Ndr: l’articolo è stato scritto prima degli ultimi DPCM
Lo Psicologo Scolastico sarebbe chiamato a occuparsi di consulenza psicologica individuale per gli insegnanti al fine di prevenire stress e burnout lavorativo, per gli alunni e per i genitori in modo da intercettare e prevenire disagi e promuovere competenze emotive e relazionali.
Senza Psicologia non c’è Resilienza (CNOP 2020).
Così recita un documento del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) in cui sottolinea la necessità che, nell’utilizzare i fondi europei (Recovery Fund), venga potenziata la presenza degli Psicologi in settori importanti della nostra società come i contesti di cura e i servizi sanitari, i luoghi di lavoro e di studio (la scuola, l’università, la formazione, l’orientamento) e in campo sociale con obiettivi di equità territoriale, di genere e sociale.
Sono queste infatti le tappe da raggiungere rispetto al saper riconoscere e rispondere a un disagio sempre più diffuso e al poter prevenire malesseri più gravi e promuovere le risorse psicologiche di resilienza a livello individuale e collettivo. Infatti, molti contesti di vita quotidiana hanno mostrato delle carenze e delle difficoltà durante la pandemia (prima fra tutti la Scuola) che ancora adesso, in questa nuova fase di incertezza, fragilità e disuguaglianze, si stanno aggravando.
Certamente c’è da dire che le carenze e le difficoltà della Scuola nel nostro Paese hanno una storia che parte da ben più lontano della pandemia 2020; una storia fatta di precariato e di smantellamento di un sistema che ad oggi appare stanco e sfibrato, impegnato più a dover rincorrere la burocrazia e i programmi ministeriali (sicuramente anch’essi importanti), invece di pensare primariamente al benessere educativo, psicologico e sociale di chi vive la Scuola. Si fanno i conti con strutture non adeguate, risorse spesso inesistenti, ma soprattutto con richieste e problemi lontani dalle competenze degli insegnanti che si trovano così a dover assumere tanti ‘ruoli’, nell’incertezza e nella mancanza di una guida e di un sostegno di fronte, per esempio, a quelle che vengono ormai etichettate come ‘classi difficili’ o di fronte alla gestione dei percorsi individualizzati. Un’istituzione che a volte sembra aver perso autorevolezza e rispetto e che spesso non considera come dietro agli alunni e agli insegnanti ci siano bambini e ragazzi, uomini e donne con un bagaglio, una storia, delle qualità, delle potenzialità e delle emozioni e che proprio da questo occorre partire per favorire l’apprendimento e la relazione.
Sempre più spesso, oltre a disorganizzazione, lentezza e frustrazione, tutto sembra restare nelle mani di quei volenterosi (studenti, insegnanti, personale e genitori) che si rimboccano le maniche ed emergono nonostante tutto, ci provano almeno, per poi fare scalpore in quanto eccezione ed esempio della ‘buona scuola’; come se non si dovesse già fornire una ‘buona scuola’ come regola invece che eccezione!
Da anni, consapevoli di queste criticità, si invoca un cambio di rotta, sia a livello istituzionale, per far sì che la Scuola riprenda il ruolo autorevole e il rispetto che merita, ma soprattutto a livello di adeguato sostegno e di promozione del benessere nel contesto scolastico. Ed è proprio rispetto a questo che oramai da tempo si sente il bisogno della figura dello Psicologo Scolastico, per portare la sua professionalità al servizio dei bisogni di un contesto essenziale per la tenuta del nostro tessuto sociale. Lo Psicologo nelle scuole sarebbe, infatti, chiamato ad occuparsi di consulenza psicologica individuale per gli insegnanti al fine di prevenire stress e burnout lavorativo, per gli alunni e per i genitori in modo da intercettare e prevenire disagi e promuovere competenze emotive e relazionali; si occuperebbe di attività per il gruppo classe, per il corpo docenti e per il gruppo dei genitori, di formazione in base alle esigenze della scuola, di orientamento scolastico e professionale, di promozione di un clima collaborativo all’interno della scuola e fra scuola e famiglia, di migliorare le dinamiche relazionali nelle classi e di favorire l’inclusione.
Effettivamente già in passato è stato proposto di firmare protocolli di intesa con le istituzioni al fine di cominciare un iter che potesse portare alla presa di consapevolezza dell’utilità e del bisogno della Psicologia nelle scuole; spesso sono stati presentati disegni di legge mai arrivati alla loro finalizzazione e approvazione in Parlamento. E mentre un primo importante passo è stato il riconoscimento e la presa in carico dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nel contesto scolastico attraverso la legge 170/2010 a cui ha fatto seguito la Direttiva Ministeriale del 2012 che ribadisce l’importanza dell’inclusione scolastica e la personalizzazione degli apprendimenti attraverso i Bisogni Educativi Speciali (BES), che insieme rappresentano uno dei più ampi ambiti per la Psicologia Scolastica, dall’altro sono rimaste confusione e criticità, soprattutto per la gestione dei BES, in quanto appare spesso su un piano non ben identificato a livello di normative (tanto che si è dovuti intervenire con una Circolare per fare chiarezza), di competenze, di formazione e di pratiche a discapito di un’accoglienza al percorso personale del bambino che spesso resta inadeguata o non sistematica e stigmatizzante invece che inclusiva (solite eccezioni a parte).
