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Il disturbo da uso di sostanze come disturbo dell’attaccamento

Le difficoltà di regolazione emotiva e nei rapporti personali tipiche di un attaccamento insicuro sembrerebbero implicate nel disturbo da uso di sostanze.

Di Giada Alberti

Pubblicato il 04 Lug. 2019

Studi recenti suggeriscono la presenza di un collegamento sostanziale tra l’organizzazione dell’ attaccamento in adolescenza e la salute mentale (Schindler et al., 2007; Schindler & Bröning, 2015) e che l’attaccamento tra il bambino e le sue figure di accudimento gioca un ruolo cruciale nello sviluppo sano. 

 

Studiando adolescenti gravemente disturbati si è riscontrato, in misura significativa, un tipo di attaccamento insicuro, con una prevalenza di stati della mente insicuri-irrisolti in gran parte di essi (Allen, Hauser & Borman-Spurrell, 1996; Wallis & Steele, 2001).

Per quanto riguarda le relazioni fra stili d’attaccamento adulto e psicopatologia, le ricerche hanno mostrato come l’attaccamento sicuro sia un importante fattore protettivo contro lo sviluppo dei disturbi mentali, mentre gli stili non sicuri siano associati al loro sviluppo (Rosenstein & Horowitz, 1996; Nakash-Eisikovits, Dutra & Westen, 2002).

Rispetto all’uso di sostanze, l’ attaccamento insicuro sembrerebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo in adolescenza di abuso e dipendenza da sostanze ed è stata sottolineata una generale connessione tra stile di attaccamento insicuro e problematiche di abuso di sostanze (Schindler et al., 2005; Kassel, Wardle & Roberts, 2007). Non solo gli abusi fisici, psicologici e sessuali, ma anche la trascuratezza, ha un impatto profondo e persistente su uno sviluppo cognitivo ed emotivo sano, predisponendo l’individuo allo sviluppo di disturbi da uso di sostanze (Trickett et al., 2009; Trickett, Kim & Prindle, 2011).

Disturbo da uso di sostanze e Attaccamento

Il disturbo da uso di sostanze come disturbo dell’ attaccamento risulta essere in relazione con due costrutti interdipendenti tra loro: la disregolazione emotiva e le difficoltà dei rapporti interpersonali.

La capacità di regolazione emotiva è un processo che si sviluppa nei primi anni di vita nella relazione con i caregiver e la sua assenza risulta essere un fattore estremamente rilevante nell’insorgere di diversi tipi di disturbi, tra cui anche l’ abuso di sostanze stupefacenti. Nel disturbo da uso di sostanze sembra avere un ruolo fondamentale la mancanza di consapevolezza delle proprie emozioni e, di conseguenza, una gestione inefficace di queste, che porta a sperimentare sostanze psicoattive per tentare di regolare gli stati affettivi o inibire le emozioni percepite come negative.

Studi recenti hanno evidenziato come le relazioni primarie incidano in modo significativo, seppur non determinante, sui disturbi dell’umore, sugli affetti negativi e sui comportamenti impulsivi, che sono tra i possibili fattori di rischio per l’insorgenza del disturbo da uso di sostanze (Windom, DuMont & Czaja, 2007; Caretti & La Barbera, 2010). I neonati che si relazionano con madri non responsive e non sensibili ai loro bisogni manifestano, a livello neurobiologico, un’elevata produzione di cortisolo, una maggiore sensibilità allo stress, decifit cognitivi e problemi socio emotivi (Bugental, Martorell & Barraza, 2003); i fattori precedentemente elencati determinano una certa vulnerabilità che può fare da base allo sviluppo successivo della dipendenza da sostanze (Duval et al., 2006).

Le esperienze di trascuratezza emotiva, proprie di un attaccamento insicuro e disorganizzato, dove non è presente la reciprocità emotiva, finiscono per compromettere nel corso dello sviluppo la capacità di identificare i propri stati emotivi (Schimmenti, 2008), impedendo una consapevole elaborazione delle esperienze e dei vissuti, oltre ad attuare modalità di scambio intersoggettivo disfunzionali. Ciò avviene poiché le competenze legate all’autoregolazione e alla regolazione interattiva degli affetti si sviluppano proprio nei primi anni di vita nella relazione tra il bambino e le sue figure di accudimento (Caretti, Capraro & Schimmenti, 2006).

