Due studi hanno indagato la connessione tra temperamento ed esercizio fisico. In particolare, si analizza l’influenza del temperamento in una prospettiva a lungo termine (dall’infanzia all’adolescenza), nell’eccessiva attività fisica e nei disturbi alimentari.
Sara Bocazza e Alberto Morandi – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca, Bolzano
Il concetto di temperamento è stato ampiamente indagato, a partire dagli antichi greci (Galeno), dai teorici della personalità (G.Allport, R. Cattel, H. Eysenek, Guilford) e da ricerche psicologiche nell’ambito dello sviluppo. Ad oggi non esiste ancora un chiaro consenso riguardo la natura di questo costrutto. Ad ogni modo ci sono una serie di punti di convergenza tra i diversi approcci. Alcuni studi hanno ipotizzato che la dimensione del temperamento rifletta tendenze comportamentali piuttosto che orienti direttamente determinati agiti comportamentali. Thomas e Chess (1977) hanno suggerito che un’espressione pura del temperamento avviene durante lo sviluppo ed è probabile che appaia nel momento in cui novità ambientali sfidano capacità di coping inefficaci. Un altro punto di consenso è che il temperamento si riferisce a caratteristiche di differenze individuali piuttosto che caratteristiche generali legate alla specie (McCall).
Un punto di disaccordo negli approcci che hanno investigato il costrutto del temperamento è che ognuno suggerisce diversi confini del temperamento. In particolar modo essi differiscono nelle dimensioni del costrutto di temperamento; diversamente il livello di attività ed emotività sono invece dimensioni condivise da vari autori.
Sebbene i teorici sono d’accordo che il temperamento sia una componente della personalità, i confini tra questi due concetti appaiono non sempre chiari. Rothbart definisce il temperamento come relativamente stabile, basato primariamente da caratteristiche biologiche e su differenze individuali in reattività e auto-regolazione (Derryberry & Rothbart, 1984; Rothbart & Derryberry, 1981). Goldsmith propone diversamente una definizione che identifica il temperamento come differenze individuali nella probabilità di esperire ed esprimere le emozioni primarie e arousal (Goldsmith & Campos, 1980, 1982, 1986).
Diversi sono gli strumenti pensati per valutare tale costrutto. Il Children’s Behaviour Questionnarire (CBQ) per esempio è un report somministrato al caregiver ed è stato sviluppato con lo scopo di fornire una valutazione del temperamento nei bambini. Molti questionari sviluppati al fine di valutare il temperamento in bambini in età prescolare e durante i primi anni scolastici si sono basati su dimensioni identificate da studi longitudinali (NYLS; Thomas & Chess, 1977), su quelle identificate da Buss e Polomin (Emotional-Activity-Sociability; 1975,1984) o su entrambe combinate (Rowe & Polomin, 1977).
Il questionario CBQ segue i lavori precedentemente svolti da Rothbart e colleghi (Capaldi & Rothbart, 1992; Derryberry & Rothbart, 1988) e si basa sull’approccio di Fiske (1966, 1971) che usa concetti contemporanei per identificare costrutti centrali del temperamento, come emotional reactivity, arousability e self-regulation. Le scale CBQ hanno mostrato una adeguata consistenza interna e una buona attendibilità/stabilità nel tempo (Rothbart, 2001).
Grazie alla presenza di scale di valutazione e questionari specifici, quali il CBQ, la ricerca ha potuto indagare in maniera approfondita il temperamento e valutarlo anche come un fattore predisponente per la pratica sportiva e la propensione all’attività sportiva.
La letteratura in merito mostra come il temperamento infantile possa influenzare, soprattutto nei maschi, la formazione di successive abitudini di attività fisica. Janssen e colleghi (2017) hanno cercato di capire come il temperamento influenzi lo sviluppo di un pattern di attività fisica. Questo studio utilizza le CBQ e valuta quattro dimensioni del temperamento, ossia Temperamental Activity Level (TAL – velocità ed estensione della locomozione nella quotidianità – es. camminare vs correre); High Intensity Pleasure (HIP – quantità di piacere in situazioni che coinvolgono stimoli ad alta intensità – es. velocità, complessità, novità); Low Intensity Pleasure (LIP – quantità di piacere in situazione di stimolazioni a bassa intensità, complessità, novità – es. leggero dondolio al parco); Surgency (SUR – tratti di aspetti di reattività emozionale marcati da un rapido approccio a ricompense e ad alto livello di attività).
Questo è il primo studio longitudinale che mette a confronto il temperamento infantile e quello adolescenziale con l’attività fisica. I risultati suggeriscono che le sotto scale TAL, HIP e SUR predicono l’ammontare globale di attività fisica nei maschi; SUR predice anche il numero di giorni settimanali di attività fisica nei maschi.
Il temperamento esercita un’influenza duratura e potrebbe essere un marker di attività fisica nella vita. Esso influenza le scelte dei bambini sia direttamente, nella scelta dell’attività fisica e degli amici con interessi simili, sia indirettamente, influenzando il modo in cui gli altri (es. genitori) rispondono alle caratteristiche del loro temperamento. In particolare, i genitori di bambini attivi tendono ad incoraggiare maggiormente i figli nell’intraprendere attività fisica rispetto ai genitori di bambini meno attivi. Dai risultati emerge inoltre che preferenze di piacere ad alta/bassa intensità non prevedono negativamente attività fisica in adolescenza. Infine, da questo studio è stato osservato come i genitori sono tendenzialmente più inclini ad incoraggiare nello svolgimento dell’attività fisica un figlio maschio dal temperamento attivo rispetto che una figlia femmina con le medesime caratteristiche. Tale dinamica potrebbe rafforzare di conseguenza anche l’associazione tra temperamento e attività fisica in adolescenza.
