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La ricerca sugli interventi con familiari e pazienti con disturbi dell’alimentazione: Milano, 7 maggio 2015 – Report dall’evento

Presso l'Università degli Studi Bicocca, un evento per confrontarsi, assieme a grandi esperti, sulla ricerca in tema di interventi familiari per i DCA.

Di Sara Della Morte, Rosaria Nocita

Pubblicato il 17 Giu. 2015

Aggiornato il 16 Lug. 2019 12:51

 

La ricerca sugli interventi con familiari e pazienti con disturbi dell’alimentazione

Università degli Studi di Milano-Bicocca,7 Maggio 2015

con J. Treasure e con G. Lo Coco, C. Mazzeschi, S. Sassaroli

Pochi giorni fa si è tenuto a Milano, presso l’Università degli Studi Bicocca, un evento di grande interesse scientifico per illustrare lo stato dell’arte sulla ricerca nei Disturbi del Comportamento Alimentare.

Particolare rilievo è stato dato agli interventi con familiari e pazienti affetti da tali disturbi. Nel corso della giornata sono intervenuti alcuni dei più grandi esperti in materia di Disturbi del Comportamento Alimentare.

Sandra Sassaroli, direttrice della Scuola di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale Studi Cognitivi, è intervenuta mostrando quali siano le componenti cognitive che caratterizzano chi è affetto da Disturbi Alimentari (DA).

Le variabili principalmente coinvolte nella psicopatologie dei DA sono l’elevato perfezionismo, sotto-componente ‘timore di sbagliare’, e la ridotta autostima, intesa come ‘inadeguatezza’ riferita agli aspetti corporali. Questi pazienti utilizzano il rimuginio e la ruminazione come strategie di gestione delle emozioni problematiche: ansia, tristezza, rabbia.  Sul rimuginio i pazienti possiedono credenze positive e negative, che incidono sulla psicopatologia del DA.

A svolgere un ruolo determinante sembra essere l’incontrollabilità del pensiero e della vita, elemento meta-cognitivo cruciale per il mantenimento del disturbo. Infatti, il monitoraggio del peso, della forma corporea, dell’alimentazione serve per gestire l’incontrollabilità della vita, dal quale deriva una percezione di pseudo-controllo. Un ricerca condotta dal gruppo di Studi Cognitivi ha esaminato il ruolo del perfezionismo nello sviluppo dei DA, mediante modello statistico con criticismo e perfezionismo come predittori ed il DA come variabile dipendente.  È stato, così, dimostrato che il perfezionismo gioca un ruolo di mediatore tra il criticismo ed il disturbo alimentare. Altri fattori predittivi includono la rigidità del pensiero, la bassa autostima, lo stress e la disregolazione emotiva.

La parola è data poi a Janet Treasure, la quale parla del ruolo dei familiari dei pazienti con DA nel suo intervento intitolato Eating is a Family Affair.

Il ruolo dei familiari nei Disturbi del Comportamento Alimentare è fondamentale, tuttavia il modo in cui i familiari cercano di ridurre i sintomi potrebbe inavvertitamente giocare un ruolo nel mantenimento o nella legittimazione del problema (Treasure et al., 2008). Le famiglie hanno quindi bisogno di incrementare le proprie abilità così da poter modificare le proprie credenze.

L’individuo che è affetto da un disturbo alimentare presenta una compromissione di alcune funzioni quali la cognizione sociale, la regolazione emozionale, il processo decisionale, la flessibilità e la pianificazione manifestando comportamenti patologici associati, in particolare l’isolamento, problemi nella gestione delle emozioni negative, l’intolleranza all’incertezza, una rigidità globale e l’incapacità a scegliere strategie per raggiungere scopi generali.

Ai familiari è richiesto di diventare competenti nel fornire un supporto attraverso l’ascolto, sviluppare livelli di regolazione emozionale con un atteggiamento mentale sereno e compassionevole e di acquisire le abilità necessarie a comprendere gli altri, ad essere flessibili, a prendere decisioni e a pianificare tenendo in mente un progetto di vita e specifici valori.

I familiari sono quindi generalmente il supporto principale per i giovani che soffrono di un Disturbo Alimentare ma spesso corrono il rischio di mettere in atto modelli di comportamento non salutari che potrebbero mantenere ed aggravare i comportamenti alimentari patologici. È spesso necessario per i membri della famiglia cambiare alcuni aspetti dei propri schemi di interazione in risposta ai comportamenti alimentari problematici.

I comportamenti di chi è affetto da DA provocano nei familiari e nelle persone loro vicine, un corteo di reazioni istintive quali: rabbia, frustrazione, pianto, ansia o al contrario disinteresse e negazione del problema.

Queste reazioni sono state ben descritte attraverso delle metafore animali, alcune delle quali di seguito illustrate, che Janet Treasure ha elaborato con il suo team.

