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Covid-19: la gestione di problematiche legate a rabbia e frustrazione nel contesto di isolamento – Report dal webinar della Dr.ssa Offredi

Le persone che si rivolgono allo psicoterapeuta con problemi di rabbia durante il Covid-19 dovrebbero essere aiutate ad individuare ed attivare strategie

Di Francesca Frigerio

Pubblicato il 25 Mag. 2020

Aggiornato il 14 Lug. 2020 12:29

Il 29 aprile la Dr.ssa Offredi ha tenuto il secondo contributo della serie di lezioni sull’emergenza Covid-19 proposto da Studi Cognitivi. Il webinar riguardava la gestione di problematiche legate alla rabbia e alla frustrazione nel contesto di isolamento.

 

La lezione si è aperta con la definizione dei costrutti, arricchita dalla descrizione delle loro funzioni e dei correlati neurofisiologici. In particolare si è posto l’accento sulle differenze tra frustrazione e rabbia: il primo stato interno, infatti, nasce dall’esperienza di non raggiungere uno scopo desiderato o di non ottenere una ricompensa e può essere un fattore predisponente per la rabbia; il secondo, invece, insorge quando il soggetto percepisce un ostacolo verso il conseguimento di un obiettivo o un danno all’immagine di sé e, diversamente da altre emozioni, implica una forte spinta ad agire.

Il momento attuale e le sue peculiarità hanno portato gli psicoterapeuti ad essere coinvolti in servizi psicologici d’emergenza volti a prevenire un disadattamento. In assenza di un disturbo mentale conclamato, ciò che sono chiamati a fare non è una psicoterapia, ma una consulenza volta ad evitare che si verifichino dei maladattamenti in futuro. Le persone che si rivolgono allo psicoterapeuta, in uno scenario così delicato, devono essere aiutate ad individuare ed attivare delle strategie.

La Dr.ssa Offredi ha introdotto il modello della rabbia di Deffenbacher, secondo cui l’anatomia dell’esperienza della rabbia è composta da:

  • Il trigger: nel contesto emergenziale che stiamo vivendo, può essere un evento esterno specifico (es. le persone che non rispettano le regole), una combinazione di eventi esterni e immagini/ricordi (es. gli atteggiamenti di altri significativi, le criticità legate all’isolamento), o uno stimolo interno (es. pensieri su come sarebbe stata la propria vita senza la pandemia).
  • La situazione di partenza: ossia come stavamo prima dell’evento scatenante, elemento spesso poco considerato, ma di grande importanza. Differenti stati fisici (come stanchezza, inattività, disturbi del sonno, alimentazione irregolare) ed emotivi (come stress, ansia, noia, irritabilità, tristezza) ci rendono vulnerabili, aumentando la presenza e la rilevanza di emozioni o immagini spiacevoli, abbassando la soglia per l’attivazione della rabbia e influenzando il nostro modo di reagire.
  • La valutazione della situazione: può essere primaria, ossia legata al fattore scatenante e alle sue caratteristiche, o secondaria, ossia diretta alle proprie strategie di coping e alla propria capacità di gestire l’attivazione emotiva.
  • L’esperienza di rabbia: si muove su un continuum che va da infastidito a fuori di sé e può comprende diversi comportamenti correlati che vanno da reazioni costruttive e pro sociali a condotte pericolose per sé o per gli altri.
  • Le riflessioni sulla rabbia in termini di funzionale o disfunzionale: quando la rabbia è moderata può essere funzionale ed avere dei correlati comportamentali molto positivi, in grado di aumentare self-efficacy e self-empowerment. Alta frequenza, intensità e durata rendono la rabbia tendenzialmente disfunzionale, così come i comportamenti negativi da essa elicitati.

L’accertamento della rabbia viene fatto tramite il colloquio, andando ad analizzare ognuna di queste componenti in più episodi tramite lo strumento dell’ABC. Ci si può servire anche di strumenti testali come STAXI, Anger Scale and Provocation Inventory e Anger Disorder Scale.