Eppure ad oggi, è solo di fronte (o meglio grazie) ad una pandemia che si prende più consapevolezza di quanto sia necessario fare qualcosa di più. Perché ai mali storici della Scuola, oggi si affianca la difficoltà, lo stress e la frustrazione della ripresa post-Covid-19. Alunni, insegnanti e tutti quanti coinvolti sono tornati a Scuola dopo mesi di didattica a distanza (DAD) e lo hanno fatto avendo preso tutta una serie di precauzioni (come richiesto dalle disposizioni anti-covid); lo fanno con incertezza e confusione a volte, in quanto le norme non sempre sono chiare, ma anche con paura e ansia per i contagi, per le nuove disposizioni, per i cambiamenti nelle classi, per le eventuali nuove chiusure, per i bambini che entrano la prima volta a scuola, per quelli che aspettano l’insegnante di sostegno, per quelli che a loro volta vivono disagi emotivi ecc. Purtroppo questa pandemia ha aggravato diversi disagi o ne ha portati di nuovi; alunni, insegnanti e genitori hanno spesso gestito i mesi di DAD con difficoltà e frustrazione. Ai bambini e ai ragazzi è mancata la socialità e la relazione che la scuola permette e che è fondamentale per la loro crescita, perché è proprio stando insieme ai propri coetanei che si impara a collaborare e stare in gruppo, a fidarsi gli uni degli altri, ad essere empatici, a sviluppare la propria personalità e le proprie competenze. Per molti purtroppo non è stato possibile accedere neanche alla DAD per la mancanza di risorse tecnologiche o per condizioni di disabilità varie, è mancato spesso un sostegno che potesse aiutare a contenere questi malesseri e promuovere le capacità di resilienza necessarie per gestire al meglio le nuove sfide che tutti siamo stati chiamati a vivere. Sicuramente i mesi di chiusura non sono stati uguali per tutti, ma tutti, bambini, ragazzi, insegnanti e genitori se lo ricorderanno ed è per questo necessario ritornare ad una quotidianità il più serena e sicura possibile e fornire il sostegno necessario affinchè tutti possano attingere alle proprie risorse di resilienza. Bambini e ragazzi hanno solitamente capacità di ripresa maggiori dell’adulto e ad oggi, fortunatamente, la Scuola è comunque ricominciata con una certa ‘normalità’, seppur con nuovi adeguamenti, presupposto fondamentale per riprendere un percorso interrotto bruscamente e recuperare eventuali svantaggi vissuti nei mesi passati.
E’ dunque da tutte queste constatazioni che sembra si sia deciso di continuare a portare avanti un iter (come già detto intrapreso ma mai finalizzato) che speriamo possa portare ad un inserimento sistematico e soprattutto strutturale dello Psicologo nelle Scuole come sostegno alla vita scolastica tutta.
Infatti, sempre il CNOP (2020) afferma che:
I provvedimenti generati dai fondi europei sono stati finalizzati alla ripresa e alla resilienza, concetto che indica la capacità psicologica delle persone e delle organizzazioni di fronteggiare le situazioni in modo costruttivo.
Così, noi Psicologi, apprendiamo con speranza (e intrepida attesa!) che il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha approvato e firmato il ‘Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione per il supporto psicologico nelle istituzioni scolastiche’.
Questo rappresenta un punto di equilibrio raggiunto tra le richieste del CNOP (ovvero garantire un’adeguata presenza di Psicologi in tutte le scuole) e la disponibilità del Ministero.
In sintesi il Protocollo, definito ‘il primo nel suo genere’ e che avvia una presenza della professione su tutto il territorio nazionale, prevede:
- l’emanazione di bandi a livello di singola Scuola;
- lo stanziamento di apposite risorse vincolate;
- la definizione dell’importo finanziato dal Ministero alle istituzioni scolastiche in modo che non ci siano bandi al ribasso;
- la messa a disposizione del CNOP di ‘linee guida’ per le attività degli Psicologi;
- l’organizzazione da parte del Ministero di un’attività di informazione/formazione agli Psicologi reclutati sulle linee guida del CNOP;
- l’attivazione di una collaborazione a livello regionale tra gli Uffici Scolastici e i Consigli dell’Ordine per favorire l’attuazione del protocollo.
Così come riferito dal CNOP, si tratta di una tappa fondamentale per la Psicologia nella Scuola. Ci auguriamo quindi che l’iter vada avanti e arrivi finalmente alla sua attuazione e che in tempi brevi si abbia davvero la volontà di mettere in pratica ciò che da anni si chiede e si percepisce come utile e necessario: istituire la figura dello Psicologo Scolastico al fine di mettere al centro della Scuola il benessere emotivo, psicologico e relazionale di chi la vive.