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L’origine del complottismo: dalla landa delle ipotesi ragionevoli alle terre selvagge dei deliri

Il complotto è il rimedio che oppone la nostra mente all’inspiegabilità degli avvenimenti e del caso che cozza contro ogni razionale spiegazione.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 14 Apr. 2017

Aggiornato il 04 Set. 2023 10:53

Ancora una volta si parla e si paventa di complotti, si dubita di tutto e si immaginano burattinai, dalle scie chimiche alle torri gemelle, dai cassonetti che spariscono fino ai responsabili dell’attacco chimico in Siria. Perché lo facciamo? Forse perché la realtà ci sgomenta superando ogni giorno le più sfrenate fantasie dei complottisti. Non ci credete?

Articolo di Giovanni Maria Ruggiero pubblicato su Linkiesta il 08/04/2017

 

Prendiamo un altro complottismo di questi giorni, il caso degli hameriani, quelli che rinunciano alle cure mediche per il cancro e che aderiscono alle teorie di Ryke Geerd Hamer, il medico tedesco inventore della Nuova Medicina Germanica, la NMG. Si chiama proprio così: NMG; grottesco acronimo che è la controfigura degradata dei tanti acronimi che popolano il mondo della scienza moderna.

E questo non è ancora niente. La NMG è un incrocio di varie degradazioni. Degradazione della psicologia, poiché la NMG sostiene che le malattie, tutte, sono originate da esperienze traumatiche. Questi traumi determinerebbero conflitti psicologici che poi si trasmetterebbero nel corpo. Le cure mediche, in particolare la chemioterapia, sarebbero inutili se non dannose. Su questa teoria Hamer costruisce uno stravagante metodo terapeutico che pretende di curare i tumori con farmaci omeopatici e risolvendo i conflitti psicologici. Non basta. Egli fonda una vera setta di seguaci. E questi seguaci spesso sono medici che convincono molti sciagurati a non curarsi, condannandoli a morte. Di pochi giorni fa è la condanna della dottoressa Germana Durando che aveva convinto una paziente a curare un melanoma maligno con la NMG, risolvendo i suoi problemi affettivi con il suo ex fidanzato. Prima ancora c’erano stati i casi di Emanuela Bottaro e prima ancora di Cristian Trevisan e Anna Maria Tosin, tutti morti per le non cure della NMG.

E anche questo non è ancora nulla. La NMG aggiunge a queste bislacche teorie la componente del complotto. Hamer sostiene che le sue scoperte per la cura dei tumori sarebbero state messe sotto silenzio dal solito complotto mondiale ebraico. E anche questo non basta. Secondo Hamer, gli ebrei non solo gli avrebbero impedito di regalare la sua NMG all’umanità, ma si curerebbero –i furbi- di nascosto con la sua NMG. È  stupefacente come tutta questa storia sia così risaputa e al tempo stesso così imprevedibile. Alla caricatura della psicoanalisi e del naturismo, Hamer aggiunge una forma grottesca e balzana di razzismo, così bislacca da essere straniante, per poi concludersi nell’arcinoto complotto ebraico. Il finale rischia di essere comico, ma rimane solo disorientante.

Il complotto è il rimedio che oppone la nostra mente all’inspiegabilità degli avvenimenti, all’irrimediabile dominio del caso che cozza contro ogni ragionamento e contro ogni deduzione. Meglio sarebbe tacere, non pensare di fronte a tutto questo. Ma per noi umani questo è troppo duro. Spegnere la mente è difficile, tacitarla impossibile. Come un gruppo di vecchi zii indementiti e incapaci di stare zitti, così sono la nostra mente, la nostra ragione e il nostro intelletto, questa triade sopravvalutata e troppo spesso così inutilmente intelligente.