In contesti di emergenza è sconsigliato usate tecniche nuove; sarebbe invece opportuno prediligere quelle che già conosciamo. Gli interventi di gestione della rabbia, volti ad agevolare l’adattamento, sono principalmente di 3 tipi:

  • Cognitivi: in grado di modificare i pensieri o le immagini legate alla rabbia, i bias cognitivi e le credenze disfunzionali apprese o implicate nella valutazione di A (situazione). Il problem solving è un metodo efficace, anche se è preferibile utilizzarlo con pazienti già in carico, di cui conosciamo le risorse.
  • Tecniche di rilassamento: agiscono per abbassare l’attivazione fisiologica sperimentata e consentire alla persona di accedere a strategie di coping alternative e più funzionali che l’arousal non gli permette di vedere. Un esempio è il rilassamento muscolare progressivo, molto utile quando non si conosce il paziente.
  • Comportamentali: agiscono su pattern di comportamenti abituali e rinforzano le abilità positive. Hanno l’effetto di aumentare la percezione della propria autoefficacia. Uno strumento molto utile è il training di assertività.

La Dr.ssa Offredi ha anche introdotto l’Integrative Cognitive Model di Wilkowski e Robinson (2010) e i fattori di mantenimento della rabbia. Infine, ha concluso il suo intervento dando alcuni suggerimenti per chi si trova a lavorare a stretto contatto con pazienti che presentano problemi di rabbia:

  1. Assumere un atteggiamento non giudicante.
  2. Evitare di abbassare il livello di rabbia a tutti i costi in seduta, per non mandare al paziente il messaggio che non sia consentito arrabbiarsi.
  3. Non prenderla sul personale.
  4. Usare le caratteristiche del paziente, come la ricerca del confronto, a suo vantaggio.
  5. Essere gentilmente tenaci.

La lezione si è rivelata molto esauriente, andando a ripassare concetti noti e integrandoli con nuovi dettagli e sfumature; ha esaminato il costrutto della rabbia da molti punti di vista, includendo riferimenti alla letteratura e ai correlati neurofisiologici. La docente è riuscita a declinare le spiegazioni e i modelli presentati nella situazione attuale, tramite un continuo sguardo alle reazioni e necessità legate al Covid-19.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Abler, B., Walter, H., & Erk, S. (2005). Neural correlates of frustration. NeuroReport, 16(7), 669–672.
  • Pawliczek, C. M., Derntl, B., Kellermann, T., Gur, R. C., Schneider, F., & Habel, U. (2013). Anger under control: neural correlates of frustration as a function of trait aggression. PloS one, 8(10), e78503.
  • Deffenbacher, J. L. (1999). Cognitive‐behavioral conceptualization and treatment of anger. Journal of Clinical Psychology, 55(3), 295-309.
  • Mauss, I.B. et al. (2007). Individual differences in cognitive reappraisal: Experiential and physiological responses to an anger provocation. International Journal of Psychophysiology.
  • MacDonald, K.B. (2008). Effortful control, explicit processing, and the regulation of human evolved predispositions. Psychological Review, 115(4), 1012–1031.
  • Wilkowski, B. M., & Robinson, M. D. (2010). The anatomy of anger: An integrative cognitive model of trait anger and reactive aggression. Journal of personality, 78(1), 9-38.
  • Leveni, D., Michielin, P., Piacientini, D. (2014). Superare la Depressione, un Programma di Terapia Cognitivo- Comportamentale. Eclipsi, Firenze.
  • Andrews (2003). Trattamento dei disturbi d'ansia. Guide per il clinico e manuali per chi soffre del disturbo. Centro Scientifico Editore.
  • Medicine Umich. Relaxation, skills for Anxiety.
  • Gentry, W.D. (2006). Anger Management For Dummies.
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