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Vaginismo: cause, caratteristiche e classificazione del disturbo

Esistono diverse definizioni di vaginismo ma tutte concordano nel riscontrare una paura della penetrazione e una contrazione muscolare a livello vaginale.

Di Giorgio Cornacchia

Pubblicato il 15 Lug. 2019

Il vaginismo è un disturbo sessuale che complessivamente interessa l’1-2% delle donne in età postpuberale, causa di dolore non solo fisico ma anche psicologico per molte donne.

Giorgio Cornacchia – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi, San Benedetto del Tronto

 

Il vaginismo si può considerare come una risposta condizionata, derivante dall’associazione tra attività sessuale e paura. E’ un problema grave per molte donne, che causa non solo dolore fisico ma anche psicologico. Secondo la dottoressa Graziottin (2005) definisce il vaginismo come

un disturbo sessuale caratterizzato da paura e angoscia della penetrazione, associate a variabile fobia del rapporto e a una contrazione muscolare riflessa, e quindi involontaria, dei muscoli che circondano la vagina.

Da questa definizione si evince chiaramente come nella genesi del disturbo generalmente non vengano considerate cause fisiche, e come siano ritenute preminenti le cause psicologiche: il dolore generalmente deriva dalla tentata penetrazione dell’orifizio vaginale che però risulta serrato. Sarebbe così la paura della penetrazione stessa a causare il vaginismo.

In letteratura si possono ritrovare diverse definizioni di questo quadro psicopatologico, ma in tutte si possono riscontrare la paura della penetrazione e la contrazione muscolare a livello vaginale, elementi che la distinguono fortemente dall’altro disturbo da dolore coitale quale è la Dispareunia. Questi due quadri sintomatologici si differenziano tra loro per un elemento centrale: la penetrazione. Nella Dispareunia, infatti, la penetrazione anche se non completa si verifica, mentre nel vaginismo questa non si ottiene mai.

Classificazione diagnostica e caratteristiche del vaginismo

Il DSM 5 (2014) inserisce il vaginismo all’interno della categoria inerente il “Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione” (F52.6). I criteri diagnostici per questo disturbo sono:

Persistenti o ricorrenti difficoltà con uno (o più) dei seguenti problemi:

  1. Penetrazione vaginale durante il rapporto.
  2. Marcato dolore vulvo-vaginale o pelvico durante il rapporto o i tentativi di penetrazione vaginale.
  3. Marcata paura o ansia per il dolore pelvico o vulvo-vaginale prima, durante o come risultato della penetrazione vaginale.
  4. Marcata tensione o contrazione dei muscoli del pavimento pelvico durante il tentativo di penetrazione vaginale.

I sintomi del Criterio A si sono protratti come minimo per circa 6 mesi.

I sintomi del Criterio A causano nell’individuo un disagio clinicamente significativo.

La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un disturbo mentale non sessuale o come conseguenza dì un grave disagio relazionale (per es. violenza del partner) o di altri significativi fattori stressanti e non è attribuibile agli effetti di una sostanza farmaco o di un’altra condizione medica.

Inoltre, bisogna specificare se il disturbo è permanente, riferito a quelle condizioni in cui esso si manifesta dal momento in cui l’individuo è diventato sessualmente attivo, o acquisito, caso in cui il disturbo si manifesta dopo un periodo di funzionamento sessuale relativamente normale. Altra importante specifica riguarda la gravità del disturbo, il quale è considerato lieve, moderato o grave in base al grado d’intensità e di frequenza di manifestazione dei sintomi del criterio A.

Per quanto riguarda la prevalenza, il vaginismo è un disturbo sessuale che complessivamente interessa l’1-2% delle donne in età postpuberale, anche se non sono disponibili dati epidemiologici precisi, ma ci si rifà ai dati relativi alle casistiche cliniche.

Il vaginismo si caratterizza per una contrazione del muscolo detto “elevatore dell’ano” (o pubococcigeo). L’attività di tale muscolo è sotto il controllo sia volontario che involontario, ma sono poche le donne che ne sono consapevoli. Questa sua caratteristica permette alla donna di contrarlo e rilasciarlo in vari momenti della giornata (come ad esempio durante la minzione), ed anche durante il coito: la donna può, infatti, rilassarlo per permette la penetrazione, o contrarlo ritmicamente durante la stessa per aumentare il piacere suo e del partner. Nelle vaginismiche ciò non avviene: il muscolo pubococcigeo è iperattivo, contratto eccessivamente e non risulta controllabile tramite la volontà individuale. È proprio per questo motivo che i soggetti in esame dichiarano di avere un vero e proprio “muro” a livello dell’introito vaginale, il quale non rende possibile la penetrazione.

Cause del vaginismo: fattori biologici e psichici

Alla base di questa iperattività muscolare e alla paura della penetrazione, si ritrovano cause differenti, che vanno dalla sfera biologica a quella psicologica e relazionale (Graziottin, 2005). Dati statistici affermano che ben nel 90% dei casi il vaginismo è riconducibile a fattori psicologici, come l’ansia, e che solo nel restante 10% si possano riscontrare cause biologiche.

In merito alle cause biologiche del quadro psicopatologico in esame, si è visto che per molti anni queste non sono state prese in esame con la giusta attenzione, in quanto ci si focalizzava maggiormente sulla componente psicologica. Graziottin (2004) afferma che:

l’aspetto biologico critico del vaginismo, critico perché più trascurato, è l’eccessiva attività del muscolo elevatore dell’ano.

Questa eccessiva attività può dipendere da fattori diversi: da uno stato di allarme generale in cui versa il soggetto in conseguenza a una propria fobia, da cause neurologiche riguardanti il muscolo stesso (come ad esempio nei casi di neurodistonia muscolare), o infine da dolore genitale, anale o vescicale vissuto dal soggetto sin dalla pubertà.

