L’ omofobia interiorizzata può essere una determinante importante di condizioni psicopatologiche e la psicoterapia con i clienti omosessuali deve includere di routine l’assessment e il trattamento dell’ omofobia interiorizzata (Gonsiorek, 1982; Malyon, 1982; Montano, 2000; Stein & Cohen, 1984). Ciò è vero soprattutto per le persone omosessuali più giovani (ma non solo) che potrebbero avere bisogno di maggiore supporto nello sviluppo della loro identità gay o lesbica.
Una società eterosessista
“Ho tantissimi amici gay!”
“Oh, io li adoro!”
In molti avremo sentito o pronunciato questo tipo di frasi, apparentemente del tutto innocue e dal sapore “liberale” ma che in realtà palesano quanto ancora la nostra sia una società permeata da eterosessismo.
Un eterosessismo che viene appreso ed acquisito fin dalla nascita.
E’ infatti fin dalle prime fasi di vita e dunque ancor prima della scoperta della propria identità sessuale che ha luogo l’acquisizione, mutuata dall’ ambiente circostante ed interiorizzata, delle convinzioni di base riguardo al sesso, ai ruoli di genere e all’omosessualità. Allevare ed educare un bambino significa quasi sempre allevare quello che sarà nella prospettiva dei responsabili della sua formazione di base – genitori, parenti, scuola- un adulto eterosessuale.
Molto prima di avere una reale comprensione di cosa significhi essere omosessuale, i bambini hanno ricevuto un set d’informazioni eterosessiste che vengono codificate nella convinzione che essere gay o lesbica sia qualcosa di assolutamente sbagliato, innaturale e contrario alle norme del vivere comune (Antonella Montano 2010).
Questi atteggiamenti, pregiudizi e opinioni discriminatorie sugli omosessuali, a volte casuali ma comunque denigratori, basati su falsi stereotipi, usati in modo non del tutto consapevole o per scherzo, sono in grado di fissarsi nella mente di un bambino o adolescente come convinzioni di base (core beliefs), in una fase di crescita in cui l’individuo ricerca l’integrazione in un mondo regolato da molteplici dettami a cui conformarsi.
L’ omofobia e il pregiudizio anti-gay ostacolano e mettono in pericolo la formazione di un adolescente sano capace di costruirsi un’identità affermativa adulta.
In una società fortemente eterosissista è difficile riconoscere e sviluppare un positivo orientamento sessuale e poterlo svelare normalmente agli altri.
I gay e le lesbiche provano molto spesso sentimenti negativi verso loro stessi, una volta entrati in contatto con il loro essere omosessuale.
Questo perché hanno interiorizzato che l’eterosessualità equivale alla normalità e dunque il loro orientamento sessuale diverso dalla norma li pone nella condizione di sentirsi “sbagliati”.
Soprattutto per i soggetti che si trovano ai primi stadi del processo di formazione d’identità omosessuale, la percezione di un ambiente familiare e sociale repressivo può portare ad interiorizzare pensieri e sentimenti negativi nei confronti dell’omosessualità. Tali vissuti possono esprimersi sul piano psicologico attraverso la vergogna, il senso di colpa, la bassa autostima e la scarsa accettazione di sé.
L’ omofobia interiorizzata
L’ omofobia interiorizzata è dunque una componente importante nel disagio vissuto quotidianamente da gay e lesbiche e gioca un ruolo cruciale come fattore patogeno, essendo determinante nell’insorgenza di diversi disturbi emotivi. Essa può incidere sia sull’evoluzione delle malattie fisiche e mentali, che sulle scelte di prevenzione e cura (Montano, 2000; Williamson, 2000; McGregor et al., 2001).
L’ omofobia interiorizzata nelle persone gay e lesbiche può portare dunque ad alcuni problemi specifici come:
– elevata percezione dello stigma sociale;
– difficoltà nel fare coming out;
– credenza che l’omosessualità sia sbagliata, da rinnegare e nascondere;
– non accettazione della propria omosessualità perché causa di ansia, angoscia e tensione interiore, colpa e vergogna;
– non accettazione della propria sessualità che può portare a gravi disturbi sessuali;
– aumento della propria autoesclusione sociale;
– aumento di depressione e ansia;
– aumento di abuso di stupefacenti e alcol.
Ovviamente in tali dinamiche hanno una influenza rilevante anche le variabili psicologiche personali come la vulnerabilità ai condizionamenti familiari e ambientali e le strategie individuali messe in atto.
L’ omofobia interiorizzata può essere una determinante importante di condizioni psicopatologiche e la psicoterapia con i clienti omosessuali deve includere di routine l’assessment e il trattamento dell’ omofobia interiorizzata (Gonsiorek, 1982; Malyon, 1982; Montano, 2000; Stein & Cohen, 1984).
Ciò è vero soprattutto per le persone omosessuali più giovani (ma non solo) che potrebbero avere bisogno di maggiore supporto nello sviluppo della loro identità gay o lesbica.
Kahn (1991) sostiene che la risoluzione della formazione dell’identità omosessuale dipende dal superamento dell’ omofobia interiorizzata.
Shildo (1994) considera l’eliminazione dell’ omofobia interiorizzata come un importante obiettivo terapeutico e analizza le difficoltà nella concettualizzazione e misurazione di questa variabile. Inoltre, la riduzione dell’ omofobia interiorizzata può essere considerata un’importante misura del successo della terapia.
Come superare l’ omofobia interiorizzata
Per quanto riguarda il trattamento con clienti omosessuali, Sophie (1987) suggerisce delle strategie generali utili per affrontare e superare l’ omofobia interiorizzata. Ad esempio l’uso della ristrutturazione cognitiva, attraverso la quale il terapeuta può aiutare il cliente ad affrontare in modo positivo la sua difformità dai costrutti sociali dominanti, esplorando insieme tutti gli stereotipi e i falsi miti riferiti all’omosessualità (supportando la frequentazione di altri gay e lesbiche, intesa come ulteriore rinforzo al processo di ristrutturazione cognitiva).
E’ fondamentale inoltre promuovere un approccio neutrale all’identità omosessuale, inteso come apprendimento del fatto che essere gay o lesbiche è una delle possibilità date agli esseri umani, né preferibile né deprecabile rispetto all’essere eterosessuali.
Similmente, è utile lavorare sulla consapevolezza della propria identità sessuale, interpretata come modalità positiva per sentirsi parte di una comunità e non più individui isolati e oppressi (confrontarsi con altri gay e lesbiche rende il cliente meno vulnerabile e meno incline a sentirsi il solo a essere diverso e stigmatizzabile dalla società).
Il coming-out (dichiararsi apertamente, solo alla propria famiglia o all’intera cerchia delle conoscenze) è una strategia efficace per vincere l’ omofobia interiorizzata residua, un processo sicuramente difficile ma che una volta intrapreso rafforza l’autostima e fornisce lo stimolo per affrontare in modo costruttivo la rimodulazione della propria personalità.
In tale senso è importante promuovere l’abitudine all’omosessualità, cioè il raggiungimento della piena consapevolezza che l’omosessualità non è un fatto deprecabile o straordinario, ma solo uno dei modi di essere di una persona. L’orientamento sessuale infatti altro non è che una parte della nostra personalità che in alcun modo pregiudica il valore personale.
E’ solo attraverso il superamento delle assunzioni che fanno ritenere che l’omosessualità sia qualcosa di anormale e per questo censurabile, che i gay e le lesbiche possono dunque affrontare ed elaborare la loro omofobia interiorizzata.