La capacità della nostra mente di immaginare scenari alternativi, di analizzare la realtà in concatenazioni logiche o con sfrenate fantasie è nata per darci un’altra possibilità che ci liberasse dalla schiavitù degli istinti. Però questa libertà ci ha illusi e viziati, ci ha illusi che potessimo esercitare questa libertà non solo verso gli istinti, ma anche verso la realtà esterna. Ma la realtà è un osso più duro degli istinti profondi. Non si lascia domare, la sua complessità è irraggiungibile. E davanti a questo fallimento come reagiamo? Male, invece di smettere e di tacere, invece di staccarci dal bancone alcolico dell’inutile moltiplicazione dei pensieri, pensiamo ancora di più, sconfinando dalla landa delle ipotesi ragionevoli per passare alle terre selvagge dei deliri. E immaginiamo complotti.

Poveri illusi che siamo, e povera illusa con noi la nostra povera mente. Non possiamo competere con la realtà, che supererà sempre le nostre immaginazioni più folli, i nostri complotti più stupefacenti. Non ci credete? La prova è proprio lo stesso Ryke Geerd Hamer, che per noi italiani è un vecchio amico che riemerge da un passato dimenticato. Lo abbiamo già incontrato in un altro mondo, e non lo ricordiamo. Egli non è solo l’inquietante inventore della NMG, ricercato e latitante in Norvegia perché incolpato nel suo paese e altrove della morte di tanti sciagurati  che gli hanno creduto. Lui è anche un altro. Sapete chi è costui?

Ryke Geerd Hamer è il padre di quel Dirk Hamer che alcuni o molti di noi ricordano, il giovane tedesco che nel 1978 morì in seguito alle ferite determinate dai colpi di fucile sparati dal principe Vittorio Emanuele di Savoia dal suo yacht verso la barca dell’imprenditore Nicky Pende. Il principe era ubriaco e furente perché gli ospiti di Pende sarebbero stati rei di avergli sottratto un gommone. Uno dei colpi di fucile penetrò nella stiva della barca di Pende e andò a colpire il giovane Hamer, che stava dormendo, alla gamba. Il ritardo dei soccorsi e l’elevata perdita di sangue mandarono la gamba in gangrena e uccisero il giovane dopo un’atroce agonia di quattro mesi, durante la quale aveva anche subito l’amputazione della gamba colpita.

C’era anche il padre su quella maledetta barca, c’era anche Ryke Geerd Hamer, anche lui ospite di Nicky Pende. Egli assistette all’agonia del figlio. In seguito Hamer padre si ammalò di tumore a un testicolo ma si salvò dopo che fu asportato chirurgicamente. Si salvò lui, ma non si salvò la sua mente, a quanto pare. Fu dopo quella operazione chirurgica che Hamer padre iniziò a elaborare la sua teoria, la sua NMG. La prima vittima fu sua moglie, la madre di Dirk. Ammalatasi di tumore, fu convinta dal marito a curarsi con la nascente NMG. Il resto lo sappiamo.

È evidente, o forse è solo plausibile, che Hamer padre sia impazzito di dolore dopo la tragedia del figlio e per dimenticare tutto si sia tuffato in questa vita matta di fondatore di una setta medica e sacerdotale, sorta di versione europea di Scientology. Inquietante che da quella morte non sia seguita nessuna redenzione, ma una scia di altri morti, sciagurati che si lasciano mangiare dal tumore invece che curarsi e salvarsi. Una storia di anti-salvazione, una inversione grottesca del cristianesimo. O forse anche questa è l’ennesima spiegazione che non sappiamo trattenerci dall’elaborare di fronte all’abisso dell’assurdità degli eventi.

Che questi hameriani siano legati a quel lontano fatto di cronaca degli anni ’70, che questi due eventi così strani e inspiegabili, la setta pseudo-medica dei nostri giorni e la morte accidentale, assurda e atroce di Dirk Hamer negli anni ’70, siano non solo due fatti già così eccentrici e macabri in sé ma siano anche legati tra loro in questa maniera così balzana e stravagante, è qualcosa che ci fa girare la testa e lascia la mente dispersa in un terrificante teatro dell’assurdo. Quale assurda e gratuita scia di morti è fiottata dal colpo di fucile del principe di Savoia? Se questa è la realtà, forse è meglio delirare, forse è meglio immaginare complotti. Magari qualcosa di risaputo, di già noto. E cosa c’è di più noto di un complotto ebraico?

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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