approcciarsi alla morte senza immagini orrorifiche e “non detti”: essa non deve essere un tabù ma un evento naturale che necessita di essere normalizzato. La perdita di persone care è infatti un’esperienza dolorosa che prima o poi ognuno di noi deve affrontare nel corso della propria esistenza.

La celebrazione del Giorno dei Morti e Death Education

Il Dia de Muertos è una celebrazione messicana che ha luogo a inizio novembre, in concomitanza con la celebrazione cattolica dei defunti. La festa viene celebrata con musica, cibi tradizionali, bevande e numerose rappresentazioni caricaturali della morte. È tradizione far visita ai cimiteri e adornare le tombe dei propri cari con candele, fiori e piatti speciali in onore degli antenati. Per l’occasione vengono allestiti degli altari (gli ofrendas) in salotto o sala da pranzo, facendo attenzione a rappresentare i quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) ed esponendo le foto di coloro che si vuole ricordare (Fig.1). Si tratta, dunque, di una cultura che non occulta la morte ma la rappresenta ed espone, anche ai più piccoli.

Coco 2017 un esempio di Death Education Recensione del film Disney Fig 1

Fig.1 Altare preparato dalla famiglia di Miguel

Generalmente gli adulti tendono a nascondere la dipartita ai bambini, ad esempio tramite la congiura del silenzio o la loro esclusione dai riti religiosi, con lo scopo di proteggerli dal dolore e dall’angoscia. Questi comportamenti, però, anche se condotti a fin di bene, non fanno altro che ostacolare l’elaborazione del lutto e dare vita a un’immagine terrificante della morte stessa.

Come sappiamo dalla letteratura, la consapevolezza della propria finitudine è causa per l’essere umano di uno stato di ansia opprimente e meno chiaramente è compresa l’idea di morte maggiore è la paura a essa associata (Cotton & Range, 1990; Ollendick, 1983; Slaughter & Griffiths, 2007).

Arriva così in soccorso la Death Education, attività educativa rivolta a tutte le età, sviluppatasi in alcune culture piuttosto che in altre, finalizzata a rendere gli individui più consapevoli e competenti nella gestione della propria e altrui morte.

Secondo la Death Education risulta necessario avvicinare gli individui fin dalla tenera età al concetto di finitudine, rendendoli partecipi ai rituali e spiegando loro l’accaduto, con un linguaggio idoneo all’età e con la giusta vicinanza fisica ed emotiva. Dal momento che i bambini riescono a cogliere gli stati emotivi del familiare, è bene che chi si prende la responsabilità di orientare i più piccoli circa queste tematiche abbia adeguatamente elaborato il lutto e sia il grado di supportare chi ha di fronte.

Il concetto di morte nel bambino

Coco si dimostra essere un ottimo strumento per parlare con i bambini di morte, tenendo ovviamente in considerazione la fase di sviluppo del piccolo. Per i bambini, infatti, la morte non è un concetto facile da capire e impiega alcuni anni prima di consolidarsi. Secondo Maria Nagy, ad esempio, è possibile individuare tre stadi di maturazione del concetto, connessi allo sviluppo stadiale delle abilità di ragionamento. Tra i 3-5 anni la morte viene rappresentata dal bambino come una semplice temporanea assenza, dunque uno stato reversibile. Tra i 6-9 anni la morte viene associata a figure terrorizzanti come scheletri e mostri, vissute però allo stesso tempo come vincibili poiché non realmente esistenti. Inoltre, sempre in questa fase l’individuo inizia a intuire l’irreversibilità della morte. Infine, tra i 9-12 anni si comprende l’universalità di tale evento.

Il ricordo di chi non c’è più

Coco insegna che si può e si deve parlare dei defunti e ricordarli, essi sono con noi anche se non fisicamente presenti.

Il ricordo è, infatti, un’altra grande tematica del film: Miguel scopre che i morti continuano a “vivere” nell’aldilà proprio tramite il ricordo dei vivi. La morte, quindi, per quanto inevitabile, non è definitiva infatti i nostri cari non ci lasceranno mai del tutto finché noi ne manterremo vivo il ricordo. Questa tematica, inoltre, è resa ancor più evidente dal personaggio Coco, la bisnonna di Miguel, affetta da demenza.

Durante il Dia de Muertos il ricordo dei defunti è sostenuto dall’esposizione delle loro fotografie negli ofrendas e proprio questo tipo di supporto viene spesso utilizzato negli interventi di Death Education (Testoni, Abrami, Matanza & Marchetti, 2003; Testoni, Ancona & Ronconi, 2015).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cotton, C. R., & Range, L. M. (1990). Children’s death concepts: Relationship to cognitive functioning, age, experience with death, fear of death, and hopelessness. Journal of clinical child psychology, 19(2), 123-127.
  • Nagy, M. (1948). The child's theories concerning death. The Pedagogical Seminary and Journal of Genetic Psychology, 73(1), 3-27.
  • Ollendick, T. H. (1983). Reliability and validity of the revised fear survey schedule for children (FSSC-R). Behaviour research and therapy, 21(6), 685-692.
  • Slaughter, V., & Griffiths, M. (2007). Death understanding and fear of death in young children. Clinical child psychology and psychiatry, 12(4), 525-535.
  • Testoni, I., Abrami, M. A., Matanza, G., & Marchetti, R. (2003). Il docente nella scuola dell’autonomia e la fondazione di una nuova appartenenza alla comunità scientifico-culturale. Studium Educationis. Rivista per la formazione nelle professioni educative, 3, 759-77.
  • Testoni, I., Ancona, D., & Ronconi, L. (2015). The ontological representation of death: A scale to measure the idea of annihilation versus passage. OMEGA-Journal of death and dying, 71(1), 60-81.
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