Il Canguro: troppa emozione e troppo controllo.

Metafora del Canguro - La ricerca sugli interventi con familiari e pazienti con disturbi dell’alimentazione - Report

Il Rinoceronte: troppo logico e poco caloroso.

Metafora del Rinoceronte - La ricerca sugli interventi con familiari e pazienti con disturbi dell’alimentazione - Report

Lo Struzzo: poca emozione e poco controllo.

Metafora dello struzzo - La ricerca sugli interventi con familiari e pazienti con disturbi dell’alimentazione - Report

È stata discussa, infine, un’applicazione clinica recente sulla famiglia di pazienti ospedalizzati: l’ECHO (Expert Carers Helping Others). Si tratta di un programma di auto-aiuto che fornisce ai genitori un manuale e un Dvd che mostrano loro le modalità di supporto e gestione dei figli con Anoressia Nervosa in corso di dimissione, includendo anche dieci sedute telefoniche di training. Ricerche che hanno confrontato l’efficacia del programma ECHO e quella di un trattamento standard Family Based Treatment (FBT) hanno dimostrato che il programma ECHO ottiene: maggiori benefici rispetto ai sintomi alimentari, all’autonomia e alla qualità di vista generale; recupero del peso corporeo più rapido; aumento progressivo del BMI anche dopo la dimissione; riduzione dello stress genitoriale; aumento dell’espressione dell’emotività in famiglia. Un trattamento combinato (ECHO e FBT), invece, si è dimostrato particolarmente efficace per pazienti più gravi, sia per il recupero del peso corporeo sia per ridurre gli atteggiamenti disfunzionali dei genitori.  Risulta, pertanto essenziale il coinvolgimento precoce della famiglia all’interno del trattamento di pazienti con DA.

Interviene dunque Claudia Mazzeschi, parlando di Obesità in età evolutiva e di come questa non sia una entità diagnostica definita, ma sia piuttosto caratterizzata da una eziologia multifattoriale (fattori organici, socio-ambientali, psicologici e psicosociali). Gli interventi di elezione sui pazienti obesi in età evolutiva sono quelli focalizzati su un approccio di tipo Collaborativo che coinvolge il nucleo familiare. I problemi che riguardano il coinvolgimento dei genitori in terapia sono essenzialmente due:

  • tendono a considerare il disturbo alimentare del figlio di natura esclusivamente biomedica;
  • considerano il disturbo alimentare un problema unicamente del figlio.

La dottoressa Mazzeschi ha presentato una ricerca che ha impiegato l’approccio collaborativo in fase di assessment, usando come strumenti di rilevazione questionari sel-report, colloqui, narrazioni e test proiettivi. Ha così evidenziato le caratteristiche delle famiglie di pazienti obesi: ridotto funzionamento familiare globale, bassa alleanza genitoriale, ruolo predittivo del BMI dei genitori, stile di attaccamento insicuro distanziante.

La parola è passata infine a Gianluca Lo Coco che ha esposto il suo intervento relativo a Stili di personalità e Disturbi Alimentari.

Il dottor Lo Coco ha illustrato recenti classificazioni di personalità in pazienti con DA. Wildes & Marcus (2013) ne distinguono tre tipologie: forme multi-impulsive di Bulimia Nervosa (BN), DA con o senza disregolazione emotiva, DA con Disturbo Ossessivo Compulsivo in comorbilità. Thompson-Brenner identifica tre tipologie di personalità nei DA: ipercontrollato, disregolato, ad alto funzionamento. Lo Coco ha presentato tre ricerche sul tema della personalità nei DA che hanno impiegato strumenti di valutazione differenti. Uno studio condotto mediante il Big Five-Questionnaire ha rilevato alti livelli di estroversione, aggressività, impulsività e ridotti livelli di coscienziosità in pazienti con Binge Eating Desorder (BED). Una ricerca che ha impiegato il Millon Clinical Multiaxial Inventory-III (Millon, 2006) ha rilevato personalità passivo-aggressive e depressive in soggetti con Anoressia Nervosa (AN), BN e BED; personalità dipendente in soggetti con BN e BED; tratti auto-aggressivi e con sottomissione interpersonale in soggetti con BED.  Infine, un’analisi condotta con il Depressive Experiences Questionnaire (Blatt, 1976) ha messo in luce maggiori livelli di depressione in pazienti con AN, BN, BED, OBESI rispetto ad un campione di controllo; depressione come fattore predittivo del BED; auto-criticismo come predittore della qualità di vita, della regolazione emotiva e dell’autostima in pazienti con BED.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Report dal Congresso ICED 2015: International Conference on Eating Disorders – Boston, 23-25 Aprile 2015

BIBLIOGRAFIA:

 

 

 

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