I genitori capaci di sintonizzarsi emotivamente con il proprio figlio e che possiedono un’acuta sensibilità alle sue espressioni e manifestazioni emotive favoriscono nel bambino la capacità di regolazione emotiva. Attraverso la responsività del genitore il bambino impara a modulare ed a gestire le proprie emozioni e la competenza genitoriale di riuscire ad identificare correttamente le attivazioni fisiologiche del bambino e collegarle a specifici stati affettivi risulta essere fondamentale affinché il piccolo riesca ad integrare i processi affettivi e cognitivi (Fonagy & Target, 2001). Anche la capacità di regolazione affettiva nell’adolescente è strettamente legata alla competenza nel rispecchiamento degli stati emotivi che il caregiver è in grado di manifestare.

La dipendenza patologica, d’altronde, può nascere da qualsiasi esperienza la cui sensorialità abbia la funzione di alleviare il dolore, l’ansia e/o stati emotivi sgradevoli attraverso una diminuzione della coscienza o l’innalzalmento della soglia della sensibilità. Gli studi clinici di Khantzian (1993) suggeriscono che i problemi legati alla regolazione affettiva sono da ricondurre essenzialmente a relazioni disfunzionali nei primi anni di vita che provocano l’arresto dello sviluppo affettivo, che si manifesterà nell’arco della vita con la sensazione di non riuscire a controllare le proprie emozioni o con il non saperle affatto riconoscere.

Nello sviluppo sano è fondamentale che la figura di accudimento faccia attenzione alle emozioni del bambino e riesca a sintonizzarsi emotivamente con lui, poiché proprio questa sensibilità alla co-regolazione nella relazione diadica diventerà la base delle modalità di compartecipazione intersoggettiva degli stati affettivi che il bambino accrescerà nel corso del suo sviluppo e, dunque, uno dei più significativi fattori di protezione per l’insorgere dell’abuso di sostanze (Caretti, Capraro & Schimmenti, 2006).

Facendo ora riferimento alle difficoltà interpersonali si evince che l’ uso di sostanze che, all’inizio, nasce come modo che attua l’individuo per gestire le difficoltà nelle relazioni interpersonali, gradualmente compromette una capacità già molto fragile di stabilire sani legami di attaccamento; di conseguenza, le competenze sociali e le abilità interpersonali di chi soffre del disturbo con il tempo si affievoliscono e con l’intensificarsi della condotta dipendente diminuiscono sempre di più. Gestire le relazioni diviene sempre più difficile portando a fare sempre maggiore affidamento sulle sostanze e ad un deterioramento delle funzioni neuropsicologiche e rinforzando modelli di risposta dipendenti (ibidem).

Quanto affermato risulta essere significativo soprattutto per gli adolescenti che molto spesso fanno uso di sostanze psicoattive in quanto queste divengono un facilitatore sociale, che permette di sperimentare benessere, apertura nel gruppo dei pari e facilita la comunicazione e la condivisione di sentimenti ed esperienze, ma che a lungo andare porta a un deterioramento della capacità di instaurare relazioni significative e profonde (Schlaadt & Shannon, 1994).

In conclusione

La teoria dell’attaccamento sostiene che è biologicamente impossibile per gli esseri umani regolare completamente da soli i loro stati affettivi (Lewis, Amini & Lannon, 2000). Di conseguenza, risulta fondamentale per chi fa uso di sostanze apprendere altre modalità relazionali improntate sulla reciprocità e sviluppare la capacità di regolare in modo sano le proprie emozioni, abbandonando l’uso compensatorio di droghe per alleviare il senso di inadeguatezza e l’incapacità relazionale.

L’effetto delle sostanze psicoattive è dunque un ostacolo e un sostituto della relazione interpersonale, un modo per regolare gli affetti e il modo per non percepire l’incapacità di entrare in intimità (ibidem).

In sintesi, gli stili di attaccamento sicuro contribuiscono ad un sano sviluppo nella regolazione delle emozioni e nelle relazioni interpersonali, capacità fondamentali soprattutto in periodi di transazione, come l’adolescenza; gli studi attuali considerano la disregolazione emotiva e le difficoltà interpersonali come mediatori della relazione tra attaccamento insicuro e problemi con l’abuso di sostanze (Goldstein et al., 2018).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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