Oltre a questo stato di iperattività muscolare, si è riscontrato in alcune pazienti che l’impossibilità ad avere rapporti era dovuta a fattori anatomici: imene rigido e fibroso, agenesia vaginale (condizione medica nella quale la vagina non si è sviluppata completamente), possono portare all’insorgenza del vaginismo a seguito del dolore provato tutte le volte che la donna si è approcciata ad un rapporto sessuale (Leiblum & Rosen, 2004).

Per quanto riguarda le cause inerenti la sfera psichica, esse possono essere ricondotte a molteplici fattori personali, legati all’ambiente d’origine e alla coppia stessa. La letteratura illustra moltissimi casi di donne che, cresciute in ambienti e famiglie molto religiose, hanno ricevuto un’educazione rigida e ricchissima di tabù, soprattutto in ambito sessuale. Ciò, legato anche a una sopravvalutazione della verginità, ha favorito l’insorgenza del vaginismo. Molte donne vaginismiche hanno raccontato di provare grande timore nei confronti di tappe proprie della vita di ogni donna: deflorazione, gravidanza e parto suscitavano in loro paura, sfociando nella psicopatologia.

Spesso tale paura si è visto essere collegata non a esperienze dirette, personali, ma a racconti di terze persone: racconti di amiche o della madre stessa riguardo il primo rapporto, il dolore vissuto e la perdita di sangue seguita, possono condizionare l’individuo che non ha avuto ancora modo di vivere la propria sessualità, portandolo a sviluppare fobie e paure.

Il ruolo delle figure genitoriali non è riscontrabile solo nel caso di una educazione rigida, ma anche nel momento in cui questi non sono in grado di dare un’educazione adeguata in merito alla sessualità. Può capitare, infatti, che i genitori, anche per ignoranza, non siano capaci di riconoscere il momento giusto per educare la propria figlia alla sessualità: dare determinate informazioni a un soggetto non maturo, non pronto per maneggiarle, può portare confusione e paura per un mondo che ancora gli è lontano. In questi casi poi, le informazioni vengono date spesso in maniera distorta, non chiara e senza la terminologia adeguata, creando sentimenti di disagio e vergogna nel soggetto in via di sviluppo.

Rimanendo attenti al periodo della pubertà e dell’adolescenza, ci si deve soffermare anche sull’importanza delle mestruazioni e soprattutto su come queste vengono vissute dalla ragazza. Alcune vaginismiche affermano, infatti, di avere ricordi negativi in merito a ciò, di ricordare forti dolori, sentimenti di vergogna e commenti negativi. Ciò può portare a vivere negativamente quell’aspetto di sé, arrivando nei casi più gravi alla negazione della sessualità.

Ulteriori fattori legati alla sfera psichica che possono contribuire all’insorgenza del vaginismo possono essere una bassa autostima e un’ansia sociale, legata anche a episodi in cui si è stati presi ripetutamente in giro. Inoltre, in letteratura sono presenti numerosi dati che sottolineano come il vaginismo possa anche essere una diretta conseguenza di un abuso sessuale subito. Infatti, sono molte le donne con alle spalle vissuti di abuso che soffrono del disturbo in esame, anche se la violenza è stata solo tentata (Vancaille, Jarvis & O’brien-Tomko, 2012). La letteratura supporta ampiamente la teoria secondo la quale l’aver subìto un abuso sessuale possa influenzare negativamente la sessualità femminile. Le vittime di abuso sessuale infantile hanno spesso associazioni, flashback e ricordi collegati ad aspetti specifici dell’abuso e ciò si va a riflettere sia sulla risposta sessuale psicologica che fisiologica. Tutto ciò si ripercuote poi sull’intimità e sull’attività sessuale dell’individuo, le quali vengono vissute con sentimenti negativi e vengono evitate fino a giungere ai casi di disturbi della sessualità quali il vaginismo (Marendaz & Wood, 2005).

Non bisogna, infine, dimenticare la coppia: spesso, infatti, la “causa” del disturbo sessuale risiede proprio nelle dinamiche che si vengono a creare all’interno della coppia stessa. I conflitti irrisolti, ad esempio, rappresentano un elemento di rischio e predisponente il disturbo sessuale: questi, infatti, possono portare a un graduale rifiuto del partner, che aggravandosi sempre più, porta alla totale negazione della sessualità nella coppia. Oltre a questi conflitti, causati a volte anche da mancanza di dialogo, confronto e complicità, la letteratura fornisce interessanti dati i quali mostrano come il denunciato vaginismo di lei, mascheri una disfunzione di lui.

Spesso la coppia condivide una simmetrica paura rispetto alla penetrazione: lei ha paura di essere penetrata e lui ha paura inconsciamente di penetrare.

Si stima inoltre, che ben il 32% delle donne vaginismiche abbia un partner affetto da disfunzioni sessuali: disturbi del desiderio, disturbi dell’erezione, eiaculazione precoce, sono quelli che più spesso si riscontrano in queste coppie (Graziottin, 2005).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina Editore, 2014.
  • Graziottin, A. (2005). Il dolore segreto. Mondadori.
  • Liblum, S.R., Rosen, R.C. (2004). Principi e pratica di terapia sessuale. Roma: CIC Edizioni Internazionali.
  • Marendaz, L.A., Wood, K. (2005). The effects of childhood sexual abuse on female sexuality – a model of intervention. Paper presented at the Restoration for Victims of Crime Conference convened by the Australian Institute of Criminology in conjunction with Victims Referral and Assistance Service and held in Melbourne.
  • Vancaille, G., Jarvis, S.K., O’brien-Tomko, M. (2012).Vaginismus: current approach. O&G Magazine, 14, No 4.
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