expand_lessAPRI WIDGET

Il movimento #metoo ed il potere dei social media

I movimento MeToo è diventato dilagante nel mondo dei social media dal 2017 e ha dato vita ad un’ondata di testimonianze degli abusi subiti

Di Ilaria De Mola

Pubblicato il 06 Lug. 2020

I social media si confermano come nuovo mezzo per dichiarare l’abuso subito; molte donne hanno postato di aver trovato il coraggio di raccontarsi grazie alle testimonianze altrui e al movimento MeToo.

 

L’abuso sessuale è un evento ancora troppo diffuso nella società e colpisce le donne a prescindere dal background e dal paese di provenienza (World Health Organization, 2014). Infatti circa il 25% delle donne afferma di avere avuto un contatto non voluto con un uomo nel corso della propria vita (Black et al., 2011), confermando l’allarmante dato secondo cui le donne corrono un alto rischio di essere vittime di abuso sessuale, soprattutto laddove la loro condizione sia resa più vulnerabile per via di fattori individuali, come la giovane età, la presenza di disabilità, ed il tipo di lavoro e ambienti frequentati (Hoxmeier, 2016).

Nonostante questo tema sia sempre più discusso e oggetto della sensibilità pubblica, molto spesso le testimonianze delle donne non vengono credute, ed il senso di colpa e la paura possono portare a mantenere nascosto quello che è successo, cercando di cancellare l’accaduto, che però continua a persistere nelle vite delle vittime, provocando problematiche individuali, come maggior depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico, dipendenze, oltre che una maggior vulnerabilità per le malattie fisiche (Tjaden & Thoennes, 2006), con ripercussioni anche sulle relazioni interpersonali e sul funzionamento in ambito lavorativo.

Tuttavia, il movimento MeToo, fondato dall’attivista americana Tarana Burke nel 2006 e diventato poi dilagante nel mondo dei social media con l’hashtag #metoo a partire dal 2017, ha dato vita ad un’ondata di testimonianze degli abusi subiti. Infatti, a partire dall’esempio di donne note e conosciute nel mondo dello spettacolo, milioni di persone hanno postato le loro esperienze sui loro social network e ricevuto supporto dalla community, e, volendo approfondire i racconti emersi, il presente studio (Alaggia & Wang, 2020) si propone di indagare 171 post sui social media relativi all’abuso sessuale, subito come episodio singolo o ripetuto, vissuto in età infantile o adulta, da parte delle donne.

I risultati mostrano innanzitutto che i social media si confermano come nuovo mezzo per dichiarare l’abuso subito, in quanto le testimonianze altrui donano la forza necessaria a fare altrettanto, senza paura di essere giudicate o emarginate. Molte sono state le donne che hanno postato di aver trovato il coraggio di raccontarsi grazie al movimento MeToo ‘Sono stata violentata per quasi un anno da un professore mentre ero alla scuola di specializzazione’ (Utente Twitter 81) e di aver seguito l’esempio di persone famose ‘Lady Gaga, mi sento forte abbastanza da raccontare la violenza subita, mi hai aiutato così tanto con le tue parole su questo argomento, grazie a te posso andare avanti ed iniziare a raccontare la mia storia’ (Utente Reddit 23).

Inoltre, è stato messo in luce che molte donne che non sapevano o non ricordavano di essere state violentate, grazie alle informazioni ricevute dalla televisione, dai notiziari e dal movimento MeToo, hanno potuto prendere consapevolezza riguardo agli eventi vissuti e precedentemente normalizzati.

Ancora, si è rilevato che i motivi principali per cui le donne solitamente non parlano dei propri abusi sono la paura di non essere credute ‘Non l’avevo mai detto a nessun altro… perché le vittime di abuso sono costantemente incolpate per quello che è successo e messe a tacere quando provano a parlare’ (Utente di Reddit 12), i sentimenti di vergogna pervasivi ‘Faccio ancora fatica ad affrontarlo, ma non ne parlo mai perché mi vergogno di ammettere di essere una vittima di stupro’ (Utente di Twitter 12), la paura del giudizio degli altri e delle conseguenze delle loro azioni ‘Ero anche ad un punto nella mia vita in cui non potevo sopportare mentalmente di essere stuprata e per di più di perdere un amico. Il mio cervello ha in qualche modo inventato una situazione in cui tutto andava bene e io lo volevo’ (Utente di Reddit 21), oltre alla non sicurezza dell’entità dell’abuso ‘Ho detto a mio marito delle molestie che avevo vissuto prima che ci incontrassimo, e lui è stato piuttosto sorpreso perché non gliel’avevo mai detto. Quando ero giovane le accettavo e basta’ (Utente Twitter 6).

In aggiunta, è stato trovato che queste donne generalmente hanno ricevuto risposte positive e supportive. Tuttavia in alcuni casi non sono state credute e l’entità della gravità della situazione è stata sottovalutata quando sono state considerate responsabili in parte dell’accaduto, per esempio per via del fatto che erano risultate provocanti e potenzialmente disponibili agli occhi dell’aggressore, oppure perché non hanno rifiutato esplicitamente le proposte sessuali ricevute, in quanto sotto l’effetto dell’alcool o di altre sostanze.

Allo stesso modo, risposte contraddittorie sono emerse dai professionisti legali, poiché in alcuni casi le testimonianze non sono state accolte e non sono stati attuati provvedimenti per evitare che altri episodi si potessero ripetere.

In conclusione, la facilità e la libertà con le quali i social media permettono di comunicare, sono risultate di grande aiuto per moltissime donne, che hanno colto l’opportunità di affrontare e superare questo trauma, dimostrando grande forza e determinazione.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Alaggia, R., & Wang, S. (2020). “I never told anyone until the #metoo movement”: What can we learn from sexual abuse and sexual assault disclosures made through media? Child Abuse & Neglect, 1-10.
  • Black, M. C., Basile, K. C., Breiding, M. J., Smith, S. G., Walters, M. L., Merrick, M. T, et al. (2011). The national intimate partner and sexual violence survey (NISVS): 2010 summary report. Atlanta, GA: National Center for Injury Prevention and Control, Centers for Disease Control and Prevention.
  • Hoxmeier, J. C. (2016). Sexual assault and relationship abuse victimization of transgender undergraduate students in a national sample. Violence and Gender, 3(4), 1-8.
  • Tjaden, P., & Thoennes, N. (2006). Extent, nature, and consequences of rape victimization: Findings from the National Violence Against Women Survey Special Report. Washington, D.C: National Institute of Justice and the Centers for Disease Control and Prevention.
  • World Health Organization (2014). Violence against women: intimate partner and sexual violence against women: intimate partner and sexual violence have serious short-and long-term physical, mental and sexual and reproductive health problems for survivors: fact sheet. World Health Organization.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Violenza sulle donne: la prima assistenza e il ruolo dello psicologo
Assistenza alle donne vittime di violenza che ricorrono al pronto soccorso: il giusto approccio medico-legale

La violenza sulle donne è un fenomeno in crescita e dalle numerose conseguenze per questo è necessaria una presa in carico globale della donna.

ARTICOLI CORRELATI
Slacktivism: di cosa si tratta? Quando l’attivismo online può diventare dannoso

Sostenere cause sociali tramite l’attivismo online può fornire un aiuto prezioso, ma attenzione allo slacktivism, una forma superficiale e disinteressata di supporto

Lo psicologo negli e-sports

Gli e-sports, progettati con l'obiettivo di competitività, hanno suscitato l'interesse della psicologia per i fattori psicologici coinvolti

WordPress Ads
cancel