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Semeiotica del disturbo del Sogno – Piano del sogno Pt. 4

Quali stati mentali orbitano intorno all’attaccamento rigido a un sogno. Stati transitori che assumono colori diversi in relazione al periodo della vita...

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 11 Mar. 2014

 

 

PIANO DEL SOGNO PT. 4

Semeiotica del disturbo del sogno

 

MONOGRAFIA PIANO DEL SOGNO

Piano del sogno 4. - Immagine: ©-Serg-Nvns-Fotolia.comResta infine da delineare quali sono gli stati mentali che orbitano intorno all’attaccamento rigido a un sogno. Questi possono essere considerati degli stati transitori che assumono coloriture differenti in relazione al periodo di vita o talvolta anche al momento della giornata.

Hanno una durata variabile e un grado di oscillazione verso poli estremi che supera la consueta soglia delle fluttuazioni quotidiane.

Ansia e stress: si tratta dell’emozione dominante nel momento in cui il sogno viene attivamente perseguito. Forse con maggior accuratezza si dovrebbe definire come uno stato di tensione generale che ciascuno sperimenta quando è in corso una lotta continua. In sintesi, la persona può incedere nella vita sotto la pressione dei propri sogni divenuti nel tempo veri e propri obblighi necessari per ciò che rappresentano in termini di valore personale.

Rabbia: una delle possibili reazioni alle frustrazioni che si incontrano nel percorso tra lo stato attuale e il proprio sogno. Si tratta della rabbia tesa e recriminatoria che proviamo a fronte di una percezione di ingiustizia subita. Il mondo non ci riconosce qualcosa che in qualche modo pretendiamo (il sogno) o come risarcimento per i passati dolori o come ricompensa per le enormi fatiche profuse.

Depressione colposa: una possibile diversa reazione alle frustrazioni poggiata su una tendenza all’autocritica e all’autosvalutazione per aver commesso errori e più in generale non aver fatto abbastanza. La propensione alla rabbia o alla depressione è determinata da stili di risposta cognitiva e comportamentale personale, spesso oscillano entrambe o l’una può essere attivata per ridimensionare l’altra. Questo tipo di depressione è tinta di colpa, la persona si attribuisce la responsabilità del danno che ha arrecato a sé stessa e al proprio sogno. In una certa misura, condivide con altre risposte alla frustrazione, il mancato riconoscimento dei vincoli oggettivi e insuperabili che il confronto con la realtà inevitabilmente ci pone. È una questione di capacità personali (una fallacia per cui se faccio bene allora riesco).

Depressione malinconica: forse non è il termine più adatto ma esiste anche un secondo tipo di depressione che emerge nel momento in cui ci accorgiamo che il sogno, quando viene parzialmente o totalmente realizzato, non ci offre la soddisfazione che ci aspettavamo. Si tratta di una sorta di perdita di senso da raggiungimento del proprio scopo. La realtà ci pone innanzi l’altra faccia della medaglia: era davvero così importante? Era davvero ciò che volevo? Come mai ho tutto e non sono felice? Certo, non è assolutamente detto che questo sia l’esito del successo, ma diviene più probabile per coloro i quali l’attaccamento al sogno è stato poco esplorato nelle sue implicazioni rispetto a gusti e piaceri personali.

Depressione angosciosa: difficile definire la condizione emotiva che sorge quando il sogno è irrimediabilmente e definitivamente perso. Presumibilmente, come innanzi a un lutto, si susseguono molteplici fasi, a volte semplici versioni intense di quelle precedentemente descritte. Di fatto più siamo stati attaccati e abbiamo dedicato risorse e investimenti a quell’ideale, più ci sentiamo vuoti (senza il mio sogno sono perso, niente ha più senso e io non sono nessuno). Certo questo stato può spingere a quelle ruminazioni dai mille ‘perché?’ e al ritiro dalla vita sociale. Quando ha esito fausto diviene lo stato di passaggio verso una maggior consapevolezza (o dolorosa saggezza) e guida verso l’esplorazione di nuove opportunità.

PIANO DEL SOGNO: PARTE 1 – PARTE 2 – PARTE 3

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BIBLIOGRAFIA:

 

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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