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Lo stress genitoriale e gli effetti sul bambino

La letteratura rileva che il puerperio può comportare alti livelli di stress che influiscono sull’assunzione del ruolo genitoriale e lo sviluppo del bambino

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 03 Giu. 2015

Marianna Palermo, OPEN SCHOOL Studi Cognitivi

 

La letteratura ha rilevato che il puerperio può comportare nei genitori alti livelli di stress che potrebbero compromettere l’assunzione del ruolo genitoriale e lo sviluppo del bambino (Abidin, 1995).

In alcune circostanze, una serie di fattori come le caratteristiche del bambino, il tipo di relazione madre-bambino o l’ansia associata al ruolo genitoriale possono determinare un aumento di stress. Alcuni bambini sono più semplici da gestire, altri più vivaci e iperattivi e ogni genitore dispone di esperienze e conoscenze sulla genitorialità diverse dagli altri. Per questo, le primipare generalmente soffrono di livelli di ansia e talvolta di depressione più elevati a causa della scarsa esperienza. Rassicurazioni, consigli, informazioni sul bambino e sulla sensibilità materna possono aumentare il senso di competenza personale e il livello di autostima dei neo-genitori e ridurre il livello di stress.

Una variabile che può generare un aumento eccessivo di stress è la presenza di problematiche nel bambino, ad esempio la presenza di ritardo mentale, disturbo della condotta, iperattività, disabilità, autismo, ecc. E’ stato dimostrato che anche un parto prematuro può comportare un aumento dei livelli di stress e può costituire un fattore di rischio per la relazione madre-bambino: gli eventuali problemi di salute del bambino possono rendere difficoltoso il riconoscimento da parte della neo-mamma dei segnali del piccolo (Abidin, 1995).

Tuttavia, anche nelle famiglie in cui apparentemente non sono presenti problematiche oggettive si possono riscontrare fragilità che si affiancano alle risorse e ai fattori protettivi di cui dispongono i neo-genitori (Bastianoni, Taurino, 2009). Elementi di fatica, stress o inadeguatezza possono ostacolare la funzione genitoriale anche in famiglie non a rischio. A questo proposito, Belsky (1984) ha proposto un modello processuale, secondo il quale i fattori che influiscono sul ruolo genitoriale sono la personalità dei genitori, le caratteristiche individuali del bambino e il contesto sociale e si evidenzia come gli aspetti di forza di un nucleo familiare siano spesso controbilanciati da fragilità e difficoltà.  Lo stress psicologico è il risultato di una continua interazione tra persona e ambiente (Lazarus, Folkman, 1984) e deriva dalla discrepanza percepita dal genitore tra le esigenze e i bisogni associati alla genitorialità e le risorse parentali di cui dispone (Essex, Klein, Cho, Kalin, 2002).

La ricerca ha individuato diversi predittori dello stress genitoriale. In uno studio condotto nel 2000 da Östberg e Hagekull è stato riscontrato che il 48% dello stress delle neo-mamme era spiegato dal temperamento del bambino, dal supporto sociale, dagli eventi stressanti della vita, dall’età della madre, dall’educazione, dal numero dei figli, dal carico del lavoro della madre. Altre ricerche hanno dimostrato come anche la personalità della madre, lo stress della gravidanza, l’esperienza del parto, lo stress del post-partum siano spesso associati allo stress genitoriale sia nei campioni clinici che in quelli di controllo (Buist, Janson, 2001; Coms-Orme e al., 2004).

Interessanti risultano le correlazioni tra lo stress genitoriale e la depressione post-partum. Soliday, McCluskey e ‘O Brien (1999) hanno somministrato a 51 madri e padri, un mese prima e un mese dopo il parto alcuni strumenti per valutare lo stress genitoriale, i sintomi depressivi, la relazione diadica, le strategie di coping e le reazioni emotive. I sintomi depressivi sono stati riscontrati in un quarto di madri e padri e lo stress genitoriale ne è risultato un buon predittore. Ha, Oh e Kim (1999) hanno verificato l’associazione tra la depressione e la qualità della relazione coniugale in uno studio su 150 soggetti di età compresa tra i 20 e i 60 anni. Lo stress genitoriale, l’insoddisfazione coniugale e il senso di incompetenza associato al ruolo genitoriale si sono rivelati predittori significativi dei sintomi depressivi.

