La mindfulness è un’attitudine esercitata e sviluppata attraverso la pratica di una forma simil meditativa, sviluppata dai precetti del buddhismo, volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente (Hölzel et al., 2011).
In ambito psicologico sono stati sviluppati svariati protocolli mindfulness validati in ambito clinico, che hanno mostrato diversi benefici significativi per il trattamento di alcuni disturbi mentali tra cui ansia e depressione; si evidenziano inoltre effetti più di stampo fisiologico, tra cui: miglioramento dei parametri ematici e del benessere fisico percepito. In aggiunta, è anche dimostrato come la pratica di questa disciplina porti allo sviluppo del corpo calloso, componente cerebrale presente nei mammiferi, composto da un fascio di assoni che interconnette i due emisferi cerebrali e che quindi favorisce e permette il trasferimento di informazioni tra i due emisferi e la loro coordinazione (Hölzel et al., 2011).
Altri effetti che possiamo osservare a livello cerebrale sono: l’incremento dell’attività del lobo prefrontale sinistro, la rimodulazione dell’attività dell’amigdala e la modulazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
La mindfulness è una modalità di prestare attenzione, in particolare ci si concentra sul qui ed ora detto anche hic et nunc. Lo spostamento dell’attenzione sul momento presente deve essere non giudicante, al fine di promuovere lo sviluppo di un atteggiamento di accettazione di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni (Hölzel et al., 2011).
Gli interventi terapeutici mindfulness-based hanno trovato espressione in diversi approcci metodologici in psicoterapia validati in ambito clinico, tra cui troviamo:
- Acceptance and commitment therapy (ACT)
- Mindfulness based stress reduction (MBSR)
- Dialetical behavior therapy (DBT)
- Mode deactivation therapy (MDT)
Un recente studio pubblicato a maggio 2019, si è proposto di esaminare il ruolo della mindfulness nell’attenuare i sintomi di paranoia negli studenti (Kingstone et al., 2019).
Il campione era composta da 68 soggetti, il disegno sperimentale utilizzato è quello longitudinale a singolo cieco, infatti gli studenti sono stati seguiti per una settimana.
A metà campione (34 soggetti) è stato fatto un training sulla mindfulness, mentre agli altri 34 soggetti è stato fatto un training sull’immaginazione visiva guidata; si tratta di una tecnica caratterizzata dal dirigere l’attenzione fuori dal momento presente (praticamente l’opposto della mindfulness) (Kingstone et al., 2019).
I livelli di paranoia sono stati misurati con la Paranoia and Depression Scale (PDS; Bodner & Mikulincer, 1998)
Da un punto di vista statistico, per verificare le differenze dei livelli di paranoia prima e dopo nei due gruppi, è stata eseguita una ANOVA a misure ripetute.
I risultati di questo studio mostrano che entrambi gli approcci hanno ridotto in maniera significativa i livelli di paranoia dei soggetti, tuttavia non si denota una differenza statisticamente significativa tra i due approcci terapeutici.
Per futuri studi i ricercatori si propongo di ripetere lo studio, questa volta confrontando mindfulness e psicoterapia placebo, cosi da verificare se ci sono risultati statisticamente significativi a favore dell’approccio mindfulness nel trattare i livelli di paranoia (Kingstone et al., 2019).