In aggiunta, teorie psicopatologiche propongono l’esistenza di capacità temperamentali di regolazione che possono controllare la reattività emotiva (Nigg, 2006).
L’eccessivo esercizio fisico può innescare però lo sviluppo di una dipendenza da esso e dall’attività fisica stessa. Ricerche precedenti hanno suggerito l’esistenza di un collegamento tra caratteristiche del temperamento e dipendenza da esercizio fisico (EXD). I criteri per EXD sono basati sul DSM IV per l’abuso di sostanza ed includono il craving per l’attività fisica che consiste nel desiderare ardentemente attività fisica assidua fintanto da inficiare nella quotidianità (es. lavoro, famiglia). Inoltre, in assenza di esercizio, compaiono sintomi di irritabilità e sbalzi d’umore.
Viene distinta la EXD primaria e secondaria in accordo con Veale (1987). Nella EXD primaria gli esercizi sono fini a se stessi, in quanto la dieta e la perdita di peso possono essere usati per facilitare l’esercizio e la performance atletica. Nella EXD secondaria al contrario, l’uso di esercizi è un comportamento compensatorio allo scopo di perdere peso, bilanciare calorie e migliorare l’aspetto fisico. L’eccessivo esercizio è particolarmente presente in pazienti con diagnosi di disturbo alimentare (DA) e soprattutto con anoressia nervosa. Individui che sviluppano una EXD secondaria possono presentare alti livelli di psicopatologia (ansia, depressione) e ridurre la qualità di vita e la salute stessa. Diverse ricerche specifiche sulla EXD secondaria hanno dimostrato l’influenza del temperamento nella pratica di esercizio fisico eccessivo in individui con DA (Shroff, 2006; Dalle Grave 2008; Meyer 2011).
Poche sono le ricerche che hanno esplorato le differenze tra EXD primaria e secondaria rispetto al temperamento. Esiste un interesse particolare nel verificare come l’EXD primaria e secondaria differiscono tra loro in termini di caratteristiche temperamentali.
Lo studio di Müller e coll. (2015) ha investigato la relazione tra il temperamento e il rischio di una dipendenza da esercizio fisico (EXD) confrontando un campione di donne con disturbo alimentare (DA) e un gruppo di atlete professioniste senza DA. A tale scopo sono stati indagati i fattori motivazionali utilizzando la teoria di sensibilità al rinforzo di Gray (Gray, 1987; Carver, 1994), come modello di riferimento e i fattori temperamentali, attraverso il questionario Adult Temperament Questionnaire-Short Form (ATQ-EC) (Wiltink, 2006). La teoria di sensibilità al rinforzo di Gray (Gray, 1987; Carver, 1994) identifica due sistemi neurobiologici: il sistema di inibizione comportamentale (BIS – responsabile per l’inibizione di un’azione quando un particolare comportamento può portare a una conseguenza avversa potenzialmente punibile) e il sistema di attivazione comportamentale (BAS – responsabile della stimolazione di comportamenti di raggiungimento e/o avvicinamento in reazione ad uno stimolo di ricompensa desiderato).
I risultati dello studio hanno mostrato un’associazione tra le caratteristiche temperamentali e i sottotipi di EXD. Nei soggetti con DA i sintomi di EXD secondaria erano positivamente relati a tendenze di evitamento osservabili tramite la scala di misura BIS (Strobel, 2001). Diversamente, nel gruppo di atlete professioniste i sintomi di EXD primaria erano relati al raggiungimento di una ricompensa e a tendenze di raggiungimento misurate attraverso la scala BAS (Strobel, 2001).
Il gruppo DA ha mostrato un punteggio inferiore e significativamente diverso alla scala effortful control del questionario ATQ rispetto alla popolazione e al gruppo di atleti. Diversamente i punteggi degli atleti alla scala effortful control del questionario ATQ non sono risultati significativamente diversi rispetto alla popolazione.
Presi assieme, i risultati dello studio, essendo preliminari, dovrebbero essere considerati con prudenza. Questi supportano l’assunzione che l’inappropriato esercizio eccessivo in pazienti con DA è principalmente guidato da un rinforzo negativo, in quanto gli esercizi fungono da comportamento compensativo maladattivo e sono accompagnati da ansia, depressione e l’intensa paura di prendere peso. Diversamente, maggiori esercizi nelle atlete correlano con l’ambizione a raggiungere particolari obiettivi e divertirsi e con la gratificazione psicologica che emerge dalla pratica sportiva.
Grazie agli studi presentati è possibile osservare come caratteristiche individuali, in particolare il temperamento, siano importanti nel predisporre l’individuo allo svolgimento dell’esercizio fisico.
In particolare, il temperamento gioca un ruolo importante nei pattern a lungo termine di coinvolgimento nell’attività fisica che permangono fino all’età adulta a dispetto di cambi frequenti del contesto sociale (es. cambi di amicizie) e dell’ambiente fisico (cambiamenti di scuola e/o dimora).
Il primo studio presentato ha voluto osservare l’influenza del temperamento in una prospettiva a lungo termine (dall’infanzia all’adolescenza). Diversamente, il secondo studio ha invece indagato l’influenza del temperamento nell’eccessiva attività fisica e nei disturbi alimentari.
Future ricerche potrebbero approfondire i dati emersi ed interessarsi a potenziali differenze di temperamento nei sottotipi di disturbo alimentare. Inoltre, appare importante investigare campioni maggiormente rappresentativi in modo di avere una maggiore comprensione della connessione tra rischio di dipendenza da esercizio fisico e temperamento.