La ricerca ha messo in evidenza gli effetti che lo stress genitoriale può avere sul bambino in termini di attaccamento e di adattamento. Jarvis e Creasey (1991) in un campione di 32 famiglie hanno riscontrato significative correlazioni tra lo stress esperito da padri e madri e l’attaccamento insicuro dei bambini all’età di 18 mesi. Risultati simili sono stati riportati da Hart (1985) in uno studio in cui le madri di bambini con attaccamento insicuro-evitante e insicuro ansioso-ambivalente risultavano affette da uno stress psicologico significativamente maggiore rispetto alle madri di bambini con attaccamento sicuro.

Herrick (2002) si è proposto di spiegare la relazione esistente tra stress genitoriale, depressione materna e attaccamento e in uno studio condotto su 65 madri di bambini di età compresa tra i 12 e i 36 mesi ha messo in evidenza che lo stile di attaccamento dei bambini può essere predetto dalla depressione materna, dalla qualità della relazione coniugale e dallo stress genitoriale.

La letteratura ha anche esaminato la relazione che intercorre tra lo stress genitoriale e l’adattamento comportamentale dei bambini. Abidin, Jenkins e McGaughey (1992) hanno analizzato questa correlazione in un campione di 100 madri euroamericane, di classe media, i cui figli avevano un’età compresa tra i 6 e i 12 mesi nella prima fase della ricerca. Essi sono stati nuovamente testati dopo 4 anni e mezzo. È stato dimostrato che i punteggi riportati dalle madri nelle scale del Life Stress, del Dominio del bambino e del Dominio del genitore del Parenting Stress Index erano predittori del successivo funzionamento dei bambini in relazione a disturbi della condotta, aggressività, disturbi dell’attenzione e ritiro sociale e tale correlazione è risultata più significativa nel caso dei maschi rispetto alle femmine. Costa e al. (2006) hanno analizzato anch’essi la relazione che intercorre tra i punteggi delle 3 sottoscale della forma breve del PSI (Distress genitoriale, Interazione genitore-bambino disfunzionale e Bambino difficile) e i comportamenti di internalizzazione e di esternalizzazione dei bambini. Nel campione composto da famiglie con bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni è stato riscontrato che lo stress relativo alla sottoscala Bambino Difficile era connesso ai problemi di internalizzazione e di esternalizzazione dei bambini, lo stress relativo alla scala Interazione genitore-bambino disfunzionale era connesso solo ai problemi di internalizzazione dei bambini mentre il Distress genitoriale non aveva alcuna relazione con l’adattamento.

Il Parenting Stress Index (Abidin, 1995) è lo strumento di valutazione adottato per misurare lo stress genitoriale. Si tratta di una tecnica di screening e di valutazione diagnostica che consente di rilevare il livello di stress presente nel sistema genitore-bambino e può essere utilizzato già nel primo mese dopo il parto. L’obiettivo è quello di individuare precocemente sistemi genitore-bambino disfunzionali in modo tale da poter intervenire tempestivamente, riducendo il livello di stress e i possibili disturbi emotivi e comportamentali dei bambini che ne possono derivare.

Il PSI consta di 2 versioni: una Forma estesa e una breve. Quest’ultima è stata standardizzata su genitori di bambini di età compresa tra 1 mese e 12 anni ed è costituita da 36 item mentre la Forma estesa ne contiene 120. Gli assunti di base sottolineano l’effetto additivo e la multidimensionalità dei fattori stressanti e per questo sono stati definiti 3 domini di fattori stressanti: le caratteristiche del bambino, del genitore e i fattori stressanti del contesto familiare.

L’interpretazione dei risultati della forma estesa consente di ottenere i punteggi relativi alle scale dello Stress Totale, del Dominio del genitore, del Dominio del bambino e del Life Stress, oltre alla misura della Risposta Difensiva. Il Dominio del bambino valuta il temperamento del bambino e la sua percezione da parte del genitore, in quanto esso può influire sulla relazione genitore-bambino. La scala si sofferma anche sulle caratteristiche del piccolo: ad esempio i bambini disabili o con ritardo mentale, iperattivi, con disturbi emotivi o di apprendimento possono aumentare il livello di stress genitoriale. Il Dominio del genitore, invece, si riferisce alla capacità della madre di percepirsi come un buon caregiver. La scala si sofferma sul senso di inadeguatezza del genitore, sulla presenza di depressione, sullo stato coniugale, sull’isolamento sociale, ecc. La scala del Life Stress si sofferma invece su eventi contingenti che possono contribuire allo stress genitoriale.

