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Interazioni sociali reali e interazioni virtuali: quali preservano di più la nostra salute

Interazioni sociali reali: se confrontate con quelle virtuali, sembrano aiutarci di più nell'affrontare la sofferenza mentale e i sintomi del PTSD

Di Erica Benedetto

Pubblicato il 06 Dic. 2018

Aggiornato il 08 Mag. 2019 10:02

I contatti sociali reali sembrano esercitare il ruolo di fattori protettivi contro sintomi depressivi e da disturbo da stress post traumatico (PTSD). Non si può affermare lo stesso per i contatti virtuali, come suggerisce uno studio condotto su veterani di guerra, dai ricercatori della Science University e del Veterans Affairs Portland Health Care System.

 

I risultati di suddetto studio, infatti, evidenziano che è proprio il tempo passato fisicamente con amici e familiari a contribuire a ridurre effettivamente i sintomi depressivi e di PTSD nei soggetti. Le ricerche passate hanno mostrato che l’isolamento sociale è strettamente correlato a conseguenze negative sulla salute mentale. Infatti, è ormai chiaro che il supporto sociale sia un fattore precauzionale contro stressors che peggiorano il decorso di depressione, ansia o altri problemi emotivi. Al contrario, la letteratura non ha ancora indagato a pieno se la correlazione con il benessere psicologico si possa estendere anche alle interazioni virtuali sui social media.

Interazioni sociali: l’effetto sulla salute mentale

Proprio per approfondire questo tema, i ricercatori hanno distribuito un questionario online a 587 veterani di guerra statunitensi. I partecipanti sono stati recrutati tramite Facebook (questo fa dedurre che tutti i partecipanti allo studio possono considerarsi utenti Facebook). Nel questionario, i soggetti hanno specificato quanto spesso interagivano con familiari o amici tramite Facebook e quanto faccia-a-faccia. Ogni partecipante è stato, inoltre, esaminato per quanto riguarda le variabili di depressione maggiore, PTSD, abuso di alcol e rischio di suicidio. I risultati mettono in evidenza che i partecipanti con rapporti sociali reali un paio di volte a settimana, hanno ottenuto il 50% in meno nei punteggi per lo scoring di sintomi di depressione maggiore e PTSD rispetto ai partecipanti che non vedevano amici e familiari fisicamente.

I ricercatori dello studio, però, ci invitano ad essere cauti: questi risultati non possono provare una causalità diretta tra contatti sociali e miglioramento della salute mentale. Infatti, nonostante (in questo e in altri studi) si sia rilevata l’influenza delle relazioni sociali sulla salute mentale, è bene tenere in conto che tale correlazione potrebbe anche essere dovuta alle condizioni di salute mentale che, conseguentemente, conducono a un più profondo isolamento sociale e, quindi, a minore interazione faccia-a-faccia.

Interazioni sociali: non sono sostituibili da quelle virtuali

Diversamente, la frequenza delle interazioni virtuali su Facebook non sembra avere effetti sul rischio di depressione o PTSD. Infine, né le interazioni sociali reali né quelle virtuali sembrano essere correlate al rischio di incorrere in abuso di alcol o rischio suicidio per il gruppo dello studio. Inoltre, dallo studio è emerso che un utilizzo frequente di Facebook non porti gli utenti assidui ad ingaggiarsi in un minor numero di interazioni sociali faccia a faccia rispetto agli utenti occasionali. Ciò vuol dire che, i partecipanti che interagivano in maggior misura su Facebook, avevano anche rapporti sociali faccia a faccia più frequenti. Infine, questo studio vuole sottolineare che non è l’interazione sociale on-line (quindi via social media) ad avere benefici sul benessere mentale, quanto la rete sociale nella vita reale a rappresentare un fattore protettivo contro problemi psichiatrici. Prediligere rapporti sociali virtuali a discapito di un caffè, di un pranzo o di una giornata trascorsa a chiacchierare sul divano con familiari e amici potrebbe essere considerato un rischio specifico per la salute mentale dei veterani, i quali tendono ad avere tassi più alti di depressione e PTSD rispetto alla popolazione generale. I risultati dello studio possono essere utili in ambito clinico, per aiutare i professionisti a ricordare l’importanza dei contatti sociali faccia a faccia durate il trattamento dei pazienti.

I contatti sociali virtuali non sono, dunque, degni sostituiti di quelli che viviamo di persona. Le interazioni on-line, infatti, non sostituiscono il guardarsi negli occhi, le carezze, le grasse risate, i sorrisi di comprensione e, soprattutto, non ci permettono di ricevere un caldo e confortante abbraccio.

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