La forma breve del PSI deriva dalla forma estesa ed è il risultato di un’analisi fattoriale condotta da alcuni ricercatori (Castaldi, 1990; Saft, 1990; Solis, 1990). Le ricerche hanno dimostrato che era possibile ricavare una forma ridotta del PSI, selezionando solo gli item che saturavano in uno specifico fattore ed eliminando quelli che saturavano in più fattori. Sono stati individuati 36 item da ricondurre a 3 fattori: Distress genitoriale, Interazione genitore-bambino disfunzionale e Bambino difficile. Oltre ai punteggi delle 3 sottoscale, si calcolano anche quelli della Risposta Difensiva e della scala dello Stress Totale.

La scala del Distress genitoriale rileva il grado di ansia, di disagio e di frustrazioni che il genitore esperisce associato al ruolo genitoriale. La sottoscala dell’Interazione genitore-bambino disfunzionale invece, rileva i casi in cui il genitore sente che il bambino non si conforma alle aspettative e questo sentimento negativo viene proiettato sul piccolo. In molti casi il genitore si sente respinto ed estraneo al bambino e ciò non ha permesso l’instaurarsi di un rapporto adeguato tra i due partner. Infine, la sottoscala del Bambino Difficile valuta le caratteristiche del comportamento del bambino, il temperamento, i comportamenti di richiesta, ecc. Elevati punteggi in questa sottoscala possono essere dovuti a problemi di autoregolazione nel bambino e questo può dipendere dal temperamento del bambino o da cause di natura fisiologica. La scala della Risposta Difensiva valuta, invece, il grado di desiderabilità sociale del soggetto, ossia la tendenza a voler fornire un’immagine positiva di sé. Il PSI può essere uno strumento utile per definire degli interventi precoci, per fare diagnosi e per valutare l’efficacia di alcuni interventi (Abidin, 1995).

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Abidin, R. (1995). PSI: Parenting Stress Index (3rd ed). Odessa: Psychological Assessment Resources. Trad it. PSI: Parenting Stress Index. Giunti Organizzazioni Speciali, Firenze, 2008.
  • Bastianoni, P & Taurino, A. (2009). Famiglie e genitorialità oggi: Nuovi significati e prospettive (2nd ed). Milano: Unicopli.
  • Belsky, J. (1984). The determinants of parenting: a process model. Child Development, 55, 83-96.
  • Lazarus, R.S. & Folkman, S. (1984). Stress, appraisal and coping. New York: Springer.
  • Essex, M.J., Klein,. M.H., Cho, E. & Kalin, N.H. (2002). Maternal stress beginning in infancy may sensitize children to later stress exposure: effects on cortisol and behavior. Biological Psychiatry, 52, 776-784.
  • Östberg, M. & Hagekull, B. (2000). A structural modeling approach to the understanding of parenting stress. Journal of clinical Child Psychology, 29, 615-625.
  • Buist, A. & Janson, H. (2001). Childhood sexual abuse, parenting and postpartum depression, a 3 year follow up study. Child Abuse & Neglect, 25, 909-921.
  • Coms-Orme, T., Cain, D.S. & Wilson, E.E. (2004). Do maternal concerns at delivery predict parenting stress during infancy? Child Abuse & Neglect, 28, 377-392.
  • Soliday, E., McCluskey, F.K. & ‘O Brien, M. (1999). Postpartum affect and depressive symptoms in mothers and fathers. American Journal of Orthopsychiatry, 69 (1), 30-38.
  • Ha, E.H., Oh, K.J. & Kim, E.J. (1999). Depressive symptoms and family relationship of married women: focused on parenting stress and marital dissatisfaction. Korean Journal of Clinical Psychology, 18 (1), 79-93.  
  • Jarvis, P.A. & Creasey, G.L. (1991). Parental stress, coping and attachment in families with an 18-month-old infant. Infant Behavior and Development, 14, 383-395.
  • Hart, N.J. (1985). Family system influences on the quality of infant-mother attachment. University of Virginia, Charlottesville, VA.
  • Herrick, B. (2002). Maternal depression, relationship quality, perceived parenting stress and children’s security of attachment. Dissertation Abstract International: Section B: The Sciences and Engineering, 62 (9-B), 4253.
  • Abidin, R. R., Jenkins, C.L. & McGaughey, M.C. (1992). The relashionship of early family variables to children’s subsequent behavioural adjustment. Journal of Clinical Child Psychology, 21, 60-69.
  • Castaldi, J. (1990). The relationship of maternal defensiveness to reported levels of parenting stress. University of Virginia, Charlottesville, VA.
  • Saft, E.W. (1990). A factor analytic study of the Portuguese translation of the Parenting Stress Index. University of Virginia, Charlottesville, VA.
  • Solis, M. (1990). A cross-cultural comparison of patterns of stress. University of Virginia, Charlottesville, VA.
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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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